Progressioni economiche 2022: presentato il ricorso al TAR

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PROGRESSIONI ECONOMICHE 2022:

PRESENTATO RICORSO AL TAR

(11/23) Il 24 febbraio la USB Pubblico Impiego, anche a nome di alcuni lavoratori interessati, ha depositato il ricorso al TAR Lazio contro la Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della Funzione Pubblica, il Ministero dell’Economia e delle Finanze - Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato e l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, per riformare o annullare le note con le quali i ministeri vigilanti hanno imposto la riduzione del numero delle progressioni economiche interne alle aree con decorrenza 01/01/2022, indicando nel 50% il tetto massimo dei beneficiari.

Il ricorso evidenzia come in nessuna normativa di legge e in nessun contratto collettivo e integrativo che riguardi i lavoratori dell’INPS sia indicato il limite del 50% riferito alle progressioni economiche nella singola area. Tale limite è indicato nel D. Lgs. 165/2001 esclusivamente per i passaggi verticali all’area superiore, dal momento che la Corte Costituzionale ha previsto che almeno il 50% delle vacanze in organico siano utilizzate per l’ingresso dall’esterno.

La Ragioneria Generale dello Stato, una delle controparti contro le quali ricorre la USB, nel 2019 nell’allegato 1 alla propria Circolare N. 15 interpretò l’indicazione dell’art. 23 del D. Lgs. 150/2009 (la cosiddetta Riforma Brunetta) di progressioni economiche attribuibili “ad una quota limitata di dipendenti” con la percentuale massima del 50% dei lavoratori interessati. Un’interpretazione unilaterale e non suffragata da provvedimenti legislativi o dalla contrattazione collettiva.

La USB ritiene di poter difendere l’accordo raggiunto all’INPS il 27/10/2022 che prevedeva l’attribuzione delle progressioni economiche al 67% del personale interessato, anche perché la Ragioneria Generale dello Stato non tiene conto di quanto scritto all’art. 23 del D. Lgs. 150/2009 subito dopo la citata indicazione “ad una quota limitata di dipendenti, in relazione allo sviluppo delle competenze professionali ed ai risultati individuali e collettivi rilevati dal sistema di valutazione”. Il legislatore ha sì previsto che le progressioni economiche siano attribuite ad una quota limitata di lavoratori, ma in ragione dello sviluppo della professionalità certificata dai risultati individuali e collettivi, quindi la limitazione deve essere individuata attraverso la contrattazione integrativa in base alle diverse realtà professionali, senza particolari vincoli.

La USB il 26/01/2023 non ha sottoscritto la ratifica dell’accordo a stralcio dopo la decurtazione delle progressioni economiche da 9.469 a 7088, respingendo il ricatto di un’imposizione che snatura il valore della contrattazione e non ha riscontri normativi o contrattuali. Ora si appresta con il ricorso al TAR non solo a chiedere il ripristino del numero di passaggi economici concordati inizialmente con l’INPS ma a difendere la contrattazione integrativa dalle incursioni dei ministeri vigilanti, che pensano di fare il bello e cattivo tempo trovando nell’INPS una controparte remissiva, debole, succube del potere politico.