Lazio. FORMAZIONE QUESTA SCONOSCIUTA

Comunicato n.22/13

Roma -

Non più tardi di 45 giorni fa, il neo responsabile dell’area formazione e sviluppo delle competenze dottor Caridi fresco di nomina illustrava, nel corso della video conferenza di presentazione, l’ambizioso progetto sulla “integrazione possibile” mettendo in particolare la formazione al centro di ogni ipotesi di avanzamento. La cosiddetta strategia dei “vasi comunicanti” prevedeva inizialmente pacchetti formativi appositamente predisposti sulle gestioni pubblica e privata, percorso “on the job” rivolto al personale e ultimo step la formazione di tipo relazionale. Dopo gli incontri definiti molto costruttivi di Bologna e Bari, su pianificazione ed organizzazione, l’odierna riunione della commissione formazione ha riguardato l’analisi dei fabbisogni, l’allocazione delle risorse ed i profili, di livello regionale. La precisa esposizione della dottoressa Palombella ha fornito nuovi chiarimenti ed ulteriori indicazioni sul progetto formativo (di cui al messaggio in Hermes n. 011317 del 12.07.2013) da realizzare con la formazione d’aula, “on the job” ed infine con un percorso formativo trasversale che dovrebbe coinvolgere proprio tutti i colleghi. Considerate le recenti e comunque deleterie esperienze in cui la formazione si è di fatto risolta in un semplice affiancamento imposto dai vertici (peraltro molto spesso svolto in trincea), il fattivo ed auspicato coinvolgimento del personale interessato rappresenta al momento una vera e propria chimera. E se poi lo scopo recondito dovesse essere esclusivamente quello di verificare, attraverso il controllo di gestione, non tanto i complessivi miglioramenti quanto la solita produzione, ebbene allora avremmo mancato una decisiva occasione. In questo delicato frangente, sicuramente la logistica rappresenterà un fattore preponderante perché, com’è stato giustamente rilevato, in un unico ambiente si fa più facilmente squadra. Resta il fatto che bisognerà riprogrammare tutto il personale su base formativa prestando attenzione alle professionalità in uscita. Le indicazioni che saranno fornite dall’amministrazione, a partire dalla seconda fase, dovranno ovviamente essere univoche, con percorsi formativi differenziati che andranno fino ad un massimo di 90 giorni e copertura immediata mista per eventuali pensionamenti. Tutto ciò a patto che venga assicurata al personale la possibilità di entrare subito ed operare fattivamente in entrambe le procedure. Mentre è stato chiarito che il discente non può in alcun modo esser considerato in produzione, sul docente che “fa affiancamento e al tempo stesso lavora” così come sul fatto che al discente “possono bastare 5 giorni per essere produttivo” l’amministrazione ha avanzato eccessive semplificazioni che abbiamo rigettato. La posizione di partenza dei dipendenti verrà suddivisa in quattro livelli mentre il cosiddetto “management” verrà costituito dal dirigente la sede, dal direttore dell’agenzia, dal controler e dal responsabile dell’unità. Poi questionari verifica. Abbiamo anche chiesto che parta quanto prima un’apposita sessione formativa sulle misure elementari di sicurezza adottabili da parte dei soggetti interessati. Preso atto che dopo ben 18 mesi l’integrazione ancora non c’è né se ne ravvisa l’ombra, è comprensibile che le procedure adottate in partenza siano dell’INPS (non poteva essere altrimenti), ma se non si cambia in fretta registro e si tiene conto delle differenti realtà, il principio dei vasi comunicanti non potrà reggere.    

Roma, 15 luglio 2013    

Coordinamento Regionale USB INPS Lazio