L’INCENTIVO PAGATO A TUTTI NON SERVE A NULLA A SOSTENERLO E’ LA FLP

Nazionale -

Nell’inviarvi il nostro volantino di commento alle dichiarazioni rilasciate dalla FLP al Corriere.it su Smart working, produttività e incentivi, vi alleghiamo di seguito i link per accedere all’articolo e alla successiva nota di precisazioni della FLP. Buona lettura.

Link di collegamento all’intervista del Corriere.it a Marco Carlomagno della FLP

https://www.corriere.it/economia/lavoro/21_febbraio_01/smart-working-gli-statali-chi-vuole-fa-ma-stipendio-legato-obiettivi-2ad0792a-6483-11eb-aad7-ece6884524fa.shtml

Link di collegamento alla nota della FLP di precisazioni sull’intervista a Carlomagno

https://www.flp.it/a-proposto-di-lavoro-agile-e-produttivita/

(19/21) In un’intervista al segretario generale della FLP, Marco Carlomagno, pubblicata il 1° febbraio sulla pagina economica del Corriere.it a firma di Lorenzo Salvia, affrontando il tema dello Smart working si legge che per il sindacato a trazione ministeriale “il 50% dello stipendio di tutti i dipendenti pubblici deve essere legato ai risultati raggiunti”. L’affermazione è stata successivamente corretta in una nota ufficiale della FLP, dove si specifica che s’intendeva parlare della possibilità, per chi lavorerà in Smart working, di legare al raggiungimento degli obiettivi di produttività il 50% dei fondi destinati al salario accessorio, non potendo ovviamente intaccare la retribuzione tabellare. Una precisazione pleonastica, si direbbe, ma il punto è un altro. Perché riferirsi specificatamente allo Smart working?

Come si dice normalmente, la toppa è stata peggiore del buco, perché la FLP ha fatto  propria la posizione della ministra Dadone, che intende individuare specifici obiettivi di produttività per chi lavora in Smart working, mentre noi sosteniamo che sia chi lavora in presenza sia chi in Smart working debba concorrere ai medesimi obiettivi, che devono restare collettivi, di sede, senza scivolare verso il cottimo e senza utilizzare schede individuali di valutazione. E’ evidente che Carlomagno ignori completamente la realtà funzionale ed organizzativa dell’INPS, altrimenti saprebbe che all’Istituto di previdenza sociale si lavora per obiettivi da decenni e che metà delle risorse del salario accessorio sono destinate a produttività, proprio quello che invece contestiamo noi da tempo, chiedendo la stabilizzazione dell’incentivo, perché il fondo è costruito anche con una parte delle risorse destinate ai rinnovi contrattuali che invece di confluire nella retribuzione tabellare hanno alimentato il fondo del salario accessorio e, quindi, l’incentivo. In definitiva sono soldi nostri che l’amministrazione tiene in ostaggio e che per restituirceli chiede un costante aumento della produttività. Per questo difendiamo con tenacia il TEP. Invece in tanti, compresa la FLP, vorrebbero assegnare l’incentivo solo ad una parte di lavoratori. Complimenti (!!!)

Infatti, c’è la parte conclusiva dell’intervista di Salvia in cui è riportato un virgolettato non smentito dalla successiva nota della FLP. Ci riferiamo al passaggio in cui Carlomagno afferma che attualmente solo una minima parte della retribuzione accessoria è legata ad obiettivi di produttività e che “praticamente tutti prendono il massimo. Fatto così non serve a nulla”. Il segretario generale della FLP di fatto rafforza le accuse dei ministeri vigilanti rispetto ad un incentivo attualmente riconosciuto a pioggia a tutti, lasciando intendere che si debba andare verso un sistema più selettivo, allineandosi in tal modo alle posizioni espresse più volte dagli organi di controllo dei ministeri e da chi continua ad attaccare i lavoratori del pubblico impiego.

Sono affermazioni che non ci stupiscono, perché conosciamo bene la vera natura della FLP, avendola sperimentata in molte amministrazioni pubbliche e anche all’interno della Commissione paritetica per la revisione del sistema di classificazione del Comparto Funzioni Centrali, dove la FLP ha come unico obiettivo quello di far passare l’Area Quadri, sorvolando del tutto sul tema del mansionismo. C’è una bella differenza tra quello che si racconta ai lavoratori, magari all’INPS, e le posizioni ufficiali assunte ai tavoli ministeriali o all’Aran. Poi arriva un’intervista a una nota testata e tutto appare più chiaro, speriamo anche ai lavoratori.