ALLARME DIRIGENZA, LA METODOLOGIA DELL'AUTORITARISMO

Comunicato n. 44/08

Nazionale -

Sono sempre più numerosi, purtroppo, i dirigenti che ritengono di dover regolare i rapporti con il personale e con il sindacato (quantomeno quello indipendente) esercitando autoritarismo, piuttosto che impegnarsi nell’ascolto reciproco, nell’attenzione alle ragioni dell’altro, troppo occupati come sono a recitare la parte del dirigente decisionista, al passo con la moda del momento.

 

Un esempio di questa scuola di pensiero lo troviamo nella dirigente dell’Ufficio comunicazione esterna, che in questi anni di certo non ha contribuito a rafforzare l’immagine dell’Istituto all’esterno. Ripetutamente contestata dai suoi collaboratori per un clima lavorativo poco sereno, ha deferito all’ufficio disciplina interno alcuni funzionari responsabili di aver messo in discussione scelte editoriali ed organizzative, in relazione anche all’utilizzo del budget assegnato all’area. La dirigenza centrale, piuttosto che interrogarsi sulle ragioni di tali critiche, ha fatto quadrato intorno alla dirigente contestata.

 

Più volte la nostra organizzazione sindacale è dovuta intervenire denunciando per comportamento antisindacale i dirigenti a vari livelli, ottenendo dal giudice quella ragione formale che avrebbe dovuto riconoscere con onestà e semplicità l’amministrazione, se solo fosse interessata ad un confronto leale e costruttivo. E’ il caso della sede regionale Campania, dove la struttura regionale della RdB ha vinto un ricorso per comportamento antisindacale nei confronti dell’ex direttore regionale, ora in pensione. Si potrebbero poi ricordare i ricorsi vinti dalla struttura nazionale della RdB contro l’amministrazione centrale su lavoratori interinali e nuove province. Da ultimo è il caso di sottolineare la recente sentenza del Tribunale del Lavoro del Lazio, che ha accolto un ricorso della struttura regionale della RdB, giudicando antisindacale il comportamento del direttore regionale del Lazio in occasione della ripartizione dei posti per le selezioni interne. Un dirigente incline ad un comportamento da padre padrone con il personale, facile all’ira ed allergico ad un sindacato indipendente che non è disposto a lasciarsi intimorire.

 

Anche tra i giovani dirigenti si fa strada sempre più spesso un decisionismo fine a se stesso. La direttrice della sede di Ravenna, ad esempio, ha pensato bene di consegnare una lettera di richiamo ad un dipendente per il solo fatto che questi ha chiesto una disposizione scritta rispetto ai compiti che gli venivano assegnati verbalmente. Sarà forse un caso, ma la lettera di richiamo (peraltro non prevista dal regolamento di disciplina) è stata recapitata al dipendente subito dopo la sua decisione di costituire la struttura sindacale della RdB nella sede di Ravenna. Ma sì, è certamente solo una coincidenza fortuita. Il dipendente, in ogni caso, ha già avviato, contro l’operato della direttrice, le procedure previste per un ricorso legale. E non è la prima volta che la dirigente in questione si distingue per comportamenti intimidatori. Nella sede di Monza nel suo incarico di vice direttrice sembra che si distinse per il suo accanimento contro i dipendenti che protestavano per ottenere il riconoscimento delle mansioni superiori, inoltrando loro, insieme al direttore, lettere di richiamo per intimorirli.

 

Forse è il momento di acquistare un quaderno, di quelli vecchio tipo con la copertina nera (probabilmente torneranno di moda in tempi di maestro unico!!!) ed elencare i casi di dirigenti che governano i rapporti con il personale con autoritarismo, non rispettando i diritti dei lavoratori ed infrangendo le regole del confronto sindacale.

 

Noi continueremo a vigilare e ad intervenire in tutte le situazioni che presentano anomalie, perché crediamo nella funzione della dirigenza e vogliamo che trovi spazio e si affermi quella parte impegnata a costruire un dialogo positivo con i lavoratori e con chi li rappresenta.