RIORGANIZZAZIONE INPS: QUELLO CHE NON VA

Roma -

Secondo il programma dettato dal presidente dell’INPS oggi sarebbe dovuto essere il giorno del varo della riorganizzazione, ma è stato deciso un rinvio al 24 ottobre e speriamo che questi giorni servano a riflettere su alcune scelte che oscurano quanto di buono c’è in quel provvedimento. Ieri la CIDA, l’organizzazione sindacale dei dirigenti, ha pubblicato un comunicato molto critico i cui contenuti sono largamente condivisibili. Due le questioni sollevate: le competenze che saranno assegnate alla direzione centrale formazione, sviluppo competenze e comunicazione organizzativa e la figura dell’innovation manager.

 

Sulla scelta di prendere un dirigente dall’esterno per affidargli il compito d’innovare l’informatica dell’Istituto siamo stati da subito contrari e lo abbiamo scritto e detto al presidente. Oggi si aggiungono ulteriori elementi di conoscenza, attraverso la lettura delle slides che descrivono il progetto di riorganizzazione, rafforzando la nostra convinta contrarietà alla scelta fortemente voluta da Tridico, una scelta che si pone anche contra legem dal momento che la normativa e le direttive ministeriali prevedono che ogni pubblica amministrazione si doti di un unico ufficio dirigenziale di livello generale che curi la transizione digitale e lo sviluppo dei sistemi informatici. Qui invece ci troveremmo di fronte ad un dirigente esterno che risponde innanzitutto al presidente, attraverso la “innovation room” e che di fatto indirizza e coordina l’attività del dirigente generale chiamato a guidare la direzione centrale tecnologia, informatica ed innovazione, alla quale sono affidati meri compiti di gestione. Il pericolo della definitiva e completa esternalizzazione dell’informatica INPS è dietro l’angolo e serve a poco richiamare la graduale internalizzazione dei servizi informatici se si va verso questo tipo di organizzazione.

 

Per quanto riguarda la direzione centrale formazione, abbiamo caldeggiato da subito tale scelta organizzativa perché sanava uno degli errori commessi da Boeri con la riorganizzazione del 2017. Tuttavia oggi ci troviamo di fronte ad una struttura che ha assorbito ulteriori competenze sottraendole in parte alla direzione centrale risorse umane ed annettendo l’attuale direzione centrale comunicazione. Non vorremmo che in tale caso ci si faccia guidare più dalle persone che dal disegno organizzativo. Cosa c’entra la comunicazione interna ed esterna con l’attività formativa? Da notizie dell’ultima ora sembrerebbe che la comunicazione passerà come competenza alla direzione centrale organizzazione, rafforzando in noi l’idea che su alcune scelte si vada un po’ a casaccio o che tali argomenti non siano proprio al centro degli interessi del presidente, concentrato piuttosto sul controllo delle banche dati, dell’informatica e sull’applicazione delle politiche sociali del governo, come la lotta alla povertà o il sostegno al reddito, temi cari al M5S, per gestire i quali saranno costituite ben 3 direzioni centrali.

 

In attesa che il governo si decida a nominare il CdA, restituendo all’INPS un governo collegiale come chiediamo da tempo, questa sarà nel bene e nel male la riorganizzazione di Tridico, come in precedenza è stato per Mastrapasqua prima e per Boeri poi. Vogliamo sperare che non si consumino strappi e che si voglia tener conto del parere di chi rappresenta i lavoratori dell’Istituto. Si rinunci all’ufficio per l’innovazione tecnologica e all’innovation manager, s’investa seriamente nell’internalizzazione dell’informatica, si restituiscano alla direzione centrale risorse umane le funzioni che riguardano lo sviluppo delle competenze e le carriere del personale, si cancellino le direzioni di coordinamento metropolitano che rappresentano un inutile fardello, si lascino alla direzione regionale Valle d’Aosta tutte le competenze proprie di una struttura di livello regionale.

 

Si volti infine pagina rispetto alle modalità seguite in passato nella scelta degli incarichi da affidare ai singoli dirigenti: fedeltà alla linea del presidente, appartenenza politica e/o sindacale. Il presidente nella convention in cui ha presentato alla dirigenza dell’Istituto il progetto di riorganizzazione ha invitato i dirigenti a non farsi raccomandare per non perdere la sua stima, un’affermazione che non ci fa stare tranquilli, perché significa che in ogni caso è permeabile alle pressioni anche se poi perde la stima nel soggetto sponsorizzato. Speriamo di sbagliarci, perché c’è proprio necessità di aprire un nuovo corso che riguardi tutti: dirigenza generale, dirigenza di seconda fascia, incarichi direttivi e posizioni organizzative. Si mettano le persone giuste al posto giusto senza guardare in faccia nessuno e lo si faccia seguendo criteri ispirati alla trasparenza ed al giudizio oggettivo. Questo sarebbe un bel segnale di vero cambiamento.