NEL 2018 USB NON FIRMO’ IL CCNL PER L’AUMENTO INADEGUATO OGGI SE NE ACCORGONO ANCHE CGIL-CISL-UIL
(127/20) Ci ricordiamo bene come andò il rinnovo del contratto collettivo 2016-2018 perché eravamo presenti al tavolo all’Aran. Dopo dieci anni di blocco della contrattazione si volle raggiungere a tutti i costi l’accordo in pochi giorni, a ridosso delle festività natalizie del 2017, accettando un aumento contrattuale che non copriva neanche il 50% dell’inflazione registrata negli anni in cui la contrattazione era rimasta ferma e rinviando la definizione del sistema di classificazione ai lavori di una commissione paritetica.
USB non firmò il contratto pagandone immediatamente le conseguenze. Infatti fummo estromessi dai tavoli di contrattazione integrativa perché una norma infame del CCNL ( l’art. 7, comma 3) prevede che le organizzazioni sindacali che non sottoscrivono il contratto collettivo non possono partecipare alla contrattazione integrativa di posto di lavoro. All’INPS siamo rimasti per due anni fuori dei tavoli, finché non siamo stati costretti a firmare il CCNL delle Funzioni Centrali in piena emergenza epidemiologica per contribuire alla salvaguardia della sicurezza e della salute dei lavoratori. Resta tuttavia intatto il nostro giudizio verso quel contratto.
Oggi scopriamo che CGIL-CISL-UIL, anche se a distanza di tre anni, si sono ravveduti ed hanno scoperto che quel contratto non ha restituito ai lavoratori quello che gli era stato negato nei dieci anni precedenti e chiedono con una nota del 19 ottobre c.a. inviata alla Ministra Dadone che siano incrementate le risorse stanziate per il rinnovo del contratto 2019-2021, perché la crescita delle retribuzioni dei lavoratori pubblici dal 2010 ad oggi “…si è sostanzialmente arrestata…”. Benvenuti nella realtà quotidiana anche se con qualche anno di ritardo.
Ci sono nodi che vanno affrontati e per i quali c’è bisogno di risorse economiche più consistenti di quelle finora stanziate: restituire ai lavoratori l’inflazione maturata dal 2010 ed assicurare un congruo aumento retributivo, al netto dell’incremento contrattuale del 2018; finanziare un nuovo sistema di classificazione maggiormente coerente con le realtà organizzative delle amministrazioni pubbliche; togliere il limite alla costituzione dei Fondi di ente. Il prossimo CCNL non può essere l’ennesima fregatura per i lavoratori pubblici.