L’AMMINISTRAZIONE RISPONDE NO A TUTTO LO SPORTELLO IN PRESENZA DIVENTA ATTIVITA’ INDIFFERIBILE
(139/20) Lo sportello in presenza dovrà essere assicurato in tutte le regioni, comprese quelle inserite in fascia rossa, quelle per intenderci in cui il pericolo di diffusione del virus SARS-Cov-2 è più elevato che altrove: Piemonte, Lombardia, Valle d’Aosta e Calabria. Questo è uno dei punti chiave del messaggio Hermes N. 4149 a firma della direttrice generale dell’INPS e pubblicato nella tarda mattinata di domenica 8 novembre.
La posizione dell’amministrazione centrale era stata già chiarita nell’incontro in call conference convocato lo scorso 5 novembre per affrontare i contenuti del DPCM del 3 novembre. In quell’occasione la direttrice generale aveva posto dei paletti non modificabili che interessavano tutto il territorio nazionale, indipendentemente dalla classificazione in fasce di gravità rispetto alla diffusione del virus SARS-Cov-2, elencando le attività indifferibili:
- Sportello in presenza in tutto il territorio nazionale;
- Visite fiscali;
- CML aperti per smaltimento invalidità civile;
- Presidio delle aree manageriali.
L’amministrazione, inoltre, aveva anticipato che non avrebbe dato indicazioni rispetto alla percentuale di smart working da autorizzare, lasciando ai dirigenti territoriali, come poi ha fatto con il messaggio richiamato in precedenza, l’onere di organizzare la presenza in servizio e la modulazione del lavoro agile. Uno scaricabarile che produrrà effetti diversificati da territorio a territorio e addirittura all’interno della direzione generale.
Nel nostro intervento abbiamo innanzitutto chiesto l’invio dei dati relativi al monitoraggio dell’accordo del 3 giugno, come promesso dall’amministrazione centrale, ribadendo le richieste che avevamo riportato nel nostro volantino del 5 novembre:
1. Smart working generalizzato per l’intero orario di lavoro settimanale, ad eccezione delle attività indifferibili da svolgere a rotazione;
2. Sospensione dell’attività di sportello in presenza in tutto il territorio nazionale;
3. Implementazione delle modalità alternative allo sportello in presenza, da svolgersi sempre a rotazione;
4. Assegnazione di attività formativa a distanza a chi è assegnato ad attività non effettuabili da remoto;
5. Distribuzione a tutto il personale di apparecchiature informatiche portatili;
6. Assegnazione a tutto il personale di SIM dati per la navigazione da remoto;
7. Riconoscimento del buono pasto in lavoro agile.
A questi punti ne abbiamo aggiunti altri:
A. Convenzioni per l’effettuazione di tamponi rapidi per favorire una tempestiva individuazione della positività al virus e una pronta sanificazione dei locali;
B. Ritiro delle prime mascherine distribuite al personale e ritenute non idonee, consegna di mascherine chirurgiche certificate;
C. Implementazione del servizio di pulizia delle sedi;
D. Certificazione più chiara del medico competente rispetto alla fragilità del lavoratore.
L’amministrazione ha ribadito la decisione di non riconoscere il buono pasto dal 15 settembre scorso finché il legislatore non metterà ordine tra le norme. Il direttore centrale organizzazione e comunicazione ha riferito che la sperimentazione di web meeting per lo sportello da remoto sta proseguendo ed entro l’anno coprirà l’intero territorio nazionale. Il coordinatore generale medico legale ha informato che sarà chiesto ai cittadini il materiale sanitario per poter definire le prime visite o quelle di verifica agli atti, evitando che l’interessato sia costretto a recarsi in sede. Nel periodo di lockdown già oltre 100.000 domande sono state gestite sulla base della documentazione prodotta.
Nel complesso un incontro e un successivo messaggio Hermes insoddisfacenti, che non colgono affatto i contenuti del DPCM del 3 novembre. Ci stiamo organizzando per reagire adeguatamente, tenendo conto dei limiti imposti dall’attuale fase emergenziale.