LINEE GUIDA PER ARGINARE LO SFASCIO

Comunicato n. 27/11

Roma -

Al di là delle solite roboanti campagne di pubblicità regresso, secondo le quali il Lazio sarebbe entrato durante l’estate nella ristretta cerchia delle regioni al top delle posizioni nazionali in materia di produttività (per cui ci aspettiamo adesso i compensi), la caduta della qualità intrinseca dei servizi è evidente, così come il caos provocato dalla riorganizzazione in atto al front line, con le innumerevoli e palesi criticità sottaciute, rinviate o nascoste per ovvi motivi propagandistici. Di questo stanno facendo oggi inequivocabilmente le spese personale interno e utenza, con buona pace di quanti si illudevano di garantire un servizio migliore. Le interminabili file di utenti inferociti allo sportello che, dopo lunghe ed inutili attese, scoprono di dover prendere un appuntamento per avere le informazioni necessarie, nonché i colleghi costretti pericolosamente a subire proteste, insulti e aggressioni causati da questo sistema fallimentare testimoniano tutto ciò, col mirabile risultato di minare alla base la fiducia già precaria tra INPS ed utenza.

Al solito “verbalino” sottoscritto circa 2 mesi or sono, per ratificare improbabili linee guida (firmo dunque sono), è necessario perciò contrapporre al più presto un argine, tenendo presente che il primo step di verifica su tutto quanto ci sta sommergendo è stato concordato a livello regionale al prossimo 30 settembre. Nel contempo, considerata l’estrema disomogeneità riscontrata sul territorio, ci sembra utile rammentare le nostre linee guida, al fine di uniformare iniziative e comportamenti, partendo da richieste formali semplici, ma basilari:             

  • copia del verbale degli incontri effettuati in tema di riorganizzazione;       
  • carenza organica alla data odierna;        
  • carichi di lavoro;       
  • status della formazione e della telematizzazione in corso;
  • obbligo di assicurare la tutela della sicurezza e della salute negli uffici;       
  • criteri comunque condivisi in caso di spostamento di personale;       
  • ordine di servizio specifico dal quale risultino gli eventuali spostamenti;       
  • benessere organizzativo sancito dal recente CCNI 2010;
  • attestazione delle competenze per il personale delle aree A e B;        
  • stress da lavoro correlato alla riorganizzazione in atto.

Poiché la tendenza è quella di non produrre comunque verbali per mancanza di tempo (in realtà, per evitare problemi e contestazioni), la nostra priorità resta quella di arginare lo sfascio, facendo anche emergere eventuali responsabilità.

Fin quando l’amministrazione porterà avanti forzatamente una riorganizzazione a prescindere, privilegiando aride e fasulle statistiche al rapporto prioritario con le persone, sfornando numeri senza senso nell’ottica di una produttività ormai desueta, il nostro compito sarà quello di arginare (per quel che è possibile) uno sfascio al quale non ci rassegniamo per tutelare i colleghi e difendere l’Istituto. Risulta infatti innegabile che la riorganizzazione ha acuito problemi già esistenti creandone peraltro di nuovi e senza migliorare affatto i servizi resi all’utenza, che pure si proponeva di voler salvaguardare. Essa, in realtà, sta creando tutte le indispensabili premesse, atte in futuro a giustificare scelte di privatizzazione.