ENTI PUBBLICI NON ECONOMICI IN PIAZZA IL 20 NOVEMBRE - LE RAGIONI DI UNO SCIOPERO NECESSARIO -

Nazionale -

Invitiamo le lavoratrici e i lavoratori del Comparto Enti pubblici non economici ad aderire in massa allo sciopero generale del lavoro pubblico, promosso dalla USB per l’intera giornata lavorativa del 20 novembre con manifestazioni a Milano, Roma e Napoli.

 

Un Comparto attraversato negli anni da profonde trasformazioni e processi di soppressione e privatizzazione degli enti, come quelli che hanno interessato IPSEMA e ISPELS confluiti in INAIL o INPDAP e ENPALS unitisi all’INPS. Prima ancora era toccato ad ENAM, IPOST e poi andando ancora più indietro nel tempo ad INPDAI e SCAU. Fermiamoci qui, perché questo Comparto ha una lunga storia d’interventi di razionalizzazione organizzativa che ne hanno fatto un terreno privilegiato di sperimentazione. Se quei processi fossero serviti  ad organizzare meglio i servizi per i cittadini e ad ampliare le garanzie sociali il bilancio oggi dovrebbe essere largamente positivo, purtroppo non è così. Il criterio ispiratore di quegli interventi è stato esclusivamente di natura economica legato alle immediate esigenze di bilancio del Paese, senza una programmazione a lungo termine. Agli enti previdenziali è stato sottratto il patrimonio immobiliare con un’operazione fallimentare di cartolarizzazione, che ha rappresentato un vantaggio solo per la speculazione edilizia. Oggi gli enti sono obbligati a pagare gli affitti per sedi che in precedenza erano di loro proprietà e si utilizzano le risorse dell’INAIL per salvare EUR SpA invece che per investire nell’edilizia sociale.

 

La voglia di privatizzazione si abbatte su ENIT e CROCE ROSSA ITALIANA, turismo e salute, due beni sui quali un Paese dovrebbe investire tenendoli saldamente in mani pubbliche. Anche l’ACI è oggetto di provvedimenti di sottrazione di competenze e smantellamento.

 

L’intero Comparto Enti pubblici non economici con l’applicazione della Riforma Brunetta da parte del governo Renzi rischia di essere inserito in un megacomparto di contrattazione nel quale le specificità economiche e professionali legate anche a quei continui processi di riorganizzazione finirebbero per annullarsi in nome di una parificazione al ribasso delle retribuzioni.

 

Abbiamo partecipato ai primi incontri all’Aran per la riduzione dei comparti di contrattazione rivendicando l’immediato rinnovo dei contratti collettivi nazionali scaduti a fine 2009 con gli attuali comparti, per i quali a gennaio del 2015 si sono anche svolte le elezioni per il rinnovo delle RSU che hanno rafforzato il peso della USB.

 

Nella piattaforma contrattuale di pubblico impiego abbiamo ancora una volta proposto la costituzione di un’Area Unica, corrispondente all’attuale Area C, nella quale far confluire tutto il personale delle attuali Aree A e B, per superare definitivamente l’odioso fenomeno del mansionismo, che dovremmo più semplicemente definire sfruttamento. CGIL-CISL-UIL si sono sempre opposte a questa soluzione e ad ogni rinnovo contrattuale hanno riproposto le tre aree distinte. Perché non pubblicano le loro piattaforme e non chiariscono come la pensano oggi su questo tema?

 

Le lavoratrici e i lavoratori degli Enti pubblici non economici oltre ad aver perso una media di 6.500 euro di mancato adeguamento degli stipendi in questi sei anni di blocco del contratto, vedono il loro salario accessorio continuamente attaccato ed eroso dai ministeri vigilanti, mentre anche le progressioni economiche all’interno delle aree così come i passaggi giuridici da un’area all’altra sono fermi da cinque anni.

 

Dopo la decurtazione del salario accessorio in caso di malattia, il taglio del valore dei buoni pasto, il rinvio del pagamento del TFR, solo per citare alcuni dei provvedimenti negativi assunti negli ultimi sei anni, il governo Renzi vorrebbe limitare ulteriormente e drasticamente il diritto di sciopero.

 

E’ per difendere questo diritto costituzionale che sollecitiamo le lavoratrici e i lavoratori di INPS-INAIL-ACI-CRI-ENIT e di tutti gli altri enti del Comparto a scioperare il 20 novembre prossimo. E’ per impedire che si applichino le fasce di merito della Riforma Brunetta o la mobilità coatta e il demansionamento della Riforma Madia che vi chiediamo di protestare in modo compatto e unitario, per difendere i vostri interessi. E’ per rivendicare un contratto dignitoso contro l’insulto provocatorio dei 16 centesimi giornalieri stanziati dal governo nella Legge di Stabilità 2016 che chiediamo a tutte e a tutti di scendere in piazza il 20 novembre superando reticenze, divisioni e rassegnazione. E’ per riprenderci i servizi pubblici soppressi o esternalizzati che abbiamo unito gli interessi dei lavoratori pubblici con quelli delle aziende partecipate e dei servizi esternalizzati che operano nella e per la pubblica amministrazione.

 

Invitiamo le RSU degli Enti pubblici non economici ad esprimersi per l’adesione allo sciopero del 20 novembre, che è l’unico sciopero generale proclamato con tempestività per tentare di modificare i contenuti della Legge di Stabilità. Costruiamo come sempre dal basso il percorso unitario di lotta dei lavoratori per non delegare a nessuno la nostra funzione.

 

 

GLI APPUNTAMENTI PER LE MANIFESTAZIONI INTERREGIONALI:

 

MILANO, LARGO CAIROLI ore 9.30

ROMA, COLOSSEO (ARCO DI COSTANTINO) ore 9.30

NAPOLI, PIAZZA MANCINI ore 10.00