RIALZARE LA TESTA

Comunicato n. 02/12

Roma -

Tre anni or sono, all’indomani del nuovo insediamento in via Borsi e speranzosi in un cambiamento radicale che partisse proprio da corrette relazioni sindacali, indicavamo i punti salienti della “vasta opera di ricostruzione” che secondo noi andava al più presto intrapresa sulle macerie del Lazio (vedi com. 01/2009).

Al centro ovviamente ponevamo i bisogni del personale troppo a lungo bistrattato nel triste periodo zarista e la salvaguardia della serenità lavorativa dei colleghi.

Oggi la situazione si è ancor più imbarbarita, gli attacchi del tutto ingiustificati nei confronti degli ultimi aumentano a dismisura, mentre la navicella regionale fa acqua da tutte le parti. In attesa dell’inevitabile naufragio.

Siamo, infatti, convinti di non sbagliare se affermiamo che la pace nelle sedi è divenuta ormai una chimera proprio a causa di questa riorganizzazione imposta e non condivisa, portata avanti alla cieca praticamente ovunque e nonostante il suo completo ed accertato fallimento sia dal punto di vista interno che esterno.

Non male anche l’inizio del nuovo anno, con i bandi delle procedure selettive di colpo annullati come da messaggio Hermes n. 446 del 9.01.2012 e l’ennesima odierna formalizzazione di nuovi organigrammi regionali con ordine di servizio.

In tutto questo il comitato dei direttori, riunitosi per la prima volta la settimana scorsa per 2 giorni consecutivi 2, non trova di meglio che accettare (e al tempo stesso partorire) nuovi scandalosi diktat sulla rilevazione delle presenze, subito attivati con metodi molto discutibili e inattendibili presso la sede del Tuscolano.

Per il resto, la solita ordinaria amministrazione nella ricerca affannosa da parte dei dirigenti di far quadrare conti che non possono in alcun modo tornare, se si prescinde dalla realtà oggettiva e si continua a fare leva su coefficienti virtuali, con buona pace del cosiddetto “core business” o attività principale dell’Istituto.

Non a caso, il primo documento datato 05.01.2012 è stato sottoscritto da tutti i colleghi di Anzio, 5 sfortunati superstiti da tempo abbandonati al loro destino che, con la chiusura dell’agenzia e la contestuale trasformazione della stessa in punto INPS, restano tuttora pazientemente in attesa di una doverosa risposta.

E proprio da loro, nonché dalle significative iniziative dei colleghi di Monteverde prima e di Viterbo poi, dobbiamo ora prendere esempio per ribaltare insieme la situazione e riaffermare la centralità dei lavoratori pubblici come bene comune.

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In particolare, la nostra attività USB nel 2012 poggerà su quattro ben definiti pilastri: 

  • Restituzione del maltolto (pagamento incentivo al 100 % per Rieti);
  • Chiusura definitiva della fase sperimentale, considerato il suo sostanziale ed oggettivo fallimento, con il ritorno alla organizzazione per processi; 
  • Nuovo parametro 124 da respingere, perché di fatto abbassa il valore del prodotto omogeneizzato, trasformando carenze certe in esuberi virtuali; 
  • DVR reso obbligatorio a seguito della riorganizzazione e relativa richiesta di stress da lavoro correlato da inserire nel fascicolo personale.

Tutte battaglie da fare insieme. Perché oggi come oggi non ci sarebbe niente di più sbagliato, al tempo stesso di controproducente, che rinchiudersi nel proprio angusto recinto, badare solo a sé stessi e lasciare i nostri destini nelle mani del gatto, della volpe e delle comparse. E’ ora invece di rialzare la testa, da protagonisti.