NON E’ SOLO QUESTIONE DI PROMOZIONI, RIMOZIONI E VENDETTE IN BALLO C’E’ LA TENUTA DELL’INPS
(122/19)
La rotazione pressoché completa degli incarichi dirigenziali di prima fascia, decisa dal presidente e dalla direttrice generale, ha provocato l’immediata reazione di una parte dei dirigenti che si sono sentiti penalizzati, mentre preoccupazione per gli assetti generali è stata espressa dal presidente del CIV dell’INPS. Anche i partiti di governo sono in difficoltà perché si trovano a gestire il blitz di Tridico e Di Michele con i consiglieri d’amministrazione che attendono solo l’ufficializzazione della loro nomina per scendere in pista. Questo almeno stando alle notizie riportate da testate giornalistiche nazionali.
Sarebbero una decina i dirigenti pronti ad impugnare l’interpello per cercare di farsi valere in tribunale. Presidente e direttrice generale nei mesi scorsi hanno più volte invitato la dirigenza dell’Istituto e le rappresentanze dei lavoratori ad una generale pacificazione, per superare le asperità ed i veleni che da anni condizionano la funzionalità dell’INPS, salvo poi essere loro stessi i primi a dar fuoco alle polveri con un rimescolamento generale degli incarichi i cui criteri non risultano chiari. Sembra quasi che il motto del Movimento 5 Stelle dell’uno vale uno all’INPS sia stato tradotto nell’uno vale l’altro, viste le nomine appena varate ed il complessivo valzer di poltrone che ha svilito criteri per noi fondamentali come competenza ed esperienza.
Non è tanto il destino del singolo dirigente che ci interessa o ci preoccupa quanto la tenuta generale dell’Istituto. Abbiamo sofferto per quattro anni gli effetti del mandato di Boeri, anni nei quali si è privilegiato lo storytelling rispetto alla sostanza, la vetrina mediatica individuale invece dell’efficienza collettiva. Gli strascichi lasciati sono pesanti. Ci eravamo illusi che la presidenza Tridico potesse rappresentare una vera svolta nella recente storia dell’Istituto, con la possibilità di aprire una stagione in cui assicurare finalmente trasparenza, pari opportunità per tutti, superamento delle logiche clientelari e massima attenzione alla funzionalità dell’INPS. Ci troviamo invece in tutt’altra situazione, caratterizzata da dilettantismo, cordate di dirigenti che agiscono quasi fossero un ente nell’ente, vendette consumate con una disinvoltura incurante degli effetti sull’attività generale. La precipitazione nel varare questa riorganizzazione è inspiegabile: perché queste nomine in tutta fretta, senza attendere l’insediamento del CdA, ed addirittura in anticipo rispetto a quel 1° gennaio 2020, data indicata in più occasioni da Tridico come quella da cui far partire la riorganizzazione?
Dalla stampa si apprende che tra i dirigenti di prima fascia dell’INPS ci sarebbe chi è diventato dirigente pur non avendo i titoli necessari, ci sarebbero poi condannati per peculato ed altri con processi in corso. Continuando di questo passo al posto della vigilanza bisognerà mettere le guardie carcerarie. Ci troviamo di fronte ad un contesto inquietante e chiediamo sia fatta la massima chiarezza rispetto a quanto evidenziato sulla stampa. Ci aspettiamo che il presidente intervenga personalmente per squarciare il velo su ogni possibile comportamento opaco a livello istituzionale interno. I lavoratori delle aree A-B-C se nei due anni precedenti alle selezioni interne ricevono sanzioni disciplinari comportanti la sospensione dal servizio sono esclusi dai bandi: perché per i dirigenti devono valere regole diverse? Torniamo ancora una volta a sottolineare la necessità che la classe dirigente sia di esempio nei confronti del personale: non è possibile tollerare o addirittura favorire privilegi di casta. Si correggano immediatamente tali storture.
Solo quando saranno finalmente garantite equità e trasparenza il presidente potrà tornare a parlare di pacificazione, fino a quel momento taccia e riconsideri le scelte fatte, evitando, se possibile, l’ipocrisia degli auguri di buon lavoro e del richiamo al “volemose bene” contenuta nella missiva indirizzata questa mattina ai dirigenti di prima fascia. Coerentemente agli interventi sugli assetti organizzativi dell’ente probabilmente andavano rivisti alcuni incarichi, ma un intervento generalizzato come quello deciso da Tridico e Di Michele non trova giustificazione e genera un forte allarme sulla tenuta dell’Istituto. Ribadiamo ancora una volta che prima di mettere mano all’organizzazione delle direzioni centrali era necessario modificare l’organizzazione del lavoro e restituire slancio all’attività generale. Lasciare poi in vita le direzioni di coordinamento metropolitano di Roma, Milano e Napoli è stato veramente scandaloso.