CRAL, PUNTO INPS DI MEDE, TELELAVORO
Il 24 u.s. si è svolta la riunione tra le OO.SS. e la Direzione regionale. Il confronto richiesto da USB il 16 gennaio ha trattato i seguenti punti:
· CRAL Dall’intervento del direttore regionale è subito apparso chiaro che la responsabilità di quanto sta accadendo a proposito dei CRAL è dovuta alla contrarietà delle organizzazioni sindacali nazionali, espressa nel 2012, di continuare a considerare in fase di contrattazione integrativa nazionale, il controvalore dell’uso dei locali utilizzati dai CRAL a fini culturali o per ristoro con la gestione di piccoli bar affidati a terzi. Possibilità prevista dall’art. 59 del DPR 509/1979 e dalla circolare applicativa n° 155/1985. Le conseguenze di tale decisione di fatto sono state sottovalutate riguardo alle ricadute negative che avrebbero avuto per i Cral e per i lavoratori. Tant’è che negli anni successivi nulla è stato fatto per sanare l’anomalia normativa. Lo scorso anno infatti, il MEF ha disposto verifiche ispettive presso le sedi del Veneto, dell’Abruzzo e delle Marche, relazionando alla corte dei conti sull’ irregolarità del rapporto tra i Cral e l’Istituto. La lettera inviata ai presidenti è stata dunque un atto dovuto conseguente a tale ispezione, valida come interruzione dei termini e per evitare che il 2012 andasse in prescrizione. Tra i provvedimenti conseguenti, ci sarà anche la revoca dei permessi ai distributori automatici di bevande e alimenti collocati nelle sedi INPS. Questo in attesa di un bando regionale attraverso il quale l’amministrazione sceglierà la ditta alla quale affidare l’incarico di collocare i nuovi distributori previo il pagamento di una locazione dello spazio occupato. Il problema quindi coinvolge tutte le sedi e non solo quelle che hanno il bar.
Il presidente del Cral di Lodi, invitato all’incontro da usb, ha ribadito che da sempre l’amministrazione ha concesso in comodato d’uso gratuito sia gli spazi, sia le utenze relative alla superfice destinata a bar. In virtù di tale gratuità, tutte le convenzioni con i vari gestori di bar che si sono succeduti nel tempo, sono stati anch’esse a titolo gratuito. Mai nessuna richiesta di importi da parte della direzione è stata portata a sua conoscenza, ne alla conoscenza dei precedenti presidenti. Non si capisce quindi la base giuridica della richiesta fatta dall’INPS.
USB ha ribadito il valore umano e sociale che questi spazi rivestono nella dinamica quotidiana delle sedi e del benessere psico fisico che ne consegue per i lavoratori. Come avviene in tutte le grandi aziende, anche private, i colleghi possono usufruire di un spazio da utilizzare per una fisiologica pausa durante lo svolgimento dell’attività lavorativa.
Spazi di socializzazione e aggregazione sul posto di lavoro permettono ai lavoratori di riconoscersi come comunità e corpo sociale favorendo lo sviluppo di un’identità collettiva e la condivisione della stessa appartenenza. Con grande beneficio anche per la qualità della produzione.
Non possiamo perdere anche questa conquista, frutto di lotte sindacali e contemplata anche dallo statuto dei lavoratori.
Pretendere il pagamento di un affitto per piccoli bar che generano un utile minimo, come sono quelli esistenti nella maggioranza delle sedi, equivale a farli chiudere. La conseguenza sarà la fine inevitabile anche per molti Cral, come accadde anni addietro a Varese.
