INPS E SINDACATI COMPLICI RIFANNO IL TRUCCO ALLE POSIZIONI ORGANIZZATIVE. Il RISULTATO È COMUNQUE INACCETTABILE
(114/21) Il tavolo nazionale del 28 settembre ha discusso nuovamente i criteri di attribuzione delle Posizioni Organizzative, sui quali l’Amministrazione ascolta di malavoglia i sindacati e poi fa come le pare. D’altra parte, i motivi di disaccordo tra i firmatari del pessimo CCNI 20-21 e la delegazione datoriale sono di dettaglio. Qualche piccolo aggiustamento rispetto alla riunione precedente c’è stato ma è l’impianto complessivo che resta inaccettabile.
La madre di tutte le magagne è la modalità di finanziamento delle posizioni organizzative a carico del Fondo incentivante di tutti i lavoratori, un inaccettabile scippo che grava soprattutto sulle spalle dei lavoratori delle aree A e B, peggio pagati ed esclusi dall’accesso alle indennità.
CGIL CISL UIL e CONFSAL UNSA si trincerano sempre dietro la previsione del CCNL, sostenendo che non si possa fare altrimenti, ma anche al tavolo con l’Aran si rifiutano di modificare la norma. L’Amministrazione si frega le mani e grazie a una presunta controparte così compiacente finanzia l’organizzazione del lavoro con i soldi dei lavoratori.
Sosteniamo da anni che il numero delle posizioni organizzative deve essere pari alle necessità organizzative, né più né meno, eppure continuano ad esserci situazioni inaccettabili. Abbiamo chiesto da tempo il ritorno delle Agenzie Complesse a Sedi dirigenziali, o almeno il finanziamento di quegli incarichi attraverso il Fondo della dirigenza o il bilancio dell’Istituto. C’è poi il caso dei responsabili di team senza personale da coordinare, situazione standardizzata per i responsabili di sviluppo professionale, e lo scandalo delle elevate professionalità, pagatissime e riservate alla direzione generale.
Aggiungiamo a questo una modalità di selezione fintamente selettiva ma di fatto del tutto discrezionale, con il 65% del punteggio attribuito attraverso il colloquio. I dirigenti di fatto scelgono chi vogliono, con grande rischio di consociativismo e clientelismo, senza neppure prendersene la responsabilità e nascondendosi dietro il criterio selettivo.
In questo sconsolante panorama vedere presunti rappresentanti di tutti i lavoratori disquisire di mezzo punto in più o in meno da attribuire a un criterio è desolante. Per loro fortuna le riunioni del tavolo nazionale non sono pubbliche e nemmeno ne viene stilato un verbale. Ne uscirebbero a pezzi.
Infine, una considerazione. La revisione delle posizioni organizzative fa parte del processo di riorganizzazione messo in atto con il “Reassessment”, da un direttore generale che è ad un passo dalla fine del proprio mandato e che lascerà un’eredità pesante in termini di organizzazione a chi verrà dopo. Anche solo per questo riteniamo giusto che si sarebbe dovuto soprassedere all’intero processo di riorganizzazione.