INPS; reassessment, pagelline e rientro: NO PASARAN

Nazionale -

(116/21 )Mai come in questi giorni i pensieri dei lavoratori dell’INPS erano stati pervasi di disagio, preoccupazione e rabbia.

Dopo un impegno eccezionale per affrontare la gravissima emergenza sociale ed economica, con risultati altrettanto eccezionali, anziché il giusto riconoscimento è arrivata una serie di decisioni scriteriate calate dall’alto, senza una seria valutazione dell’impatto sull’equilibrio precario delle sedi territoriali.

Il “reassessment” è ormai ufficiale per tutte le sedi, dopo una sperimentazione discutibile in piena pandemia e giudizi negativi della maggior parte dei lavoratori che l’hanno provato sulla propria pelle. Non ci aspettiamo risultati positivi nel medio periodo e di sicuro possiamo affermare che l’ulteriore frammentazione dei processi si tradurrà da subito in problemi di organizzazione e di clima lavorativo, diminuendo la capacità di collaborazione tra colleghi, e aumentando il rischio di disservizi all’utenza, in sedi che soffrono da troppi anni di cronica carenza di personale.

Le “pagelline” incombono sulle nostre teste: potrebbero decidere la sorte di una parte del nostro incentivo e anche della nostra carriera, come già prospettato dall’ARAN al tavolo del rinnovo contrattuale.

La campagna denigratoria orchestrata dal ministro contro la Pubblicazione Amministrazione Brunetta proprio durante la trattativa per il rinnovo del CCNL delle Funzioni Centrali riversa ingiustamente la rabbia di molti cittadini verso i lavoratori pubblici e spalanca le porte a provvedimenti che ne attaccano i diritti e la dignità.

Il paventato rientro forzato in presenza nelle sedi di lavoro non trova alcuna giustificazione organizzativa e aggraverà inevitabilmente le condizioni di sicurezza nei posti di lavoro, finora tenute sotto controllo anche con il diffuso utilizzo dello Smart Working emergenziale.

Come se non bastasse, l’Amministrazione impone l’apertura del servizio di “prima accoglienza” in tutte le sedi senza prenotazione. Quando, non molto tempo fa la stessa Amministrazione decise che i servizi di primo livello all’utenza sarebbero stati gestiti su prenotazione, non nascondemmo la nostra preoccupazione per la qualità del servizio, soprattutto nelle sedi con grande afflusso di pubblico. Dopo molte difficoltà e grazie al grande impegno dei lavoratori il servizio ha cominciato a funzionare bene e gli utenti ad apprezzarlo. La gestione su appuntamento ha facilitato il distanziamento sociale richiesto per contrastare l’epidemia e ha aperto la strada ad altre modalità di contatto con l’utenza: telefonico, in videoconferenza, via PEC e “cassetto bidirezionale”. Solo in casi residuali l’utenza viene ricevuta allo sportello.

Con il messaggio Hermes 3354 del 5 ottobre, l’Amministrazione attua una mera operazione d’immagine e ripensa l’organizzazione del “front end”, ammettendo implicitamente un precedente errore organizzativo. Si dispone la riapertura al pubblico senza prenotazione per alcuni servizi ma possiamo essere certi che su di essi si riverseranno tutti i cittadini in cerca di qualunque risposta, mettendo a rischio la propria e altrui salute e trovandosi davanti un operatore, che per precisa scelta dell’amministrazione, è in grado solo di prendere un appuntamento e fornire informazioni generiche. E’ questo il “servizio migliore” che vogliamo dare all’utenza?

I lavoratori dell’Inps il 7 e l’11 ottobre scenderanno in piazza con la USB anche per protestare contro l’atteggiamento scorretto e vessatorio dell’Amministrazione, che sa solo prendere e pretendere e non dà mai riconoscimenti. Neppure quando potrebbe senza difficoltà, come per il caso emblematico del buono pasto.

NELLE SEDI VIGILEREMO CON GRANDE ATTENZIONE SUL RISPETTO DELLE NORME

SU SALUTE E SICUREZZA E DENUNCEREMO SENZA SCONTI OGNI VIOLAZIONE.

RIVENDICHIAMO I NOSTRI DIRITTI E LA NOSTRA DIGNITA’ DI LAVORATORI E RIEMPIAMO LE PIAZZE CON LA USB,

IGNORANDO LE ORGANIZZAZIONI CHE SANNO SOLO STREPITARE E DIFFONDERE NOTIZIE FALSE