ABITUATI A MENTIRE SENZA VERGOGNA

Comunicato n. 51/18

Nazionale -

Come si fa a sostenere che la USB è la stampella dell’amministrazione o a definirla “cane da guardia del padrone”?

Evidentemente CGIL-CISL-UIL-CONFINTESA-CONFSAL UNSA non hanno ancora digerito il risultato delle elezioni RSU di aprile, che ha confermato USB come secondo sindacato per rappresentatività all’INPS, con un incremento percentuale rispetto al 2015.

Come si fa a rigirare a proprio piacimento l’ultima parte di un video caricato in diretta su Facebook, cercando di far passare l’idea che l’interruzione serviva a continuare la discussione tra USB e amministrazione al riparo da occhi indiscreti, per “portare avanti temi che riguardano tutto il personale”?

Magari!!! Peccato che il confronto non sia mai partito per responsabilità proprio di CGIL-CISL-UIL-CONFINTESA-CONFSAL UNSA, che finora si sono sempre sottratte alla discussione, preferendo minacciare l’amministrazione per non aver impedito fisicamente alla USB di presentarsi alle riunioni, piuttosto che sedersi a discutere dei problemi dei lavoratori.

Se nel 2018 non si faranno i passaggi tra le aree e all’interno delle stesse, se non sarà ripristinato il valore intero del TEP, se non si riconoscerà ai lavoratori delle aree A e B un compenso economico che li indennizzi del mancato passaggio in area C, la responsabilità sarà di quelle organizzazioni sindacali che all’INPS puntano i piedi contro USB e in altre amministrazioni accettano tranquillamente la presenza del sindacato di base al tavolo sindacale. Lo ripetiamo: il problema all’INPS è politico e non di normativa contrattuale. Quei sindacati che hanno perso ruolo e funzione cercano di recuperarla facendo la guerra ad USB. Abituati a mentire senza vergogna, infarciscono i loro comunicati di falsità sperando che i lavoratori siano distratti.

Sappiano che USB continuerà a presentarsi alle riunioni ogni volta che riuscirà a sapere quando e dove verranno convocate. Saranno loro a dover spiegare ai lavoratori perché non firmare un contratto rappresenti un oltraggio così grave da pagare con la negazione del diritto di rappresentanza, riconosciuto dalla Costituzione.