P.I. Decreti e Accordi: DOVE SONO I SOLDI?
In allegato il DPCM e il protocollo del 30 ottobre 2008
Ci risiamo con l’ennesima messa in scena del Governo e dei sindacati collaborazionisti che, in evidente difficoltà a giustificare il mancato rispetto delle promesse fatte, si inventano decreti “vuoti” che di fatto mantengono il furto perpetrato attraverso la L. 133/2008.
In questi giorni sono circolati diversi comunicati che, nella medesima giornata, proclamavano iniziative contro il Governo per poi, subito dopo, ringraziarlo per aver rispettato i patti (si veda il protocollo del 30 ottobre 2008 non sottoscritto dalla RdB).
In realtà cosa è accaduto?
Nel famigerato protocollo sopracitato, a fronte di ulteriori tagli salariali e a quello che di lì breve sarebbe diventato l’accordo per la riforma del modello contrattuale, il Governo si impegnava, entro il 30 giugno 2009, a restituire i tagli operati con la Legge 133/08 al salario accessorio dei dipendenti pubblici.
Riduzioni che vanno dal 10% dei FUA alla totale eliminazione, per l’anno 2009, dei finanziamenti previsti dalle leggi speciali.
La RdB spiegò da subito che difficilmente il Governo avrebbe dato con una mano quello che con l’altra aveva sfilato dalle tasche dei lavoratori, tanto più che il ministro Tremonti, al contrario del ministro Brunetta, non si era impegnato controfirmando l’accordo dell’ottobre 2008.
Infatti il DPCM emanato il 2 luglio, che CISL UIL e UNSA stanno sbandierando nei posti di lavoro, non prevede alcuna restituzione economica. In pratica consente solo a quelle amministrazioni che riusciranno ad effettuare maggiori risparmi, così come previsto dalla Legge in questione, di poter utilizzare una parte di questi per reintegrare i fondi di produttività. A condizione che le maggiori entrate conseguite siano “neutrali ai fini dei saldi di finanza pubblica”.
Di certo grazie ai provvedimenti emanati ed ai contratti stipulati i redditi per il 2009 dei dipendenti pubblici saranno inferiori a quelli del 2008.
Non solo, ma questi produrranno un peggioramento dei servizi pubblici, della condizione di lavoro e di vita dei lavoratori così come non risolveranno il grave problema del precariato che anzi avrà risvolti tragici con il licenziamento di migliaia di loro.
Per questo dovranno continuare le iniziative dei lavoratori pubblici per contrastare le politiche del Governo.