NOTA USB su: Riduzione tassi d’interesse su mutui e prestiti.

Roma -

Al presidente  Prof. Pasquale Tridico

Alla direttrice generale  Dott.ssa Gabriella Di Michele

Alla direttrice centrale risorse umane  Dott.ssa Maria Grazia Sampietro

                                                 e p.c. Al dirigente l’ufficio relazioni sindacali Dott. Aldo Falzone

 

Oggetto: Riduzione tassi d’interesse su mutui e prestiti.

In merito alla riunione convocata dall’ufficio di presidenza dell’INPS per il 4 febbraio scorso con all’oggetto la possibile riduzione del tasso d’interesse di prestiti e mutui edilizi a tasso fisso, la USB Pubblico Impiego INPS chiede che il tasso d’interesse su mutui e prestiti sia fissato allo 0.50% per tutto il periodo di ammortamento a tutto il personale, sia quello in servizio sia quello in pensione.

Con specifico riferimento all’erogazione dei mutui edilizi non si comprende per quale motivo dal 21° al 35° anno il tasso fisso debba subire una maggiorazione. A tale riguardo, come è noto, si rappresenta che i mutui a tasso fisso concessi dagli istituti bancari non subiscono variazioni per tutta la loro durata.

Gli ultimi quindici anni del piano di ammortamento di mutui a 35 anni quasi sempre vedono il personale interessato ormai in pensione od in procinto di uscire dall’attività lavorativa, quindi in una fase della vita in cui è maggiore la necessità di protezione sociale e di sostegno al reddito, soprattutto con riguardo alle future pensioni. Ipotizzare proprio in quella fase un incremento del tasso d’interesse che non trova giustificazione normativa e neanche nel mercato sembra quantomeno inopportuno. Oltretutto è bene ricordare che mutui e prestiti fanno parte dei benefici assistenziali riconosciuti al personale e che per loro natura non devono soggiacere alle regole del mercato finanziario. A tale riguardo, quindi, non si comprende perché l’Istituto affidi al coordinamento generale statistico l’individuazione di un tasso d’interesse sostenibile. La decisione di abbassare i tassi è squisitamente politica e gestionale, dovendo tener presente un unico parametro di riferimento che è quello che tale operazione non deve rappresentare un costo per l’INPS.

Con riferimento alla proposta avanzata da codesta amministrazione, che prevede un tasso fisso iniziale pari allo 0,69% per i primi vent’anni ed un suo adeguamento allo 0,98% dal 21° al 35° anno, si evidenzia che attualmente il tasso di riferimento europeo (T.R.E.) è pari a zero, e l’I.R.S., interest rate swap, parametro di riferimento dei tassi fissi delle banche, si attesta all’incirca allo 0,35% sia per i mutui a 20 anni che per quelli a 35 anni.

Si ritiene, quindi, che la proposta della USB di stabilire un tasso fisso dello 0,50% per l’intera durata dei mutui a 35 anni appare del tutto congrua e sostenibile economicamente e politicamente e non mette in pericolo la stabilità finanziaria dell’Istituto. L’INPS non è un istituto bancario, che all’I.R.S. aggiunge poi lo spread che rappresenta l’effettivo margine di guadagno sui piani di ammortamento di prestiti e mutui. L’Istituto, con i mutui ed i prestiti erogati al personale, svolge non solo una funzione di tutela del lavoratore ma anche di reale sostegno all’economia del paese, perché con il mutuo favorisce l’acquisto di una prima abitazione e con il prestito l’acquisto di beni di consumo. Inoltre, la contingenza economica spinge sempre più spesso il lavoratore ad utilizzare il prestito per sanare debiti contratti per esigenze familiari o per necessità legate alla salute personale o del nucleo familiare.

Come risulta dai recenti comunicati periodici dell’ABI, i tassi medi per i nuovi finanziamenti bancari per l’acquisto di abitazione sono ai minimi storici.

Per quanto sopra esposto la USB chiede che siano adeguati al mutato contesto economico-sociale i tassi fissi applicati su mutui e prestiti erogati al personale e agli ex dipendenti in pensione, modificando il relativo regolamento nel senso di stabilire un tasso di interesse fisso dello 0.50% per l’intero periodo di ammortamento, cancellando la norma che prevede che il tasso d’interesse debba essere superiore di 1 punto percentuale al tasso di riferimento europeo (T.R.E.). 

Infine, per quanto riguarda la durata del piano di ammortamento dei prestiti, la USB concorda con le altre organizzazioni sindacali dell’Istituto nel chiedere che sia portata dagli attuali 10 a 15 anni.

In attesa di riscontro si inviano cordiali saluti.

Roma, 5 febbraio 2020                                                                                   p. USB Pubblico Impiego INPS

                                                                                                                                     Luigi Romagnoli