Il dottor Pone ha convenuto con gran parte di questa analisi, dichiarandosi moderatamente ottimista sempreché a Roma venga preso atto della sottovalutazione del problema. La soluzione anche per il direttore Regionale non può che essere quella che USB ha ribadito nel documento di Lodi: il ritorno alla situazione ante 2012 con i costi messi nel bilancio dell’Istituto tra i benefici assistenziali ai lavoratori previsti dal DPR 509/1979 e dalla circolare 155/1985. Soluzione che aveva avuto l’avvallo dei ministeri vigilanti tra i quali il MEF
La vertenza ora può trovare riscontro solo ai tavoli nazionali, riaprendo il confronto tra le parti. A noi lavoratori spetta il compito di sollecitare le OO.SS. nazionali attraverso azioni, assemblee e documenti, che chiedano una soluzione del problema che elimini il debito e salvaguardi i CRAL e il benessere aziendale.
· Punto INPS di Mede Il dottor Pone ha comunicato di non aver nessuna difficoltà ad accogliere la richiesta dei lavoratori di chiudere definitivamente il punto INPS di Mede, visto il parere favorevole espresso all’unanimità anche dalle parti sociali del territorio attraverso il Comitato Provinciale. E’ un problema di tempi, dice, in quanto l’ultima parola spetta al Comitato Regionale che ancora non ha messo all’ordine del giorno l’argomento. Sono molti anni che i lavoratori di Pavia denunciano la criticità del punto INPS di Mede. Per scelta dell’Amministrazione la sede fu declassata da Agenzia a punto INPS, con trasferimento dei lavoratori addetti. Nel tempo ha perso anche gli ultimi 2 lavoratori rimasti, e per tenerlo aperto, i lavoratori di Pavia sono costretti alla rotazione in turno su base volontaria. Mede oggi è un punto INPS senza grande “attrattiva” per l’utenza, la quale continua a gravare su Pavia e sulle agenzie di Vigevano e Voghera. Fin’ora l’amministrazione non ha mai voluto affrontare il problema. Riteniamo alquanto sospetto questo ritardo da parte del Comitato Regionale nel calendarizzare la questione e pertanto invitiamo i lavoratori di Pavia a non abbassare la guardia ed indirizzare la loro protesta verso il Comitato Regionale che rimane l’ultimo scoglio da superare. Non vorremmo ritrovarci sorprese a seguito dell’avvicendamento previsto a breve del direttore Regionale .
· TELELAVORO Il direttore regionale ci ha comunicato che a breve verrà approvata e pubblicata la determina con graduatoria delle domande fatte sia per il telelavoro domiciliare che per il lavoro satellitare. Sono rispettivamente 51 e 12. Per motivi di privacy non verranno pubblicati i nomi con le motivazioni del punteggio. Ovviamente gli esclusi potranno verificare il tutto esercitando il diritto di acceso agli atti. Come si sa, USB non ha sottoscritto l’accordo proposto dalla direzione, perché lo ritiene peggiorativo rispetto all’accordo nazionale e lontano dallo spirito della circolare applicativa. Abbiamo chiesto che attraverso l’osservatorio che si andrà a costituire, e i monitoraggi di verifica che si effettueranno, fosse possibile ampliare la percentuale del personale coinvolto (1% mentre l’accordo nazionale prevede fino al 5%). Anche rispetto alla graduatoria abbiamo chiesto che fosse aperta, questo per rispettare lo spirito della circolare 52/15 e l’essenza stessa dell’istituto del telelavoro, che per logica, può essere richiesto solo all’insorgenza della difficoltà del lavoratore a recarsi quotidianamente sul luogo di lavoro. Dunque, situazioni sopraggiunte successivamente all’approvazione della graduatoria, devono avere la possibilità di essere valutate nell’eventualità di nuove assegnazioni. La ratio del telelavoro, dovrebbe rappresentare “un diritto esercitabile per sopraggiunte oggettive difficoltà”. Ci è stato risposto che i posti che si renderanno disponibili verranno annualmente rimessi a bando (?). Anche questo aspetto potrà essere elemento di approfondimento nel costituendo osservatorio. Il telelavoro partirà dal 1° marzo.
COORDINAMENTO USB INPS P.I. LOMBARDIA