IL MALESSERE SOCIALE ESPLODE AGLI SPORTELLI DELL'INPS

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La mattina del 27 giugno una disoccupata, licenziata a gennaio scorso dopo dieci anni di lavoro, ha scelto la sede INPS di Torino Nord per manifestare il proprio malessere sociale, la propria disperazione, cospargendosi il corpo di liquido infiammabile e dandosi fuoco, convinta probabilmente di aver diritto all’indennità di disoccupazione a partire da gennaio.

Secondo quanto dichiarato dalla direzione della sede di Torino, poiché la signora dopo il licenziamento è stata in malattia fino a maggio, finché non ha riacquistato la capacità lavorativa non aveva diritto alla liquidazione della NASPI, che percepirà da giugno in poi. Bisognerebbe verificare se il Patronato INCA CGIL al quale si era rivolta le ha fornito le corrette indicazioni. Per quanto ne sappiamo tutto è accaduto in pochi istanti. La signora si è recata allo sportello e, senza dare la possibilità alla funzionaria dell’INPS di fornire alcuna risposta, ha estratto dalla borsa un flacone di alcool e si è data fuoco. L’immediato intervento di due impiegati e di un utente magrebino ha evitato un tragico epilogo.

Ormai ogni giorno nelle sedi dell’INPS il disagio sociale prende le forme della violenza nei confronti degli impiegati addetti all’informazione o, come in questo caso, dell’autolesionismo. Aggressioni verbali o con coltelli, lancio di oggetti come accaduto di recente in una sede romana, ferite infertesi da utenti disperati di fronte agli occhi increduli dei funzionari dell’ente di previdenza. E’ questa la realtà che si vive quotidianamente agli sportelli dell’INPS, dove viene riversato un malessere che deriva da riforme che hanno smantellato i diritti dei lavoratori, ridotto le prestazioni e le protezioni sociali, cancellato centinaia di migliaia di posti di lavoro nella pubblica amministrazione attraverso il blocco delle assunzioni e la spending review, mandando in crisi la macchina burocratica dello Stato.

L’Agenzia complessa di Torino Nord, dove è accaduto l’episodio che abbiamo riportato, ha circa 50 dipendenti, compreso quelli provenienti dal disciolto INPDAP. Alla Filiale di coordinamento di Roma Casilino Prenestino, dove da settimane è in atto la protesta dei dipendenti per la scarsità di personale, lavorano 78 persone. Sono uffici dove fino a qualche anno fa c’era il doppio o il triplo di personale. All’INPS, con un organico già martoriato da due interventi di spending review, mancano ad oggi 2.000 dipendenti e, nei prossimi cinque anni, altri 6.000 lasceranno il servizio per pensionamento. La situazione è drammatica e lo è ancora di più in quelle zone periferiche delle grandi città dove sono più numerose le domande di prestazioni a sostegno del reddito e di invalidità civile. C’è un serio problema di funzionamento e di tenuta dell’ente previdenziale, che continua ad assorbire competenze, come il bonus mamma o l’anticipo pensionistico (APE).

La USB da tempo chiede almeno 6.000 nuove assunzioni all’INPS nei prossimi cinque anni, per assicurare un avvio di ricambio generazionale (il 76% del personale ha più di cinquant’anni e solo lo 0,4% meno di 35 anni) e cercare di contenere la progressiva diminuzione di lavoratori. Il Governo ha di recente sbloccato la quota di turn-over relativa agli anni 2012-2014 autorizzando 683 assunzioni. Sono assolutamente insufficienti a rispondere alle reali esigenze.

Occorre trasformare la frustrazione e il malessere individuale dei cittadini utenti che quotidianamente si recano in massa all’INPS in rabbia sociale e conflitto sindacale, unendo l’interesse di chi all’INPS lavora con quello di chi dall’INPS si aspetta le necessarie prestazioni. Solo così potremo abbattere le barriere costruite con campagne mediatiche infami e rompere l’isolamento e la disgregazione di lavoratori pubblici e utenti. Invece di continuare a chiudere gli uffici territoriali, come sta avvenendo in molte regioni, accentrando il personale in poche sedi, i vertici dell’INPS dovrebbero mettere sul piatto con il Governo il proprio incarico in cambio di un adeguato e straordinario programma di assunzioni, per salvare l’INPS e la sua funzione.