SCIOPERO DEL 25 MARZO ALL’INPS COMUNICATI I DATI DELL’ADESIONE

Roma -

 (51/20) Finalmente sono arrivati i dati della partecipazione dei lavoratori dell’INPS allo sciopero generale del 25 marzo proclamato dalla USB per sollecitare il governo a chiudere tutte le attività produttive per tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori in piena pandemia da coronavirus Covid-19, nonché come atto di denuncia dello smantellamento del sistema sanitario nazionale attuato con anni di politiche di tagli alla spesa e come segno di solidarietà verso il personale sanitario, medici, infermieri e operatori sanitari, mandati a combattere la guerra contro il virus spesso senza adeguate protezioni.

All’INPS hanno scioperato 254 lavoratori delle aree professionali e 2 dirigenti, numeri che alla conta valgono poco ma che hanno un peso politico, perché, in condizioni proibitive, con quasi tutto il personale dell’Istituto in smart working, c’è chi ha compreso bene la necessità di uno sciopero che non guardava a chi sta lavorando da casa, giustamente garantito dalle possibilità che la normativa prevede e dalle deroghe stabilite a seguito dell’emergenza sanitaria, ma ai tanti costretti a mettere a repentaglio la propria salute per non perdere il posto di lavoro, perché in nome del profitto qualcuno aveva deciso che la salute deve essere messa in secondo piano.

Uno sciopero difficile, ignorato dai media e non compreso dalla maggior parte dei lavoratori, meravigliati se non addirittura sbalorditi, che in piena crisi sanitaria a qualcuno fosse venuto in mente di proclamare uno sciopero. Chi invece vive il problema sulla propria pelle il senso di quello sciopero lo ha compreso appieno. Tante le adesioni al minuto simbolico di protesta proclamato nei settori dei servizi essenziali come la sanità ed il soccorso, vigili del fuoco in testa. Tante le adesioni anche tra i metalmeccanici, costretti dalle aziende a continuare a lavorare senza garanzie di sicurezza.

Ora si sta già pensando alla “fase 2”, alla ripresa dell’attività economica, perché Confindustria e padroni scalpitano per tornare a macinare profitti, mettendo in conto il sacrificio di ulteriori decine di migliaia di vite umane, perché questa non è soltanto la guerra contro il virus ma è anche una guerra economica. E USB sa benissimo da che parte stare.