NON E’ LA USB A RITARDARE I PASSAGGI VERTICALI

Roma -

(91/20)  Come al solito sta a noi raccontare come stanno realmente le cose, senza demagogia o attacchi strumentali a qualcuno. La pubblicazione dei bandi delle selezioni per i passaggi di area, prevista ufficiosamente per il prossimo 22 luglio, rischia di slittare non per quanto evidenziato dalla USB nel recente volantino riguardante i contenuti delle Determinazioni N. 184/2019 e N. 24/2020, ma per i rilievi mossi dalla Ragioneria Generale dello Stato al Piano dei Fabbisogni INPS in corso di verifica presso i ministeri vigilanti. All’interno di quel piano ci sono anche le autorizzazioni ai passaggi per il 2020. L’amministrazione centrale ha predisposto una nota per il Ministero dell’Economia e si resta fiduciosi in un rapido riscontro degli uffici interessati.

Questi sono i fatti per come si stanno sviluppando. Qualora dovesse ritardare la risposta del ministero, la USB torna a sollecitare l’emanazione dei bandi entro il corrente mese con i posti già autorizzati fino al 2019. Successivamente tali numeri potranno essere integrati con le ulteriori autorizzazioni e procedere allo scorrimento delle graduatorie. L’amministrazione ha già predisposto i bandi ed è pronta a pubblicare le banche dati dei test. La macchina organizzativa, quindi, non dovrebbe subire ulteriori rallentamenti.

Quello che la USB ha rilevato nel recente volantino è la discutibile scelta di penalizzare i lavoratori che hanno il titolo di studio minimo per la partecipazione alle selezioni. Le Determinazioni N. 184/2019 e N. 24/2020 producono due effetti negativi a parere della USB:

- alimentano il contenzioso di chi non ha il titolo di studio richiesto per la partecipazione alle selezioni perché dichiarano di ammettere con riserva  coloro che hanno incardinato un ricorso giudiziario in materia di inquadramento (ad esempio gli idonei delle vecchie graduatorie);

- penalizzano i concorrenti in possesso del titolo di studio minimo per la partecipazione alle selezioni che non possono vantare un’idoneità nelle vecchie graduatorie (per esempio gli ex CFL), in quanto non viene riconosciuto loro alcun punteggio per il titolo di studio e non possono ottenere neanche i 3 punti assegnati alle idoneità.

Per evitare disparità di trattamento e discriminazioni tutti gli idonei delle vecchie graduatorie che non posseggono il titolo di studio richiesto per la partecipazione alle selezioni dovrebbero immediatamente presentare ricorso al Giudice del Lavoro (sobbarcandosi spese legali e con esiti alquanto incerti), mentre bisognerebbe riconoscere a chi è in possesso del titolo di studio minimo richiesto dalle selezioni (diploma di scuola di secondo livello per il passaggio all’Area B e laurea triennale per il passaggio all’Area C) almeno i 3 punti assegnati per l’idoneità nelle vecchie graduatorie, elevando proporzionalmente il punteggio dei titoli di studio superiori, arrivando così a riconoscere 10 punti per la laurea vecchio ordinamento, specialistica, magistrale in materie giuridiche ed economiche.

In questo modo si riequilibrerebbe una situazione in qualche modo già compromessa, che espone i futuri bandi ad un contenzioso che potrebbe avere ripercussioni negative sull’esito delle graduatorie. E’ stato fatto un pasticcio ed ora bisogna porgli rimedio nel modo più indolore possibile e senza accumulare ulteriori ritardi. Se c’è la volontà del presidente e del cda d’intervenire, lo si può fare entro il 24 luglio, per poi pubblicare i bandi e le banche dati dei test lunedì 27 luglio.

Se invece si preferisce lasciare le cose come stanno ognuno si assumerà le proprie responsabilità rispetto alle scelte assunte. Non è certo con queste selezioni che si risolve il mansionismo, perché non riusciranno a transitare all’area superiore neanche tutti quelli che hanno il titolo di studio richiesto, fuiguriamoci gli altri. Si stanno prendendo in giro i lavoratori e gli organi dell’INPS si stanno prestando al gioco di sindacati e comitati vari che, invece di costruire un percorso di lotta che costringa il Governo e il Parlamento a porre rimedio all’ingiustizia del mansionismo, mettono in piedi ricorsifici lucrando sui bisogni dei lavoratori. USB non ha mai abbandonato la lotta al mansionismo e la continuerà in tutti gli ambiti, a cominciare dal tavolo all’Aran, dove tutti gli altri sindacati sembrano più interessati a ritagliare percorsi di carriera per gli apicali dell’Area C, per le posizioni direttive e organizzative, piuttosto che cercare di risolvere un’ingiustizia determinata anche dalle loro scelte contrattuali.