OPI… OPS! L’INUTILITA’ DELL’ORGANISMO PARITETICO PER L’INNOVAZIONE

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 (152/20)  L’inutilità dell’organismo paritetico per l’innovazione ci era chiara fin dalla firma del contratto collettivo nazionale di lavoro 2016-2018, che all’art. 6 ha previsto l’istituzione nelle amministrazioni del comparto di questa “modalità relazionale finalizzata al coinvolgimento partecipativo” delle organizzazioni sindacali firmatarie del contratto. Né contrattazione, né confronto, bensì modalità relazionale, una specie di appuntamento per il tè con contorno di chiacchiere più o meno interessanti. Questo il grande risultato strappato alla riforma Brunetta dalle organizzazioni sindacali concertative.

La riunione dell’OPI dello scorso 25 novembre ha evidenziato tutti i limiti di questa modalità relazionale. Primo tema in discussione il varo di un nuovo documento sulla funzione della Formazione, con l’intento di superare la Circolare n. 143 del 2 agosto 2002. In testo da esaminare, arrivatoci ventiquattro ore prima, destina molto spazio alla figura del Responsabile dello sviluppo professionale, che sostituirà il Responsabile di team di sviluppo professionale. La differenza? La nuova circolare sancirà che si può essere titolari di posizione organizzativa senza la necessità di avere collaboratori, una pratica già ampiamente in uso in direzione generale. E io pago, direbbe Totò. Sì, perché le posizioni organizzative le continuiamo a finanziare tutti noi con le risorse del Fondo per la contrattazione integrativa. Da tempo sosteniamo che l’organizzazione del lavoro debba essere a carico del bilancio di ente ma restiamo isolati e inascoltati.

Abbiamo seguito con interesse le dotte dissertazioni sulla Formazione nelle sue diverse declinazioni sciorinate dai rappresentanti sindacali in seno all’organismo paritetico. Ah, fosse almeno peripatetico questo organismo si potrebbe financo filosofeggiare ed invece oltre che paritetico è anche patetico. Ma tant’è, ci tocca questa condanna. E dopo tante belle parole spese pensate resti qualcosa? Macché, la circolare è bell’e pronta, solo che ne presentano una parte per non appesantire la digestione e il passaggio del testo in OPI è più formale che sostanziale. Se davvero si volesse un confronto serio e costruttivo i documenti dovrebbero essere trasmessi completi e con adeguato anticipo per avere almeno il tempo di una riflessione interna al sindacato. Ma il circo Barnum ha le sue regole, sempre più rigide, e guai ad infrangerle. Rischiando, ma a noi il rischio piace, abbiamo proposto che i Responsabili dello sviluppo professionale siano cercati tra tutto il personale che abbia i titoli richiesti e non solo tra quello di direzione generale, direzione regionale e di coordinamento metropolitano. Comprendiamo che per certi palati fini è un azzardo, così come siamo consapevoli che risulti indigesto il nostro appunto sul numero elevato di funzioni di RSP previste in direzione generale rispetto ai territori.

Secondo argomento all’ordine del giorno l’incremento del numero di progetti ad alto   contenuto tecnologico, che da 32 dovrebbero passare a 40. Tutti concordi tranne due organizzazioni sindacali che hanno chiesto maggiori approfondimenti. Noi abbiamo condizionato il nostro assenso al processo d’internalizzazione dell’informatica: se i nuovi progetti sono utili a perseguire l’obiettivo complessivo di riportare all’interno dell’INPS il governo e la gestione dell’attività informatica, contenendo il ruolo delle società esterne, bene, il nostro appoggio è garantito. Resta il nodo delle risorse economiche, perché tali progetti, che corrispondono alle elevate responsabilità per il profilo amministrativo, sono finanziati dal Fondo per la contrattazione integrativa, ad oggi soggetto al tetto di spesa del 2016.

Come abbiamo riportato in un nostro volantino ieri, nella riunione dell’osservatorio paritetico per l’innovazione abbiamo lamentato l’assenza di attenzione da parte dell’amministrazione centrale alla nostra richiesta d’inserire all’ordine del giorno anche la discussione sugli ecocert della gestione pubblica da rilasciare entro il prossimo 31 dicembre. Nel corso della riunione dell’OPI abbiamo sottolineato l’assenza di risposta da parte dell’amministrazione centrale alle nostre richieste, ma è stato come parlare al muro. OPI… OPS!