PAROLE VUOTE E FALSITA’ AI TAVOLI SOLO USB IN PIAZZA CONTRO LA CHIUSURA DELLE SEDI
(135/21) Mercoledì 17 novembre, all’indomani dell’ennesimo deludente incontro con l’Amministrazione, ancora una volta USB ha chiamato delegati, iscritti e lavoratori a scendere in piazza - davanti alla sede simbolo dell’INPS in via Amba Aradam - per proseguire la protesta contro l’arretramento dal territorio attuato con la chiusura o il declassamento di molte sedi.
Nel frattempo, l’Amministrazione ha portato al tavolo dell’OPI (Organismo Paritetico per l’Innovazione) documenti sulla riorganizzazione territoriale che prospettano ulteriori chiusure di Agenzie piccole ma molto importanti per l’utenza del territorio.
Oltre due ore di riunione per l’esame del “Regolamento di attuazione del decentramento territoriale dell’Istituto”, pomposamente definito “utente-centrico”, termine abusato ed in evidente contraddizione rispetto a chiusura e declassamento di Sedi e Agenzie sull’intero territorio nazionale.
La delegazione USB ha ribadito che l’Inps dovrebbe guardare davvero e non a chiacchiere ai bisogni dei cittadini e mantenere una presenza capillare sul territorio. L’amministrazione spaccia invece per elemento positivo la diminuzione dell’organico minimo di un’agenzia da 10 a 8, che consentirebbe di farne sopravvivere circa 70, a fronte della chiusura o declassamento di circa 50. C’è da avere paura di certe “buone notizie”.
Uno dei criteri utilizzati per stabilire l’utilità o meno di un’Agenzia considera la possibilità di raggiungerla “con mezzi propri, in un tempo pari o inferiore a 30 minuti”. Parametro discutibile per anziani, disabili o persone con difficoltà economiche che non sempre hanno mezzi propri, addirittura ridicolo se preso a misura degli spostamenti in città come Roma o Napoli, con famigerati problemi di mobilità.
Il declassamento da Agenzia complessa a territoriale priva una grossa fetta di cittadini - artigiani, commercianti, lavoratori domestici, agricoli autonomi, liberi professionisti, lavoratori con problemi sull’estratto contributivo dal 2005 in poi - di un servizio per il quale spesso non hanno intermediari di riferimento e sono costretti a lunghi spostamenti.
Struttura sociale dei territori, disagio economico e densità di popolazione sono elementi determinanti nel definire la necessità di servizi da parte dell’INPS ma assumono solo un’importanza marginale per la valutazione dell’utilità di una Sede.
Il documento non si discosta molto da quello precedente, datato 2018, parimenti lacunoso nella definizione di criteri adeguati.
In merito alle variazioni dei bacini d’utenza, lo spostamento dei CAP dalla competenza di un’Agenzia ad un’altra non risolve l’annoso problema del trasferimento delle pratiche tra archivi informatici e complica la vita agli operatori costretti a saltare da un archivio all’altro. Un operatore che dovesse essere trasferito da Roma Amba Aradam a Roma Flaminio, dovrebbe gestire gli archivi di Amba Aradam, Roma Centro e Roma Flaminio. Ogni ulteriore commento su produzione e produttività è evidentemente superfluo.
Giudizio quindi negativo su un documento burocratico che parte da meri calcoli contabili per ottenere risparmi di gestione, spolverati ipocritamente con un sottile velo di falsa efficienza.
Suonano vuote e inutili le parole più volte spese dal Presidente a garanzia che non ci sarebbero stati arretramenti dal territorio.
Suonano false e beffarde le rassicurazioni che nulla era stato deciso sull’area romana mandate alla delegazione USB dal Direttore Generale per il tramite del Direttore Vicario solo pochi mesi fa, dopo una manifestazione itinerante nelle sedi minacciate.
USB non si limita alle rimostranze di maniera di altri e porta la protesta nelle piazze,
con i lavoratori e con i cittadini. Non finisce qui e nelle piazze ci troverete ancora,
con la stessa forza e la stessa determinazione a partire dalla giornata di
sciopero di venerdì 26 novembre