BASTA UN "REPORT" PER SCOMPAGINARE LA VIGILANZA

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La rancorosa missiva di Paolo Pennesi, capo dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, inviata il 18 maggio a REPORT, la trasmissione d’inchiesta di Rai3, non è dovuta solo alla pessima figura collezionata dal dirigente del Ministero del Lavoro nel servizio andato in onda lo scorso 14 maggio. Quello che probabilmente ha fatto saltare i nervi a Pennesi è stato l’intervento del presidente dell’INPS Tito Boeri al telegiornale di Rai1, andato in onda la sera del 17 maggio, giorno in cui a Taranto e Torino altri due morti sul lavoro si sono aggiunti al freddo elenco di vittime dello sfruttamento e della mancanza di sicurezza sui posti di lavoro.

Boeri, chiamato a commentare la necessità di interventi urgenti, aveva affermato che non c’è necessità di aumentare il numero degli ispettori, ma occorre utilizzarli meglio attraverso un preventivo lavoro di intelligence sulle imprese. A tale proposito aveva invocato la costituzione di un’unica regia da parte di chi gestisce le banche dati ed è in grado di guidare con precisione l’attività ispettiva. Un invito neanche troppo velato ad affidare all’INPS la guida dell’Ispettorato. Cambiato radicalmente il quadro politico, l’INPS sembra aver ritrovato un grande interesse sulla vigilanza. Pennesi sarà saltato sulla sedia.

Il giorno dopo l’INAIL, altro soggetto interessato dalla riforma che ha assegnato all’INL il coordinamento dell’attività ispettiva, rilasciava un comunicato stampa con il quale esprimeva apprezzamento per le parole di Boeri, ma allo stesso tempo ricordava che l’ente assicurativo già nel 2012 aveva auspicato una base informativa efficiente e che le banche dati dell’INAIL disponibili in forma di open data, mentre si attende ancora che l’INPS metta a disposizione i flussi Uniemens, riguardanti i dati contributivi e retributivi dei lavoratori dipendenti di ciascuna azienda. Una punta di veleno lanciata verso l’ente di previdenza, magari con l’aspettativa di portare all’INAIL il governo dell’Ispettorato. E anche qui il nuovo vento politico sembra aver risvegliato gli animi.

A questo punto Pennesi si sarà sentito circondato ed ha reagito nel peggiore dei modi, certamente non in linea con il suo ruolo istituzionale, attraverso una nota inviata a REPORT ed alla RAI nella quale:

- punta il dito contro INPS ed INAIL colpevoli di aver provocato, a suo dire, un’emorragia di risultati nel triennio 2014-2016;

- accusa gli ispettori di vigilanza INPS e INAIL di essersi rifiutati nei primi tre mesi del 2017 di avviare accertamenti ispettivi;

- rivendica un grande impegno dell’Ispettorato nell’attività di formazione degli ispettori;

- vanta un recupero di efficienza nell’accertamento dell’evasione contributiva a partire dal 2017, anno in cui è diventato operativo l’Ispettorato;

- afferma che i dati 2017 indicano che finalmente, dopo molti anni, risulta superato il fenomeno della sovrapposizione degli interventi ispettivi.

In altre parole, per il capo dell’Ispettorato INPS e INAIL sono inefficienti e i loro ispettori dei sabotatori. Un racconto semplicistico e non veritiero. Non ci risulta nel modo più assoluto che i lavoratori si siano rifiutati di avviare accertamenti ispettivi, altrimenti sarebbero incorsi in sanzioni disciplinari. Lo stato di agitazione a cui fa riferimento il capo dell’Ispettorato ha interessato gli ispettori delle tre amministrazioni coinvolte e, tra momenti di maggiore o minore coinvolgimento, va avanti non dal 2017 ma dal 2014, dall’approvazione della Legge 183, meglio nota come Jobs Act, con la quale all’art. 1, comma 7, lettera l), si stabilì, senza oneri aggiuntivi, di razionalizzare e semplificare l’attività ispettiva con misure di coordinamento oppure con l’istituzione di un’Agenzia unica della vigilanza. Da quel momento partì la mobilitazione degli ispettori INPS e INAIL, che temevano di essere inglobati in questo nuovo soggetto e di perdere la loro funzione e, perché no, anche di veder diminuito il proprio trattamento economico complessivo. Allo stesso tempo anche gli ispettori del Ministero del Lavoro si mobilitavano per riuscire ad ottenere lo stesso trattamento economico degli ispettori INPS e INAIL.

