MA CHE "GOLPE" ABBIAMO NOI…

Comunicato n. 52/09

Nazionale -

 

Un Presidente del Consiglio che teorizza la politica del cucù, ovvero della goliardia istituzionale, oppure apostrofa come “coglioni” gli elettori che votano per lo schieramento politico opposto al suo. Un ministro che fomenta l’odio razziale e minaccia l’uso delle armi contro ipotetiche manifestazioni di piazza della sinistra. Dell’ultima ora l’intervento di un altro ministro che denuncia il tentativo di un “colpo di stato” ad opera di élites della sinistra che definisce “per male”, espressione della rendita parassitaria, burocratica, finanziaria, editoriale, contrapposte alla sinistra “per bene”. Alla sinistra cosiddetta per male augura, senza alcuna parafrasi, di andare a morire ammazzata. E’ probabile che il ministro abbia, tra le altre cose, il dente avvelenato con un noto settimanale che, di recente, ha messo in dubbio i dati relativi alla sua crociata contro l’assenteismo nel pubblico impiego.

 

La sinistra, per bene o per male che sia, in ogni caso reagisce timidamente o ironicamente al brutale attacco del ministro, riuscendo ancora una volta a dividersi al proprio interno attraverso i soliti distinguo. Perché non si chiede al ministro cosa ne pensa dell’operazione di rientro dei capitali esportati illegalmente, con buona pace dei lavoratori dipendenti che le tasse le hanno sempre pagate per intero, e tra questi tanti del pubblico impiego così invisi al ministro, finendo per risultare addirittura più ricchi dei lavoratori autonomi o titolari d’impresa?

 

Il linguaggio volgare e violento è entrato ormai pienamente nel lessico di una politica che rincorre espressioni ed atteggiamenti che ritiene maggiormente popolari, invece di svolgere una funzione di guida ed esempio. Si solleticano gli istinti più bassi alla ricerca di facili ed immediati consensi.

 

I toni accesi servono tuttavia a sollevare il polverone mediatico e a nascondere i veri problemi. Che si stia affermando nel Paese una democrazia sempre più autoritaria è sotto gli occhi di tutti. Ogni critica all’operato del Presidente del Consiglio o alle scelte del governo è considerata lesa maestà dall’attuale maggioranza politica, che grida al complotto o, come in questo caso, al golpe, ogni volta che il governo è in difficoltà o siano in corso indagini della magistratura che interessino il capo dell’esecutivo. La consegna di alcune abitazioni ai terremotati d’Abruzzo, tra l’altro costruite dalla provincia di Trento e dalla Croce Rossa al di fuori del piano governativo, diventa così un omaggio solenne al Presidente del Consiglio con una diretta televisiva che oscura qualunque possibilità di informazione diversa da quella imposta dal governo.

 

Nel frattempo la crisi, quella vera, produce centinaia di migliaia di disoccupati soprattutto tra i cosiddetti atipici, che sarebbe meglio chiamare lavoratori precari e sfruttati. Chiudono centinaia di aziende. Migliaia di precari sono espulsi dalla scuola. Si minacciano nuovi interventi sulla previdenza. Si ipotizza il ritorno alle gabbie salariali. Si peggiora il modello contrattuale. Nel pubblico impiego si bloccano le assunzioni e le stabilizzazioni dei precari, determinando anche il blocco temporaneo degli sviluppi professionali da un’area all’altra. Calano gli organici ed aumentano notevolmente i carichi di lavoro.

 

Ci sarebbe bisogno di una grande mobilitazione generale, per un riscatto morale del Paese e per una diversa politica sociale e del lavoro. I sindacati concertativi e complici sono invece impegnati da tempo ad accreditarsi come interlocutori privilegiati del governo e di Confindustria. La Cisl è ormai diventata l’organizzazione sindacale di riferimento dell’esecutivo.

 

Ci pensa ancora una volta il sindacalismo di base a tenere alta la bandiera della mobilitazione contro chi vuole scaricare il peso di una  crisi sistemica sulle spalle dei lavoratori. L’ottimismo sparso a piene mani dal governo mira a nascondere una realtà drammatica, con cui molte famiglie stanno facendo i conti. I sindacati di base chiamano i lavoratori a scioperare unitariamente su una piattaforma che rappresenti il manifesto del nuovo movimento dei lavoratori.

 

Negli anni ’80 nani e ballerine facevano da contorno ai partiti di governo, oggi hanno preso il potere e governano il Paese al seguito del proprietario del circo.

 

Non protestiamo nei salotti televisivi. Portiamo la rabbia in piazza.

 

 

23 OTTOBRE 2009

SCIOPERO GENERALE