FONDI INCENTIVANTI - LE BUGIE HANNO SEMPRE LE GAMBE CORTE

GRAZIE AL GOVERNO DI “PAPI SILVIO” E A CISL-UIL-UGL

Nazionale -

 

Finalmente, purtroppo, arriva la chiarezza.

 

I soldi che, secondo CISL,UIL e UGL dovevano essere restituiti in toto ai fondi incentivanti non ci sono e quello che potrà essere recuperato è solo una  “PARTE” delle risorse prelevate dalla tasche dei lavoratori dal Governo di “Papi Silvio”, in collaborazione con le citate OO.SS..

 

Questa è purtroppo la  pura e semplice verità emersa dall’incontro di ieri tra l’Amministrazione e le OO.SS.; incontro durante il quale ha trovato conferma quanto sostenuto dalla RdB-CUB e, al contrario, sono state smentite clamorosamente tutte le rassicurazioni sparse a piene mani fino a ieri.

 

Nei mesi passati la RdB-CUB aveva spiegato che, stante le disposizioni di legge, la restituzione delle risorse sarebbe potuta avvenire solo con l’adozione di un provvedimento congiunto tra il ministro Brunetta ed il ministro Tremonti con il quale,  verificati i saldi di bilancio predisposti in finanziaria, si sarebbero potuti restituire gli eventuali ulteriori risparmi  stabilendo sia l’ammontare delle risorse, sia i nuovi criteri di attribuzione individuale dell’incentivo.

 

Per quanto riguarda i criteri è ormai noto a tutti quanto previsto nel recente decreto approvato dal Consiglio dei ministri, ovvero l’individuazione di tre fasce di merito  che comporterà la totale esclusione dai compensi per una consistente quota di dipendenti pari al 25% del personale (circa 1800  colleghi nell’INPDAP).

Invece, per quanto attiene alle risorse, l’Amministrazione ha confermato che, ai sensi di quanto stabilito dalla L. 33/2009 Art. 7 ter (maxi emendamento alla finanziaria), la procedura di restituzione delle risorse prevede, come diceva la RdB-CUB, l’adozione entro il mese di giugno di due DPCM.

Con il primo DPCM, in via di definizione, relativo alla disapplicazione dell’Art.18 che rimane anche per il futuro,  una volta confermati i saldi di bilancio previsti verrà restituita la differenza tra il taglio preventivato pari a circa 150 milioni di euro tra INPS, INPDAP, INAIL e IPSEMA ed il taglio effettivamente realizzato pari a circa 300 milioni di euro, (vedi scheda tecnica).

 

Di fatto gli Enti dovranno ripartirsi tra loro la differenza tra queste due voci, pari circa 171 milioni.

L’incontro tra i responsabili del personale dei vari enti di qualche giorno fa  ha stabilito che la ripartizione avverrà con quote percentuali pari all’incidenza dei rispettivi tagli;  il 76,32% all’INPS, il 20,24% all’INPDAP, il 3,27% all’INAIL e la parte restante 0,17% all’IPSEMA.

 

Tradotto in cifre, l’INPDAP  potrà recuperare circa  23 milioni di euro contro i circa 35 legati all’Art.18 previsti nel Fondo 2004, per un saldo negativo di oltre 12 milioni di euro che aumentano a 18 se si prende a riferimento lo stanziamento di 41 milioni dell’Art.18 previsto per il Fondo 2008.

Alla perdita degli oltre 12 milioni di euro si devono però aggiungere le risorse sottratte con l’ulteriore taglio del 10% delle risorse dei fondi certificati al 2004, ovvero altri 9 milioni di euro.

Anche per la restituzione di tali risorse si dovrà aspettare la verifica  semestrale del bilancio della finanziaria  e l’eventuale indispensabile adozione di un ulteriore DPCM di cui ancora non si ha notizia.

 

Ricapitolando, gli accordi firmati da CISL,UIL e UGL hanno comportato per l’INPDAP la perdita di oltre 21 milioni di euro, solo per il fondo dei dipendenti delle aree, a cui si devono aggiungere le risorse tagliate ai professionisti, alla dirigenza ed ai ruoli esaurimento, e l’introduzione di criteri che vedranno comunque l’esclusione  di oltre 1800  colleghi da qualsiasi compenso, il famoso 25% dei  fannulloni.

 

Vista la prossimità della scadenza elettorale, siamo certi che il Governo di “Papi Silvio”, non vorrà rischiare di perdere il totale consenso dei dipendenti pubblici e delle loro famiglie, gettando per altro sulla graticola CISL,UIL e UGL che avranno molto da spiegare ai lavoratori su quanto sottoscritto e sulle vuote rassicurazioni profuse in questi mesi.

In prima battuta si procederà quindi con la parziale restituzione delle risorse, così come descritto, facendo slittare di qualche giorno o mese (certamente dopo le elezioni) la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dei nuovi criteri di esclusione dai compensi, procedendo nell’attacco  contro  i dipendenti pubblici con  la cosiddetta pratica del carciofo, una foglia alla volta.

Seguiranno infatti l’innalzamento dell’età pensionabile per le donne, la riforma dei coefficienti di trasformazione delle pensioni per tutti, un’ulteriore spinta alla cessione del TFR verso i Fondi Pensione gestiti dalle OO.SS., che diventeranno indispensabili anche perché il calcolo delle pensioni, ma anche quello delle liquidazioni, subiranno pesantissimi ridimensionamenti dovendo scontare i tagli relativi al trattamento accessorio, sia per gli iscritti INPS che per quelli INPDAP.

 

Già immaginiamo le reazioni ed i commenti che accompagnano ormai da anni l’arretramento dei lavoratori sia sul piano salariale che su quello dei diritti.

Si dirà che solo grazie alla grande responsabilità di chi firma gli accordi si è riusciti a limitare i danni che sarebbero stati ben più pesanti, confermando la tesi del carciofo che da anni si sta praticando sulle spalle dei lavoratori in favore di banche, speculatori, evasori fiscali, caste di vario genere con stipendi da milioni di euro l’anno, ed un non disinteressato ruolo delle stesse OO.SS. che aprono nuovi uffici per l’utilizzo del lavoro interinale, siedono nei consigli di amministrazione dei Fondi pensione e si stanno attrezzando per chiudere i giochi con la costituzione degli Enti Bilaterali, che gestiranno le risorse relative a  formazione, cassa integrazione,  contratti di lavoro per i cosiddetti lavoratori flessibili (vedi proposte Ichino e Boeri).