QUALE VIGILANZA?
Nulla di fatto nella riunione del 28 marzo sul riassetto dell’area Vigilanza. L’amministrazione si è presentata con lo stesso testo della volta precedente. CGIL, CISAL e USB hanno ribadito le richieste già avanzate nel precedente incontro e riassunte nella mozione finale dell’assemblea nazionale degli ispettori di vigilanza, votata all’unanimità dai partecipanti.
La domanda che ancora una volta non ha ottenuto risposta è: COSA NE VUOLE FARE DELLA SUA VIGILANZA L’INPS?
La circolare 48/2011, non tanto dissimile dalla scomparsa circolare 14, non scioglie il nodo del rapporto tra Verifica Amministrativa e Vigilanza, visto che si prevede di realizzare “…una integrazione funzionale tra Verifica Amministrativa e Vigilanza Ispettiva sotto la direzione del dirigente responsabile dell’area flussi”, che non significa affatto porre la Vigilanza alle dirette dipendenze del dirigente.
La funzione della Vigilanza è prima di tutto una funzione di rilevanza sociale che non può e non deve sottostare a mere logiche burocratiche. Questo principio deve trovare logica conseguenza nell’assetto organizzativo.
Nel documento continua a mancare una strutturazione che valorizzi la professionalità e l’esperienza sul campo degli ispettori di vigilanza, da impiegare per l’attività di intelligence, centrale e periferica, così come manca un impegno specifico per la formazione che, per la particolarità dell’attività svolta,dovrebbe essere continua.
Nell’ambito del nuovo assetto organizzativo la struttura della vigilanza deve essere immediatamente distinguibile, prevedendo a livello regionale e provinciale funzioni di responsabilità o di coordinamento, da affidare ad un ispettore senza sovrapposizione gerarchica, con compiti di interfaccia con analoghe funzioni e con la dirigenza.
Senza una chiara organizzazione l’attività di vigilanza rischia di esser in balia delle fantasiose interpretazioni di qualche dirigente. Non sono ipotesi di stile, basta guardare cosa sta succedendo in Piemonte e cosa è stato recentemente annunciato, seppur non ancora formalizzato, in una sede, dove il direttore ha illustrato, alla presenza del capo team regionale della vigilanza e degli Ispettori della sede, un programma che prevede l'inserimento preventivo delle località da visitare, delle aziende e dei giorni nei quali si andrà a fare gli accessi ispettivi, con l’aggiunta di inderogabilità anche a seguito di comunicata impossibilità sopravvenuta.
Ai sensi della circolare 85 del 2008 ovvero l’attuale regolamento interno dell'Istituto tutto ciò è espressamente proibito, infatti la circolare recita: “ in fase di esecuzione è rimessa alla valutazione dell’ispettore, nell’ambito del programma assegnatogli, la scelta dei luoghi e dei tempi nei quali effettuare o proseguire l’accertamento, e ciò anche per assicurare “l’effetto sorpresa” che è fondamentale per l’efficacia dell’intervento. Pertanto l’ispettore dovrà tenere strettamente riservata ogni notizia relativa al programma e non dovrà preventivamente comunicare in sede i luoghi, gli orari e le aziende da visitare.”
Se questa è una fuga in avanti o una nuova disposizione lo scopriremo. E’ sicuramente l’ennesimo segnale di un nuovo modello comportamentale adottato da un numero crescente di dirigenti, probabilmente affascinati dal nuovo stile di relazioni sindacali di brunettiana concezione.
Il risultato è una vigilanza sempre più imbrigliata e residuale.
Occorre partire da un riassetto serio per poi giungere al giusto riconoscimento professionale ed economico con il CCNI 2011.
Invertire i fattori starebbe a significare pagare per tacitare e il rischio concreto è il riproporsi di quanto già accaduto con gli informatici.
La storia ci insegna che se si limita la discussione al solo denaro da dare e non anche alla funzione da svolgere prima o poi quella funzione la svolgerà qualcun altro.
La concertazione proseguirà l’11 aprile e l’Amministrazione si è impegnata a presentare un “nuovo” documento
LIVELLI DIFFERENZIATI DEI PROFESSIONISTI
L'Amministrazione ha presentato un documento che, ai sensi dell’art. 12 del nuovo CCNL dell’Area VI, recepisce la nuova disciplina prevista per i professionisti.
I criteri per l’attribuzione dei livelli differenziati di professionalità, che si riducono a due (prima erano tre), a nostro modo di vedere risultano troppo discrezionali e viziati da dubbiose scelte organizzative, per esempio nell’affidamento degli incarichi.
Abbiamo chiesto di approfondire alcune incongruenze nella forbice dei punteggi, come ad esempio quelli relativi all’attività svolta dal professionista sulla base della prestazione individuale ai fini della retribuzione del risultato, o quelle determinate tra strutture centrali e regionali.
Da qui la nostra richiesta di rivedere i criteri, con la necessità di valutare meglio l'anzianità e di poter "sanare" gli anni precedenti 2007, 2008 e 2009 con una formula transitoria.
FP CGIL INPS FIALP - CISAL INPS USB PI