SCIOPERO GENERALE DEL 6 SETTEMBRE, ALL'INPS UNA GRANDE PARTECIPAZIONE

Comunicato n. 48/11 (I/II)

Nazionale -

 

I dati, non ancora definitivi, forniti ieri pomeriggio dall’ufficio relazioni sindacali, indicano in 7.594 i lavoratori dell’INPS che hanno partecipato ieri allo sciopero generale indetto da USB e CGIL, con una percentuale rapportata alla presenza pari al 36,95%. Il 15 luglio, in piena estate, quando a scioperare era stata solo l’USB, avevano aderito alla protesta 4.646 lavoratori. Un risultato molto positivo, che sarà sicuramente incrementato una volta che si conosceranno i dati definitivi.

Molto alta l’adesione nel centro-nord: LOMBARDIA 44,90 – PIEMONTE 56,31 – TRENTINO ALTO ADEGE 40,23 – FRIULI VENEZIA GIULIA 43,63 – VENETO 46,46 – VALLE D’AOSTA 63,74 – LIGURIA 49,81 – EMILIA ROMAGNA 57,27 – TOSCANA 51,29 – LAZIO 32,80.

Significativa l’adesione anche nelle regioni del centro-sud, dove notoriamente le percentuali sono molto basse: UMBRIA 31,49 – ABRUZZO 31,40 – CAMPANIA 22,06 – BASILICATA 27,99 – CALABRIA 26,17 – PUGLIA 26,17.

Nelle isole, si conferma il dato di una grande partecipazione in SARDEGNA 46,58 – mentre cresce in modo significativo l’adesione in SICILIA 23,07. Delude la DIREZIONE GENERALE con il 18,63, ma è un dato molto parziale. I numeri delle MARCHE e del MOLISE non sono stati ancora comunicati.

Diverse sedi sono rimaste chiuse al pubblico, tra queste: tutte le sedi di Milano, Lodi, Vicenza, Bologna e Napoli. Tantissime le sedi che hanno funzionato parzialmente.

Fin qui le aride cifre. Ma la giornata di ieri non può essere raccontata soltanto con numeri e percentuali, pur consistenti e diversi da quelli forniti dal ministero presieduto da Brunetta. Nel corteo romano del sindacalismo di base, così come in quelli delle altre città, come, ad esempio, Milano e Bologna, oltre ai lavoratori pubblici e privati organizzati con l’USB e con le altre organizzazioni di base che hanno costruito la giornata di protesta, c’era una parte molto combattiva espressione dei movimenti di lotta cittadini, di quel sindacato metropolitano che diventa ogni giorno di più espressione concreta e visibile di un diverso modo di organizzare le lotte. A Roma molto numerosa la presenza delle lavoratrici dei nidi, dove è in corso una dura vertenza per la difesa del posto di lavoro e dei servizi.

Arrivato in Piazza Navona, il corteo romano non si è sciolto ma sono state montate tende e gazebo per continuare a presidiare la piazza di fronte al Senato, dove è in corso la discussione sulla manovra economica. In serata è arrivata la notizia della decisione del governo di mettere la fiducia al provvedimento, raggruppando le varie proposte in un unico maxi emendamento. Si è deciso di rimanere in piazza fino al voto del Senato. Chi in giornata può faccia un salto a Piazza Navona a sostenere la protesta dell’USB e dei sindacati di base contro una manovra recessiva, che colpisce i lavoratori dipendenti, per primi quelli del pubblico impiego, le famiglie, i precari, i senza reddito.

Il governo ha ignorato la protesta di ieri perché c’è un governo superiore, quello europeo, che impone le scelte economiche dettate dalle imprese per continuare a sostenere un sistema capitalistico che si mantiene in equilibrio precario sul baratro.

Come abbiamo scritto e detto nei giorni scorsi, la protesta non si esaurisce con lo sciopero. C’è la necessità di costruire un movimento che duri nel tempo e che sia capace di raccogliere la sfida lanciata dal capitale proponendo misure alternative legittime per gli interessi generali: cancellazione del debito e nazionalizzazione delle banche.

 

Diamo sempre più forza a chi sostiene che la crisi la deve pagare chi l’ha provocata e sosteniamo la piattaforma economica alternativa del sindacalismo di base.