PROVE TECNICHE DI SCHIZOFRENIA ACUTA

Comunicato n. 38/11

Roma -

Che il progressivo smantellamento dell’Istituto (spacciato per riorganizzazione) venisse prima o poi a galla in maniera palese era solo questione di tempo, che quasi tutti i dirigenti (molti dei quali insigniti apposta esattamente tre anni fa) lo portassero avanti per squallidi motivi di interesse e di carriera era nell’ordine delle cose, che il personale tutto fosse sistematicamente trattato come un vero zerbino era facile da prevedere, ma che l’amministrazione INPS se ne fregasse, alla resa dei conti, perfino dell’utenza non tutti l’avevano immaginato possibile. Eppure è proprio quello che sta accadendo da tempo, già denunciato dalla USB pubblicamente e di cui anche i patronati regionali sembrano ora rendersi conto.

La videoconferenza dello scorso 28.11.2011 sul processo di telematizzazione in corso, al di là delle solite sterili e ormai tediose dichiarazioni d’intenti, ha infatti fugato ogni ragionevole dubbio. Domande legittime e considerazioni taglienti si sono susseguite a catena da parte dei patronati nel corso dei vari collegamenti. “Possiamo ancora fidarci dell’INPS?” - “Perché non è stata chiesta prima questa cooperazione?” - “E ora, senza confronto, quale protocollo nazionale si vuole?”.

Dai comunicati ufficiali siglati e diffusi in occasione di appositi presidi di recente organizzati da Milano a Viterbo è venuta fuori senza mezzi termini la denuncia: “L’INPS risolve i problemi abbassando le saracinesche, chiudendo gli sportelli e scaricando tutto il lavoro sui patronati, il che non è accettabile” (vedi allegati). Ma lo sanno INCA, INAS, ITAL e ACLI o fingono di non saperlo che gli accordi e i verbalini, che da tempo prevedono questo sfascio, sono stati firmati dalle loro OOSS di riferimento? E che, a livello regionale, il gatto, la volpe e le comparse manca che firmino solo la carta igienica? In cambio di una precisa contropartita come la lottizzazione nella assegnazione delle posizioni organizzative nel Lazio.

E allora che senso hanno queste proteste, che peraltro si vanno intensificando? Questa forma di malattia psichiatrica caratterizzata dalla persistenza di sintomi di alterazione del pensiero e del comportamento attanaglia, da qualche tempo, i patronati dei lavoratori sull’intero territorio nazionale. Scoprono l’acqua calda, senza nessuna coerenza, limitandosi a tirare l’acqua al proprio mulino se serve.

Già, perché in definitiva: la triste vicenda legata alle invalidità civili, l’organico in caduta libera, il progressivo aumento dei carichi di lavoro, lo spezzettamento delle attività, i rallentamenti nella gestione dell’utenza, i problemi non risolti ed anzi acuiti dalla “riorganizzazione” in corso erano tutte cose arcinote da tempo. Per non parlare dello scandalo legato alla gestione dei modelli 730. Una farsa. Il punto è che se i vertici di questa amministrazione si intestardiscono e non si rendono conto del fatto che “velocizzare” non è affatto sinonimo di “migliorare” e si traduce anzi spesso in un “penalizzare” personale ed utenti, questo Istituto non ha futuro. Ma forse è proprio questo quello che ad arte stanno preparando.

Per inciso, al termine della videoconferenza di cui sopra, la sola novità assunta per veicolare le presunte innovazioni tecnologiche e dare un senso alla falcidie già perpetrata è stata la istituzione di un ristretto tavolo tecnico bilaterale, con cadenza periodica e selezione della rappresentanza. In barba alla democrazia...