CLUB PRIVE'

Comunicato n. 26/14

Roma -

La squallida vicenda assurta agli onori della cronaca romana, a livello regionale poi ed infine nazionale, è iniziata esattamente due mesi e mezzo or sono in viale Ballarin col solito roboante appello del noto venditore di tappeti per eccellenza.
Stando ai messaggi araldici diffusi, tutto per celebrare come si conviene l’avvio del nuovo corso: cioè il fantasmagorico anno zero delle posizioni organizzative.
Velo pietoso sugli sterili tentativi di far passare in quella sede (così come nelle successive) meccanismi fasulli collegati al cruscotto direzionale come strumenti familiari, da “adoperare a cuor leggero perché misurare diventi conoscere” (???), nonché lo strambo concetto della “cultura aperta a tutti”, purché iscritti UILPA.
Tutte cose che purtroppo conoscevamo, finalizzate alla riapertura in larga scala del mercato delle posizioni organizzative, nel solco della solita compravendita.
Dopo avere preso letteralmente in giro i lavoratori delle aree A e B con i famosi ricorsi legali riservati agli iscritti UILPA, dopo rinnovate assicurazioni ai Lloyd’s di Londra per tutelare i colleghi contro rischi derivanti dagli accordi sottoscritti, dopo gli inviti ad acquistare cultura magari al CEPU o al San Pio V per ottenere il passaggio da un’area all’altra, ecco il seminario nuovo di zecca per la preparazione ai colloqui con il nucleo di valutazione, utile a farsi conoscere e ad avere i contatti giusti per raggiungere l’agognata posizione organizzativa. Aperti, manco a dirlo, soltanto agli iscritti UILPA di qualsiasi livello e profilo. Insomma, una sorta di club privé.
Della serie, che s’adda fa pe’ campà.
Ma la cosa veramente indecorosa è che a questi pseudo corsi di formazione si sono prestati finanche due dirigenti di Filiale che fanno parte degli stessi nuclei di valutazione, il che è stato denunciato immediatamente dalla nostra OS con i comunicati nazionali 35 (Complicità e cogestione) e 38 (Qualcuno scherza col fuoco).
Considerate le premesse e senza dimenticare la strenua lotta per ottenere che almeno le porte, in occasione dei colloqui, restassero aperte presso la direzione regionale Lazio, ci si chiede che fine abbiano fatto i valori della imparzialità, di equità e di buon andamento della Pubblica Amministrazione sanciti dalla Costituzione.
In un momento di particolare crisi politica e morale nella vita del Paese, il team servilmente adulato ad ogni piè sospinto dalla UILPA per ingraziarsi i favori dei potenti, il grande Lazio da Champions spudoratamente osannato un mese sì e l’altro pure con i suoi numeri senza senso, si risveglia di colpo con due dirigenti piccoli piccoli, per i quali non può reggere la favoletta della strumentalizzazione.
Due dirigenti che i lavoratori del Lazio rischiano di trovarsi ancora di fronte nei nuclei di valutazione per l’assegnazione delle nauseanti posizioni organizzative, che tutti provvediamo ancor oggi a foraggiare con le risorse del Fondo di Ente.
Nei bassifondi del nostro Istituto, là dove tutto è mercato ed ogni cosa ha il suo prezzo, non capita di perdere di vista soltanto la strada, ma finanche il senno.
Resta un’ultima amara considerazione: da una parte il livello veramente infimo raggiunto da certi personaggi che a distanza di anni non sanno più a che santo votarsi per acquistare consensi utilizzando squallidi mezzucci, dall’altra la triste constatazione che se c’è qualcuno che compra vuol dire che qualcun altro si vende.