RIASSORBIMENTO TEP e POSIZIONI ORGANIZZATIVE

Comunicato n. 24/17

In allegato il verbale d'intesa in materia di conferimento degli incarichi di posizione organizzativa

Nazionale -

 

 

 

 

 

 

 

 

 

RIASSORBIMENTO TEP

SI SCRIVE INTERPRETAZIONE AUTENTICA MA…

 

Questo pomeriggio ci verrà sottoposto un verbale di interpretazione autentica della norma che prevede il riassorbimento del TEP in caso di passaggi economici all’interno della singola area o tra le aree.

L’INPS e CGIL-CISL-UIL con il contratto integrativo 2015 avevano introdotto una norma che non prevedeva più di riassorbire il 70% del costo del passaggio ma il 70% della quota di maggiorazione del TEP decisa con quell’accordo. Una posizione senz’altro vantaggiosa per i lavoratori che avessero ottenuto un avanzamento economico, perché sarebbe stata soggetta a riassorbimento solo una piccola parte del TEP (45/55 euro a seconda del livello economico).

Ebbene, in occasione delle selezioni 2016 l’Amministrazione s’è rifatta i conti ed ha scoperto che con un tale sistema non riesce a far passare tutti e a rispettare l’impegno assunto con le organizzazioni sindacali dell’Ente.

Così ci viene proposto un verbale d’interpretazione “autentica” che riporta all’indietro le lancette del riassorbimento. Per prima cosa l’Amministrazione dovrà venire al tavolo sindacale con tabelle esplicative che indichino con chiarezza i costi dei passaggi. Solo dopo aver valutato i conti si potrà cominciare a parlare di come uscire dall’impasse. Certamente se si dovrà stilare un verbale non si potrà che partire dal 2015, anno in cui è stata introdotta la norma. I verbali dei successivi anni faranno così riferimento a quel verbale d’interpretazione autentica per allineare i contratti 2016 e 2017 ai contenuti del 2015. Ma prima di parlare di soluzioni tecniche che garantiscano i passaggi a tutti i lavoratori vogliamo vedere i conti.

 

POSIZIONI ORGANIZZATIVE

AUMENTA LA DISCREZIONALITA’

E LA FORBICE SUI TITOLI DI STUDIO

 

Sempre questo pomeriggio saremo chiamati a valutare la proposta relativa ai nuovi criteri per l’attribuzione degli incarichi di posizione organizzativa che, a seguito delle determinazioni presidenziali di modifica organizzativa, risultano decaduti.

Il punteggio per il colloquio con il nucleo di valutazione aumenta da 60 a 65 punti, mentre quello per il percorso formativo scende da 40 a 35 punti. All’interno di quest’ultimo, c’è un incremento della forbice tra diploma di scuola media superiore e laurea magistrale o specialistica. Si passa, infatti, dal precedente accordo in cui si assegnava un punteggio di 0,5 al diploma e di 3 alla laurea magistrale o specialistica, alla nuova proposta di 3 per il diploma e 7 per la laurea. Se si è in possesso di due lauree il punteggio complessivo è 10.

Non ci siamo proprio. Da sempre ripetiamo che le posizioni organizzative devono essere assegnate con criteri trasparenti ed oggettivi, accompagnando ad una selezione con test professionali una valutazione del potenziale affidata a competenti professionalità esterne. A nostro avviso è necessario togliere potere discrezionale ad una dirigenza troppo spesso vendicativa, ostaggio dei piccoli ras sindacali territoriali e che dai processi valutativi attuati dal precedente Direttore generale è risultata non propriamente brillante.

Altro elemento che a nostro avviso andrebbe calibrato diversamente è il vantaggio concesso a chi è attualmente titolare di posizione organizzativa, attraverso il prioritario interpello riservato a tali figure, nonché il punteggio assegnato nel percorso formativo per gli anni in cui si è stati titolari di incarico.

Inoltre, gli effetti perversi delle nuove aree metropolitane si fanno sentire anche nell’assegnazione delle posizioni organizzative. Il personale in carico a Lombardia, Lazio, Campania potrà concorrere alle posizioni organizzative della regione di appartenenza ad eccezione di quelle relative all’area metropolitana (Milano, Roma, Napoli), riservate al personale della singola area metropolitana che, di conseguenza, non potrà partecipare ai bandi a livello regionale, a differenza di quanto avviene nelle restanti regioni.

Insomma, finché prevarranno criteri poco trasparenti e discrezionali, non potremo mai mettere la nostra firma sotto tali accordi. Dall’attuale Amministrazione ci saremmo aspettati più coraggio e una decisiva svolta, invece ci sembra che continuino a prevalere logiche clientelari.

Infine il problema dei problemi resta il finanziamento delle posizioni organizzative. Abbiamo sempre sostenuto che l’organizzazione del lavoro debba essere finanziata dall’Amministrazione con le risorse del bilancio dell’Ente e non con quelle del Fondo per la produttività. Ci è stato sempre risposto che è il contratto collettivo nazionale a prevedere che gli oneri degli incarichi ricadano sul Fondo. Ebbene, nel prossimo contratto integrativo 2018, che vogliamo discutere entro il 2017, avanzeremo una proposta realizzabile che tiene conto dei vincoli contrattuali e vedremo chi ci sosterrà.