DAL SABATO STRAORDINARIO AL LAVORO ORDINARIO

Comunicato n. 26/17

Roma -

Dunque non era vero che si sarebbe trattato solo di un paio di sabati da dedicare a quel gran fallimento rappresentato dall’APE cosiddetto “sociale”, giacché dopo una settimana entrambe le direzioni hanno dapprima tastato il sentiero scivoloso sul quale si stavano inerpicando e poi allargato senza por tempo in mezzo a tutte le lavorazioni. Beninteso basandosi sul carattere di volontarietà. E ci mancava pure !!! Uno strumento da gestire con la massima attenzione per tutto ciò che comporta, utilizzato frettolosamente soltanto in poche regioni e giusto per fare qualcosa ed in stretta osservanza con le disposizioni che calano sistematicamente dall’alto di una DG sempre più lontana dal territorio.

Inseguendo falsi e deprecabili miti, nel Lazio nuovi miglioramenti (ammesso che ce ne siano) saranno possibili soltanto in misura molto marginale ed il problema poi si riproporrà certo ingigantito nel prossimo 2018. E questo vale anche per la DCMR. Con quest’ultima abbiamo condiviso l’analisi avvilente che raffigura la situazione di estrema criticità dell’intera area romana e la riconsiderazione dei prodotti della gestione pubblica non più differibile, ma le soluzioni divergono in maniera netta.

Non avendo altre leve (come entrambe le direzioni hanno ammesso) e provando a recuperare dei punti in percentuale, dal cappello a cilindro hanno magicamente tirato fuori i sabati. Con il rischio che la forzatura venga presto istituzionalizzata.

La DCMR ha dovuto comunque rientrare dalla proposta iniziale impostale dalla DG, che prevedeva di utilizzare finanche i giorni festivi, grazie alla nostra solitaria ferma presa di posizione, avendole sommessamente rammentato quello che stabilisce la normativa e cioè che “ogni prestazione lavorativa fornita in un giorno di riposo settimanale o festivo non dà diritto ad alcuna retribuzione a titolo di straordinario ma solo ad un riposo compensativo”. Ma questo non lo sapevano?

Velo pietoso sui dati di rilevazioni non aggiornati, che comunque restano in rosso per quanto riguarda la qualità in parecchie sedi, con il solito stillicidio dei numeri.

Quello che infatti abbiamo ribadito è che “NON SI PUO’ MIGLIORARE IN ETERNO” semplicemente perché non ha senso.

E con tutto il rispetto per le interlocuzioni di vario genere che ogni anno, di questi tempi, vengono intrecciate con una PPC insensibile al territorio, prima si lavora sul campo e poi si elaborano gli indicatori. Mentre ancora oggi gli scienziati in DG si ostinano a fare esattamente il contrario.

La posizione assunta infine dalla USB ai tavoli è stata chiara e trasparente, anche perché trincerarsi dietro la foglia di fico della volontarietà, scaricando purtroppo ogni responsabilità sui singoli lavoratori, appare riduttivo se non pure velleitario.

La petizione allegata, con le motivazioni del NO al sabato lavorativo, ha raccolto in tutte le sedi e le agenzie del Lazio centinaia e centinaia di firme in pochi giorni. E mentre già si vocifera della modifica di alcuni obiettivi, riguardanti prodotti che fanno parte dei cosiddetti Piani di miglioramento, l’unica strada percorribile resta quella della Dignità dei colleghi, da anteporre all’emissione di calcoli senza senso.