INPS, USB DISCUTE DI DISEGUAGLIANZE CON LAVORATORI E STUDENTI. IL PRESIDENTE TRIDICO INVOCA LA REDISTRIBUZIONE DELLE RICCHEZZE

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Circa 150 studenti dell’Università La Sapienza di Roma del corso di economia del prof. Vasapollo insieme ad un folto gruppo di lavoratori dell’INPS hanno riempito questa mattina la Sala Mancini della Direzione generale dell’INPS per partecipare al seminario incontro sindacale su “Le diseguaglianze su redditi da lavoro e welfare”, organizzato dalla USB e dal Centro studi CESTES-PROTEO. Un esempio di contaminazione tra mondo universitario e mondo del lavoro ben lontano da quell’alternanza scuola lavoro che spesso si traduce in vero e proprio sfruttamento di forza lavoro a costo zero.

Il confronto si è svolto in videoconferenza con le oltre 200 sedi territoriali dell’Istituto di previdenza sociale, con la partecipazione di almeno quattromila lavoratori. I lavori sono stati aperti da Luigi Romagnoli, del coordinamento nazionale USB pubblico impiego, che ha richiamato le parti della Costituzione italiana nelle quali è riconosciuto il diritto al lavoro, ad un’adeguata retribuzione, alla protezione sociale e alle pari opportunità, sottolineando il ruolo depressivo delle politiche della UE sul Welfare.

All’incontro ha partecipato il presidente dell’INPS, Pasquale Tridico, che nel suo intervento ha ricordato la lezione dell’economista Federico Caffè, tra i principali sostenitori della dottrina keynesiana, sottolineando come lo sviluppo in Italia abbia coinciso con la fase di maggiore intervento dello Stato nella crescita occupazionale e nell’individuazione di strumenti di protezione sociale. Il presidente dell’INPS ha evidenziato come negli ultimi decenni la maggior parte dei sindacati abbiano abbandonato la lotta di classe, lasciando che di tale strumento si appropriassero le classi dominanti determinando un sempre maggiore divario economico e sociale. Un dato su tutti: oggi 85 persone nel mondo detengono la ricchezza di 3,5 miliardi di persone, che rappresentano il 50% della popolazione mondiale. In conclusione il prof. Tridico ha richiamato l’attenzione sui recenti interventi che riguardano il reddito di cittadinanza e la proposta tuttora in discussione di una legge sul salario minimo.

Riadh Zaghdane, dell’esecutivo nazionale USB lavoro privato, è intervenuto portando la testimonianza delle lotte nel settore della Logistica, dove forte è la presenza di migranti e dove il caporalato appoggia un sistema produttivo basato sul cottimo. Il dirigente sindacale della USB ha concluso il suo intervento invitando a costruire un movimento unitario di lotta degli sfruttati.

Ha concluso l’incontro il prof. Luciano Vasapollo, docente di politica economica dell’Università La Sapienza, delegato del Rettore per i rapporti con i paesi dell’America Latina e dei Caraibi e direttore scientifico del Centro Studi della USB CESTES-PROTEO. Rivolgendosi agli studenti in sala ha parlato di una fase negativa per il futuro dei giovani in assenza di politiche di redistribuzione del reddito e della ricchezza prodotta. Ha denunciato l’assenza di un piano di edilizia popolare, ha evidenziato il massacro sociale provocato da politiche di tagli alla spesa sociale ed a settori vitali come l’istruzione, la ricerca, la sanità e la previdenza. Il prof. Vasapollo partendo da posizioni marxiste ma in sintonia e continuità con il richiamo del presidente dell’INPS alla scuola di Federico Caffè, ha sottolineato come non vi sia via d’uscita dalla crisi se non attraverso un intervento dello Stato in economia, che passi per la nazionalizzazione degli asset strategici, il riconoscimento di un salario sociale minimo che superi del 20/30% la soglia di povertà, un piano di formazione per l’avviamento al lavoro e un salario minimo stabilito per legge, rimarcando come l’Italia sia l’unico tra i  maggiori paesi europei a non avere una norma in tal senso. In conclusione, non è mancato nell’appassionato intervento di Vasapollo un richiamo all’unità degli sfruttati, riferendosi anche alle parole pronunciate ieri da Papa Francesco che ha invitato tutti a schierarsi sempre dalla parte degli ultimi, all’indomani di un appuntamento elettorale che ha visto prevalere politiche di egoismo sociale, comunque non rappresentative del Paese considerata l’elevata percentuale di astensionismo e la ripartizione dei voti tra i diversi partiti.