CI VUOLE UN PO' DI BUON SENSO

Comunicato n. 67/18

Nazionale -

 

QUANDO SI PERDONO LE ORE ECCEDENTI MATURATE

La procedura SAP, superato il 4° mese, azzera le ore maturate in più. Una regola che può andare bene in via generale, ma che diventa penalizzante nel caso di lavoratori costretti a prolungate assenze dal servizio. La procedura non ammette eccezioni e interviene tagliando le ore in più.

In questi casi sarebbe sufficiente un semplice congelamento delle ore maturate, da sbloccare al ritorno in servizio del lavoratore. Invece si è costretti a chiedere al dirigente “il favore” di ripristinare le ore perse e il tutto è rimesso al “buon cuore” del dirigente di turno. Non ci sembra la soluzione migliore. Possiamo sperare in un intervento della struttura centrale che preveda in tali casi il congelamento e il successivo sblocco delle ore eccedenti accumulate dai dipendenti? Mettiamoci un po’ di buon senso.

 

BUONI PASTO, INTERVENIRE SU TUTTO IL TERRITORIO

Abbiamo letto il messaggio Hermes N. 3187 del 21 agosto scorso, con il quale l’amministrazione rinvia al 31 dicembre il termine per la restituzione della card QUI! GROUP in uso ai lavoratori della direzione generale, in attesa di disposizioni da parte di Consip.

Il rinvio, da solo, non basta, come non è sufficiente interessarsi delle problematiche legate ai lotti 1 e 3, oggetto di risoluzione del contratto con QUI! GROUP da parte di Consip per inadempienza contrattuale, quando ci sono altri lotti per i quali di recente è stato assegnato proprio alla QUI! GROUP il servizio di fornitura di buoni pasto. Una storia che ha dell’incredibile: si continuano a sottoscrivere contratti con una società che ha dato prova d’inadempienze contrattuali. Ma un’occhiatina a come funziona Consip gliela vogliamo dare o no? Che fa l’ANAC di Cantone?

A nostro parere vanno risolti tutti i contratti con QUI! GROUP e con altre società che dovessero risultare inaffidabili, rimborsando i lavoratori per il danno subito. Con il prossimo contratto collettivo il valore del buono pasto a nostro avviso dovrebbe finire nello stipendio come voce non tassabile. Ci aspettiamo da parte dell’amministrazione centrale dell’Istituto una maggiore attenzione su tale problematica, perché non è accettabile che ci siano intere regioni nelle quali i lavoratori non possono spendere il proprio buono pasto, con danni che non possono essere limitati al valore dei 7 euro del ticket. Altre amministrazioni pubbliche come il Ministero della Giustizie e il Comune di Roma si stanno interessando fattivamente del problema, lo faccia anche l’INPS. Un altro caso in cui un po’ di buon senso aiuterebbe.