PERICOLO FINANZIARIA PER GLI ENTI PREVIDENZIALI. DOPO LA CUB-RdB NE PARLA "IL MANIFESTO"

In allegato il Comunicato n.74/07 impaginato

Nazionale -

La CUB-RdB con un comunicato del 15 novembre (leggi nelle Notizie Correlate) ha evidenziato i possibili effetti negativi della Finanziaria 2008 sulle funzioni degli enti previdenziali, in special modo di quelle dell’INPS. La preoccupazione espressa dalla CUB è stata ripresa in un articolo de “Il Manifesto” del 24 novembre, pubblicato sulla rassegna stampa INPS di lunedì 26, che ha riconosciuto alla CUB-RdB d’aver lanciato l’allarme su tale vicenda.


Ma di cosa stiamo parlando? Il comma 25 dell’Art. 4 del testo del DdL Finanziaria licenziato al Senato prevede che “i dati retributivi e le informazioni necessarie per il calcolo delle ritenute fiscali e dei relativi conguagli, per il calcolo dei contributi, per l’implementazione delle posizioni assicurative individuali e per l’erogazione delle prestazioni…” siano inviati mensilmente all’Agenzia delle Entrate, anziché all’INPS com’è adesso. L’elaborazione di tali dati sarebbe quindi svolta dalla SOGEI e solo successivamente si comunicherebbero all’INPS gli importi delle prestazioni, riducendone la funzione a semplice ufficio pagatore.


Qualora fosse approvata la norma in Finanziaria si comprometterebbe la correttezza e la celerità dell’erogazione delle prestazioni, si minerebbe ulteriormente l’autonomia dell’Ente e si metterebbe in pericolo l’attività del centro elettronico nazionale. Siamo di fronte ad un provvedimento che non trova giustificazione se non nel voler svuotare ulteriormente l’INPS di funzioni ed impadronirsi del flusso informativo dell’Ente previdenziale.


Un colpevole silenzio aleggia sull’intera vicenda, anche all’interno dell’INPS.

Unica eccezione il CIV, che ha posto all’attenzione pubblica la pericolosità della norma contenuta nel DdL Finanziaria all’interno della relazione introduttiva al convegno di presentazione del Bilancio Sociale svoltosi lo scorso 24 ottobre presso il CNEL. Ce lo ha ricordato il Presidente del CIV, Francesco Lotito, all’indomani della pubblicazione del nostro comunicato del 15 novembre e volentieri gliene diamo atto, anche se ignoravamo l’intervento del CIV per non essere stati coinvolti come parte attiva al suddetto convegno.

       
E’ positivo che “Il Manifesto” abbia ripreso l’allarme lanciato dalla CUB-RdB, ma non basta. E’ necessario intervenire a livello politico e sindacale, coinvolgendo per primi i lavoratori dell’Ente con una straordinaria mobilitazione. La CUB-RdB tramite alcuni parlamentari della maggioranza ha presentato emendamenti alla Finanziaria, per scongiurare l’applicazione del comma 25.

 

I vertici istituzionali, il CdA, i direttori centrali, oltre a fare quadrato per difendere i propri privilegi che fanno per difendere le sorti dell’Ente?

 

riportiamo l'articolo de Il Manifesto del 24 novembre 2007:

L'Inps svuotato dalla finanziaria
Tre commi dell'art. 4 impongono che il flusso dei dati mensili telematici sulle posizioni contributive dei lavoratori passino all'Agenzia delle entrate (in realtà alla Sogei)
di Francesco Piccioni

La «finanziaria» è la principale legge dello Stato. Ogni anno determina spostamenti di risorse, redistribuisce ricchezza e poteri tra ceti sociali, enti, imprese, istituzioni. Ridisegna spesso lo stesso Stato. Ma senza clamori, senza comunicazioni ufficiali e roboanti. Lo fa attraverso sub-articoli, commi e virgolettati che fanno riferimento ad altri articoli, commi e virgolettati. Che soltanto i (pochi) addetti ai lavori sanno leggere, decrittare e interpretare.
Anche quest'anno, naturalmente, avviene la stessa cosa. E c'è voluto un «compagno esperto» della Cub-RdB per segnalare al nostro giornale una micro-norma che rischia di gettare nuovamente nel caos la gestione pensionistica. Tutto sta in tre «commi» dell'articolo 4 del testo licenziato - per il momento - dal Senato.
Il comma 25 prevede che «i dati retributivi e le informazioni necessarie per il calcolo delle ritenute fiscali e dei relativi conguagli, per il calcolo dei contributi, per l'implementazione delle posizioni assicurative individuali e per l'erogazione delle prestazioni, mediante una dichiarazione mensile da presentare entro l'ultimo giorno del mese successivo a quello di riferimento» vengano indirizzati all'Agenzia delle entrate (anziché, com'è adesso, all'Inps). Il successivo prevede invece un «decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, sono definite le modalità attuative della disposizione di cui al comma 25, nonché le modalità di condivisione dei dati tra l'Istituto nazionale della previdenza sociale (Inps), l'Inpdap e l'Agenzia delle entrate». Il 27 impone «a) la trasmissione mensile dei flussi telematici unificati; b) la previsione di un unico canale telematico per la trasmissione dei dati; c) la possibilità di ampliamento delle nuove modalità di comunicazione dei dati fiscali e contributivi anche ad enti e casse previdenziali diversi».
In pratica si riporta la situazione a quella ante-2005. I dati provenienti dalle aziende - riguardanti 23 milioni di posizioni lavorative - dovrebbero in questo modo essere convogliate presso l'Agenzia delle entrate (in realtà alla Sogei); la quale provvederà a fare «il calcolo delle ritenute fiscali e dei relativi conguagli, per il calcolo dei contributi, per l'implementazione delle posizioni assicurative individuali e per l'erogazione delle prestazioni» e solo dopo comunicherà all'Inps il «quanto» da erogare. In questo modo l'Inps - che è un istituto autonomo, dotato di flussi finanziari propri che corrispondono ai versamenti contributivi dei lavoratori - viene ridotto al ruolo di semplice «ufficiale pagatore».
In parte, era così già prima. E c'era voluta una serie infinita di proteste e ricorsi per convincere il governo d'allora a cambiare la procedura. L'Inps «informata in ritardo», infatti, non riusciva né ad emettere in tempi rapidi né l'assegno pensionistico, né il calcolo della liquidazione, né ad erogarla. Con il bel risultato che milioni di neo-pensionati dovevano stringere la cinghia anche per un anno o più prima di vedersi corrispondere il dovuto.
Il passaggio all'Inps del flusso dei dati provenienti dalle aziende - fisiologicamente ricchi di umanissimi errori - aveva prodotto una serie di contromisure «automatiche» efficaci nel selezionare gli errori già in entrata, accelerando i tempi di correzione e quindi gli esiti pratici.
I vertici dell'Inps hanno provveduto immediatamente a fare presente la situazione a tutti i ministeri, illustrando i pericoli gravissimi impliciti in questo provvedimento. Di cui sfugge peraltro la ratio. Non trovandola, ognuno può immaginarsene una. L'unica cosa chiara è infatti chi ci rimette (i futuri pensionati e l'attività autonoma dell'Inps, svuotata di competenze). Mentre chi ci guadagna resta al momento ignoto.