USB affermò da subito la propria contrarietà all’Agenzia unica della vigilanza, perché Ministero del Lavoro, INPS ed INAIL hanno funzioni istituzionali diverse che vanno salvaguardate. Un conto è che il Ministero del Lavoro coordini le iniziative di contrasto del lavoro sommerso e irregolare, di vigilanza in materia di rapporto di lavoro e dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, attività prevista già dal D.Lgs 124 del 2004, altra cosa è tentare di mettere l’attività di vigilanza sotto lo stretto controllo della politica, come si vorrebbe fare con l’Ispettorato, non a caso previsto all’interno della riforma del lavoro comunemente conosciuta come Jobs Act, che ha introdotto il contratto a tutele crescenti e cancellato l’art. 18. Una vigilanza con minore autonomia e minore capacità d’intervento è funzionale al progetto di abbattimento delle tutele dei lavoratori.

USB contestò al ministro Poletti anche la scelta di una riforma a costo zero, affermando che senza idonei investimenti economici l’INL sarebbe stato un fallimento. Nell’era della tecnologia avanzata, gli ispettori del Ministero del Lavoro erano costretti ad utilizzare la carta carbone prima della nascita dell’Ispettorato e continuano ad usare la carta carbone ancora oggi, che l’Ispettorato è attivo da oltre un anno. Occorreva stanziare risorse adeguate per l’informatizzazione dell’INL e per le retribuzioni degli ispettori del ministero.

La contrapposizione tra chi premeva per l’Agenzia unica e chi per il coordinamento ha portato alla fine ad un compromesso: affidare all’INL compiti di coordinamento dell’attività ispettiva di INPS e INAIL, lasciando gli ispettori degli enti in carico alle proprie amministrazioni ma in un ruolo ad esaurimento. Tuttavia, con successivi decreti, il ministro Poletti ha tentato di forzare questa mediazione e di favorire il passaggio di tutti gli ispettori all’INL, per esempio prevedendo il trasferimento delle risorse funzionali e strumentali all’Ispettorato, compreso il capitolo di spesa per le missioni. Si vogliono togliere le risorse per riuscire più facilmente nell’intento.

Non siamo interessati a prendere le parti di questo o quel contendente che aspira ad ottenere la guida e la gestione dell’Ispettorato. A nostro parere bisognerebbe abrogare la Legge 183 del 2014 restituendo dignità al lavoro dipendente ed autonomia d’intervento al Ministero del Lavoro, all’INPS e all’INAIL in materia di vigilanza ispettiva. Siamo convinti che per combattere l’illegalità e lo sfruttamento nel mondo del lavoro non sia sufficiente il lavoro di intelligence ma occorra assumere nuovi ispettori di vigilanza, coordinandone al meglio l’attività ma senza l’ingerenza diretta della politica.

Tornando alla nota di Pennesi ci preme specificare che la sovrapposizione delle ispezioni è da sempre un falso problema, utilizzato per favorire l’istituzione dell’Ispettorato, mentre dal punto di vista statistico ha un peso insignificante, così come non ci risulta affatto l’imponente attività di formazione citata dal capo dell’INL. Gli ispettori INPS e INAIL hanno ottenuto il riconoscimento di ufficiali di polizia con un corso di poche ore.

Infine, un altro punto da chiarire, presente anche nel comunicato stampa dell’INAIL, è l’apparente rifiuto dell’INPS di mettere a disposizione le proprie banche dati. Dall’ente previdenziale ci dicono che è stato chiesto un parere al garante dei dati personali, per la delicatezza degli elementi relativi ad Uniemens e ad altre banche dati. Sarà sicuramente così, ma ci viene da pensare come mai Boeri, così cauto nel fornire i dati ad altre amministrazioni pubbliche, sia invece più disinvolto nel mettere le banche dati dell’INPS a disposizione di studiosi ed accademici attraverso i VisitInps Scholars, finanziati peraltro da soggetti privati quali gruppi bancari ed assicurativi.

Il Governo che sta prendendo forma in queste ore avrà davanti scelte difficili ma, a nostro parere, irrinunciabili. Tra queste, la cancellazione del Jobs Act e, di conseguenza, dell’Ispettorato, restituendo piene funzioni nella vigilanza alle tre amministrazioni coinvolte dalla riforma del lavoro.