Ops, ci è sfuggito un articolo!
Pubblichiamo un un articolo nel quale si dà notizia della sentenza con la quale il Tribunale di Roma ha respinto la richiesta di reintegra presentata dall’ex capo del personale dell’INPS, articolo che non è stato pubblicato nelle Web News dell’INPS.
Come mai? Il nome dell’ente è citato per ben tredici volte nel testo, eppure è “sfuggito” alla pesca automatica che sembra sia il metodo adottato dalla società esterna che gestisce il servizio di ricerca, per conto dell’INPS, degli articoli sulle testate giornalistiche on-line.
Tuttavia abbiamo notato come non sfuggano alle maglie della società esterna gli articoli che parlano della dittatura fascista di Mussolini come di una parentesi rosa nella storia del Paese e del confino a cui furono spediti gli oppositori del regime come di una villeggiatura, oppure, ancora, del brutale assassinio di Matteotti come di un incidente.
Tutta questa immondizia giornalistica continua a trovare ampio spazio nelle Web News pubblicate sull’intranet dell’INPS, anche dopo la nostra denuncia.
Si vedano le notizie pubblicate nelle Web News dei giorni 18/28/29 gennaio e 2/8 febbraio. Le responsabilità del capo ufficio stampa dell’INPS ci sono tutte ed è un’indecenza che tutto questo accada in un ente pubblico, per giunta del prestigio dell’INPS. Su tale questione torneremo nei prossimi giorni.
USB PUBBLICO IMPIEGO INPS
13 febbraio 2013 - Globalist Syndacation (Popoff)
L'ex capo del personale dell'Inps respinto dal giudice
Il tribunale di Roma ha respinto il ricorso presentato dall'ex capo del personale dell'Inps, licenziato in tronco per un "prestito d'oro" autofirmato.
di Cinzia Gubbini
Il licenziamento senza preavviso? E' una misura proporzionata alla gravità dell'addebito. Lo ha stabilito il tribunale di Roma, giudice Francesca Romana Pucci, a proposito dell'ex capo del personale dell'Inps, licenziato in tronco.Toma è stato "cacciato" l'11 ottobre scorso.
Il prestito d'oro. La storia finì su tutti i giornali: l'ex dirigente aveva chiesto un mega prestito (circa 155 mila euro) all'Ente previdenziale, auto-approvandoselo, e compiendo tutta una serie di irregolarità. Ma non solo. Aveva anche cercato di "fare fuori" chi quelle irregolarità le aveva denunciate permettendo - almeno stando alla versione "ufficiale" dell'Inps - a tutta la dirigenza di venirlo a sapere: il sindacato Usb. Erano stati infatti proprio i sindacalisti dell'Usb a raccontare in due comuniati quanto stava accadendo: e cioè che il capo del personale Ciro Toma, con cui il sindacato aveva già avuto parecchi "screzi", non era poi così "duro" quando doveva fare i propri comodi. La dimostrazione stava proprio nelle voci che giravano circa il "prestito d'oro" auto-firmato da Toma. L'ex capo del personale "incartò e portò a casa"? Neanche per idea. Decise invece di avviare una procedura disciplinare contro i sindacalisti, che dovettero presentarsi di fronte alla Commissione disciplinare per difendersi. Fu quel gesto a "scoperchiare" il pentolone e a far sì che la stampa venisse a conoscenza di tutta la storia. L'Inps assicurò che un'indagine era in corso e a ottobre la notizia: a essere licenziato invece dei sindacalisti era Toma.
Ricorso d'urgenza. Ma Ciro Toma non si è dato per vinto e ha fatto ricorso d'urgenza al tribunale di Roma. Gli argomenti presentati dai legali per contestare il licenziamento sono stati di ordine strettamente procedurale: l'Inps non avrebbe rispettato il termine di 120 giorni e avrebbe adottato una procedura "snella" per decidere il licenziamento applicata solitamente a chi viene punito solo con una pena pecuniaria. Il giudice ha respinto entrambe le motivazioni presentate dal legale di Toma: l'Inps ha adottato le procedure adatte al caso.
Comportamenti scorretti. Ma non solo, il giudice spiega nel dettaglio perché e entra nel merito giudicando in modo piuttosto duro l'operato dell'ex capo del personale. A Toma vengono contestati diversi atti. Il primo, il principale, riguarda ovviamente la richiesta del famoso prestito (ai dipendenti dell'Ente sono concessi a un tasso agevolato ma dietro precisi criteri) ma oltre a questo, l'ex dirigente ha agito in varie circostanze senza rapportarsi con i vertici dell'Inps. Anche la concessione del prestito è stata autodecisa: Toma aveva prima deciso di alzare i parametri senza avvisare praticamente nessuno e sicuramente non le rappresentanze sindacali, ma premurandosi di far cambiare i software. Poi, in base ai nuovi parametri, ha richiesto il prestito di 155 mila euro, che - decurtato dei soldi che doveva ancora restituire per un precedente prestito chiesto due anni prima - equivaleva a circa 70 mila euro. Non si possono chiedere prestiti a così breve scadenza, se non per "motivazioni urgenti". Toma decise che le sue, senza confrontarsi con nessun altro (generiche spese di riparazione della casa) erano sufficienti.
Ma non solo l'Inps contesta al dirigente di aver messo in grave imbarazzo l'Istituto perché, così facendo, la Direzione generale venne a sapere della questione solo grazie all'Usb. Pochi giorni dopo Toma rinuncerà "volontariamente" ai 70 mila euro di cui aveva urgentemente bisogno. Nel frattempo però, contesta l'Inps, insiste nel suo atteggiamento "autarchico" e avvia la sanzione disciplinare contro i sidnacalisti dell'Usb (che in un volantino lo aveva chiamato "bulletto") senza dire nulla alla dirigenza. Che quindi si trova di nuovo in imbarazzo. Insomma, incredibile ma vero, secondo quanto riportato dall'Inps, l'Usb ha a disposizione migliori fonti della Direzione generale. Ed è proprio questo ultimo atto, cioè il non aver informato la Direzione su come procedeva la questione della sanzione disciplinare contro i sindacalisti creando "disagio" alla Dirigenza che permette all'Inps, secondo il giudice, di licenziare in tronco Toma, ammesso che per tutta la storia del prestito l'Ente si sia mosso in ritardo. La conciliazione andata male. Nelle precedenti udienze il giudice aveva anche proposto un tentativo di conciliazione. L'Inps aveva proposto a Toma anche un rientro tutto sommato buono: capo della sede di Reggio Calabria. Ma Toma ha sostanzialmente rifiutato proponendo condizioni considerate dall'Inps irricevibili: voleva essere trasferito a Reggio Calabria "d'ufficio" (fanno 90 mila euro all'anno per tre anni, oltre allo stipendio) e una specie di "salvacondotto". Caso mai andasse male la causa di natura penale pendente in Procura, l'Inps non avrebbe dovuto avviae alcuna sanzione ulteriore nei confronti dell'ex capo del personale.
Il giudice Pucci ha di conseguenza preso la sua decisione: rigettato il ricorso di Toma.
Che però non si dà per vinto e ha già impugnato la sentenza.