IL NUOVO MODELLO INPS: LA SOPPRESSIONE DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE!

Comunicato n.13/13

Nazionale -

Il primo risultato della soppressione dell’INPDAP e dell’ENPALS è stata l’estensione (per altro già effettuata all’INPS) della chiusura del servizio di consulenza ed assistenza per la predisposizione del Mod.730 della dichiarazione dei redditi fornito gratuitamente ai pensionati, grazie alle altissime professionalità dei propri dipendenti, trasferendo oggi questa attività ed i relativi introiti nella tasche dei CAF e dei Patronati.


Ricordiamo a tutti che il Ministero delle Finanze remunerava questa attività con risorse che alimentavano il Fondo Incentivante dei lavoratori e che oggi invece rimpinguano le casse sempre più ricche delle OO.SS.  che dicono di rappresentare quegli stessi lavoratori.


Successivamente, nei rapporti con l’utenza, è venuto l’adeguamento al modello INPS, frutto di una sperimentazione organizzativa avviata nel 2009 voluta dal Presidente Mastrapasqua e dettata dalla KPMG, per cui qualsiasi richiesta di servizi deve ormai essere fatta con una “adeguata” procedura informatica.

Nonostante il rilascio degli otto caratteri alfanumerici del codice PIN (misteriosa panacea di ogni male), con il quale si fa finta di voler facilitare il rapporto con l’Ente, essa costringe di fatto la stessa utenza ad intasare i patronati ed a rivolgersi comunque agli sportelli, perché comunque non risolve il problema, facendo crescere il “business” delle società informatiche esterne che hanno ormai raggiunto il controllo totale sulle attività. Altro grande risultato ottenuto è stato quello di spazzare via le professionalità interne.


L’intervento sull’orario di lavoro, già realizzato in INPS, è stato poi esteso all’INPDAP ottenendo come  risultato immediato la chiusura degli sportelli pomeridiani, che ha costretto l’utenza INPDAP, fatta da dipendenti pubblici che la mattina lavorano, alla richiesta di permessi o ferie per poter accedere ai servizi o a semplici informazioni.


Tutto questo per proseguire nella privatizzazione della Pubblica Amministrazione, portata avanti nell’ultimo ventennio e culminata oggi nella cosiddetta spending review, che continua di fatto la politica dei tagli alle risorse umane e finanziarie dei servizi pubblici, facendo pagare la crisi economica e morale del paese a cittadini e lavoratori, che hanno maggiori necessità di uno stato sociale che funzioni.


Di questi giorni, in continuità con questo disegno imperante,  la notizia che non verranno più inviati i CUD ai pensionati, per “risparmiare” probabilmente sulle spese postali.


Il risultato? Una marea di pensionati piomberà sugli sportelli, aperti ovviamente solo la mattina, per farsi stampare (sic.!!) il CUD, costringendo la Dirigenza a spostare risorse umane dalla produzione per affrontare questa nuova emergenza.


Come se non bastasse circola poi una notizia incontrollata, che riteniamo tuttavia assolutamente plausibile, secondo la quale per rimediare al mancato completamento della banca dati INPDAP sarà inviata, naturalmente per posta (sic.!!) a tutti gli iscritti, una richiesta di verifica della propria posizione contributiva e della correttezza dei dati anagrafici.


Facile prevedere cosa succederà.


Considerato che le Pubbliche Amministrazioni non hanno mai correttamente trasmesso i dati all’INPDAP,  una marea di iscritti si rivolgerà prima alla propria amministrazione e poi agli sportelli, salvo che il CUD ai pensionati ed il completamento dei dati sulla posizione assicurativa non vengano anche questi nel frattempo trasferiti alle competenze dei CAF e dei Patronati che, in una logica di privatizzazione e smantellamento della Pubblica Amministrazione,  stanno sostituendo in tutto e per tutto quello che una volta era il compito degli Enti previdenziali.

Enti in parte già soppressi e destinati a scomparire del tutto quando si obbligheranno i lavoratori del comparto a trasferire la propria liquidazione alla Previdenza Complementare ed ai Fondi Pensione. Altrimenti che fine fa il fondo SIRIO?