IL SOLITO TOPOLINO

Comunicato n. 44/08

Roma -

Alla vigilia del Forum di alto livello sull’efficacia degli aiuti svoltosi ad Accra, in Ghana, circa un mese fa, la mannaia del ministro Tremonti si è ancora una volta abbattuta sul capitolo di spesa relativo agli aiuti ai Paesi poveri.

La proposta fatta dal governo Berlusconi con la Finanziaria del prossimo anno prevede infatti di dimezzare le risorse per la cooperazione internazionale, senza troppe storie.

 

Un taglio del 50% che a questo punto consolida il vergognoso primato dell’ Italia, oggi maglia nera dei donatori con lo 0.19% del PIL già stanziato nel 2007, surclassata solo da Grecia e Portogallo e al livello di Paesi come la Bulgaria che registrano al momento gli stessi nostri impegni, pur non avendo alle spalle periodi di crescita economica e/o di benessere di alcun tipo. Una cosa veramente indegna.

Certamente ad Accra bisognava discutere dei nuovi impegni internazionali da assumere e di come rendere più efficaci quelli già esistenti (almeno sulla carta). Ma riflettere di coerenza, partenariato, trasparenza, diritti umani, sviluppo sostenibile e sradicamento della povertà, senza considerare l’aspetto quantitativo delle risorse effettivamente disponibili ha sinceramente del ridicolo.

Considerati i tagli proposti dal governo, non era probabilmente possibile far di meglio.

 

La politica comunque perseguita dall’Italia, allineata all’Unione Europea, rimane quella di una cooperazione internazionale impostata solo sul breve periodo, asfittica e senza respiro, reticente ed assistenzialista. Una politica che non porta da nessuna parte.

 

Finora i nostri parlamentari sia di maggioranza che dell’opposizione hanno stranamente difeso il lavoro della precedente legislatura, addirittura sbandierando la convergenza sulle finalità e i grandi obiettivi. Il che potrebbe essere inteso come un buon segno.

 

Tuttavia, al di là delle pie intenzioni e delle dichiarazioni di rito, il risultato di questo dibattito politico sulla cooperazione rischia di essere sempre lo stesso: parole vuote di contenuto, smentite dai fatti e dalle scelte concrete.

Ora che il Parlamento dovrà valutare e si spera anche correggere sostanzialmente la Finanziaria proposta dal governo, bisognerà essere coerenti. Tutti indistintamente.

 

Altrimenti che senso avrebbe ricominciare l’annoso dibattito sulla riforma delle legge sulla cooperazione, poiché non c’è peggior cosa che una legislazione magari di grande levatura, ma che non abbia poi in realtà i mezzi per la sua implementazione.  

 

Dopo 14 anni di dibattito, 5 governi succedutisi al potere, svariate proposte e reiterati tentativi di riformare la legge 49 non vorremmo ancora una volta assistere all’ennesima montagna che faticosamente partorisce il solito topolino.

 

 

 

Coordinamento regionale RdB-CUB INPS Lazio