UN DOCUMENTO INATTENDIBILE

Cominicato n. 32/08

Roma -

 

 

 

Nel “Libro Verde” diffuso dal Ministero del Lavoro alla fine dello scorso mese di luglio vengono fissate tecnicamente le politiche che il governo intende perseguire in materia di mercato del lavoro, previdenza e sanità.

Si tratta di 22 pagine molto dettagliate, corredate da tutta una serie di tabelle e di statistiche, che tuttavia muovono da assunti inattendibili. Proviamo a capirne il perché.

La spesa sociale del Paese sarebbe innanzi tutto “manifestamente squilibrata in favore della spesa pensionistica” e appare superiore alla media UE di almeno 3 punti e mezzo.

In realtà così non è. In primo luogo, perché viene ogni volta considerata la spesa totale (compresi gli interventi assistenziali) dell’INPS, anziché quella delle pensioni pubbliche in senso stretto. In secondo luogo, perché sulla spesa pensionistica gravano in misura considerevole i passivi derivanti dai pensionamenti anticipati, da tempo utilizzati come ammortizzatori sociali. In terzo luogo, perché le nostre pensioni figurano, rispetto ad altri Paesi europei, sempre come voce di spesa al lordo dell’imposta sui redditi.

L’uso improprio dei dati snocciolati nel già citato “Libro Verde” porta inevitabilmente a reiterare proposte ormai vetuste come: la riformulazione (leggi appesantimento) dei coefficienti già ritenuti insufficienti previsti dalla legge Dini, il probabile innalzamento dell’età minima pensionabile e la capillare diffusione della previdenza complementare.

Per “rinnovare il clima di fiducia e complicità tra capitale e lavoro” il documento poi non riesce, di fatto, a proporre nulla di nuovo. L’unica ricetta perseguibile sembra essere quella della “deregulation” in senso stretto ovvero insistere su una flessibilità sempre maggiore, aggiungendo alla responsabilità del lavoratore il criterio della cosiddetta “attivazione personale”. Con tutto quel che ne consegue.

In questo modo infatti in Germania è aumentata in maniera esponenziale la precarietà, con l’unico risultato tangibile di tenere bassi i salari e limitare i consumi delle famiglie. Una crisi perpetua. Con buona pace del clima di “fiducia e complicità”.

Per quanto concerne infine la sanità, il documento in questione sembra completamente e colpevolmente disinteressarsi di quella che oggi viene unanimemente considerata una priorità: gli incidenti sul lavoro. Non ci sono parole. Tale svista si commenta da sola.

Un’ultima doverosa considerazione. Prima di formulare e assumere proposte che, molto probabilmente, varranno per l’intera legislatura, il governo farebbe bene a interrogarsi sulle cause globali che hanno generato i problemi dei quali così diffusamente si tratta nel “Libro Verde”. Che resterà un documento inattendibile, se continuerà ad ignorare il dato essenziale: l’enorme disuguaglianza di reddito e di ricchezza esistenti nel Paese.

    

 

Coordinamento regionale RdB-CUB INPS Lazio