Friday i'm in love, i lati ottusi dello smart friday
FRIDAY I’M IN LOVE
I LATI OTTUSI DELLO SMART FRIDAY (PRONUNCIA INPS: FRIDÈI)
(06/24) Ad appena un mese dall’avvio della sperimentazione – in 4 sedi Inps - del cosiddetto Smart Friday, ovvero la chiusura del venerdì, ci sono già elementi sufficienti per decretarne l’inadeguatezza ed il fallimento.
Pare che i tanto decantati risparmi sulle spese di gestione – il cui possibile parziale utilizzo a favore del fondo incentivante dei lavoratori è comunque tutto da dimostrare - siano molto inferiori alle attese. Ma questo è il meno: sono i “danni collaterali” ad essere dirompenti.
C’è chi sostiene che l’adesione al progetto sia quasi unanime da parte dei lavoratori ma si tratta di un modo scorretto di presentare i dati. Infatti a coloro che avevano già aderito ad un contratto individuale di Lavoro Agile in procedura AULA non è stata data la possibilità di lavorare in presenza il venerdì e sono anzi stati obbligati a presentare una nuova domanda in cui il venerdì fosse previsto in modalità “intelligente”. Pena la revoca delle autorizzazioni in procedura P@PERLESS delle giornate di lavoro agile e il conseguente obbligo di venire a lavorare in presenza tutti i giorni. Compreso il venerdì nella sede chiusa? Più che intelligente, geniale.
Pare che ad alcuni di coloro che non avevano in precedenza stipulato alcun accordo di lavoro agile sia stato gentilmente suggerito di presentare domanda.
Gli irriducibili guastafeste hanno avuto assegnata una scrivania in una sede scelta dall’amministrazione.
Segnaliamo anche il paradosso di una sede che il venerdì è rimasta chiusa per i dipendenti dell’Istituto ma aperta per elettricisti, falegnami e muratori di ditte esterne che stanno eseguendo lavori appaltati dall’Istituto stesso, che avrebbe potuto essere chiamato a pagare i danni per inadempimento contrattuale.
Le cose sono andate peggio per i lavoratori non dipendenti dell’Inps ma che dentro l’Inps prestano la loro attività (pulizie, vigilanza, ristorazione). Come da noi previsto, alcuni sono stati posti in ferie obbligate, spostati in altre sedi con disagio logistico o obbligati ad una ristrutturazione dell’orario su 4 giorni, cosa per alcuni impossibile. I presunti risparmi si fanno sulla pelle dei lavoratori più deboli e proprio in casa dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale.
Riportiamo anche – con beneficio d’inventario – la segnalazione secondo la quale ad alcuni lavoratori, sprovvisti di ferie da utilizzare forzatamente il venerdì, sarebbe stato suggerito di mettersi in malattia. Se fosse vero, ci troveremmo di fronte al malaffare che penetra dell’Istituto e alla beffa di pagare in un altro modo – illegale – quello che ci si illudeva di risparmiare.
Rimangono ovviamente validi tutti i motivi che già prima dell’inizio della sperimentazione avevano suscitato la nostra contrarietà alla stessa, a partire dal venir meno della conciliazione tra le esigenze di lavoro e di vita privata per continuare con una surrettizia compressione del diritto ad aderire su base volontaria al lavoro agile. Principi questi ispiratori della legge 81/2017, che ha introdotto il lavoro agile stesso nel pubblico impiego.
Un panorama desolante, che ci auguriamo spinga ad un rapido ripensamento riguardo alle scelte fatte e al ripristino della regolare apertura di tutte le sedi.
A scanso di ogni equivoco, ribadiamo il pieno sostegno di USB allo strumento Smart Working. Siamo contrari solo a forzature e a fughe in avanti che vanno contro gli interessi dei lavoratori dell’Inps.
“I don't care if Monday's blue
Tuesday's grey and Wednesday too
Thursday, I don't care about you
It's Friday, I'm in love” (The Cure, 1992)