MOBILITA' INTERENTE: CHE DETERMINAZIONE!!!
comunicato n.10/06
Nei giorni scorsi, per posta elettronica, abbiamo ricevuto dall’Amministrazione una lista di nominativi che transiteranno all’INPS tramite la mobilità interenti. L’ultima immissione di personale proveniente da altri enti era stata fatta nel luglio del 2004 per coprire le sempre più cospicue carenze di organico. Non si può dire la stessa cosa della determinazione di questi giorni, che a tutti gli effetti può ritenersi una vera e propria manovra politico-clientelare.
La determinazione del Direttore Generale, sostenuta e, probabilmente, voluta dallo stesso CdA, prevede l’ingresso di ben 273 unità, di cui 29 nell’area A, 190 in quella B e 54 nell’area C ed è stata effettuata disinteressandosi sia della necessità prioritaria della stabilizzazione dei lavoratori precari che degli effetti negativi sulle prossime selezioni concorsuali interne.
L’Amministrazione, in incontri puramente interlocutori, ci aveva assicurato che la nuova mobilità interenti sarebbe stata contenuta nei numeri, ed utilizzata esclusivamente per supplire alle carenze delle sedi del nord; invece dall’elenco risulta esattamente il contrario, poco al Nord e tanto a regioni del centro come il Lazio (55 unità) e del sud come la Sicilia (45 unità); un ulteriore segnale della scarsa considerazione dell’Amministrazione nei confronti del personale in servizio, in quanto vengono trascurate le singole aspettative di parecchi colleghi, che, per mancanza di personale, si vedono ancora una volta respinte le legittime richieste di trasferimento o di assegnazione dalle sedi del nord a quelle del centro sud.
E poi che dire della determinazione datata addirittura 21 dicembre 2005 quando è stata consegnata ai sindacati soltanto a fine febbraio? C’era forse da salvare qualcuno che avrebbe superato il limite d’età previsto dai criteri?
Ancora una volta il sindacato è stato ignorato su un’ importante questione direttamente collegata agli organici dell’ente, alla progressione di carriera, all’organizzazione del lavoro. Un nuovo segnale negativo sul modo in cui si vuole continuare a governare l’ente, del quale avremmo fatto volentieri a meno.