SMART WORKING BRUNETTA CONTINUA A DARE I NUMERI E ANCHE QUALCHE SINDACATO

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(02/22) In una nota pubblicata ieri sul sito del Dipartimento della Funzione pubblica, il ministro Brunetta afferma che con le regole attuali il lavoro agile può essere concesso a rotazione nella misura massima del 49% con una programmazione mensile o più lunga. Secondo il ministro ci sono già strumenti di flessibilità che non necessitano di correzioni legate all’andamento della pandemia, poiché vaccinazioni, green pass e super green pass hanno reso compatibile il massimo livello di apertura delle attività economiche, sociali e culturali con il massimo livello di sicurezza sanitaria. E se lo dice lui…

Nella stessa giornata il segretario generale della Confsal-Unsa, Massimo Battaglia, ha scritto all’Inps chiedendo di applicare il massimo livello di smart working possibile, compatibilmente con i limiti di legge che prevedono la prevalenza del lavoro in presenza.

Per fortuna l’Inps con il messaggio Hermes n. 4700 del 29 dicembre 2021 ha esteso da 8 a 12 le giornate mensili in cui poter effettuare smart working, assumendosi la responsabilità di andare oltre i limiti previsti da Brunetta e le “tardive” richieste di Battaglia.

Abbiamo già apprezzato questa iniziativa dell’Inps, che a nostro parere è anche frutto delle pressioni esercitate dalla Usb fin dallo scorso 16 settembre, quando si cominciò a parlare di un ritorno generalizzato in presenza che poi si concretizzò dal successivo 15 ottobre. Tuttavia, da giorni ribadiamo che tale iniziativa è insufficiente considerato l’andamento dei contagi, il numero di ricoveri ospedalieri e le morti giornaliere. Occorre tornare ad uno smart working emergenziale generalizzato, che è quello che Brunetta non vuole, chiudere gli sportelli in presenza continuando ad offrire il servizio di informazione tramite telefono e in modalità web meeting. Il green pass e il super green pass non mettono in sicurezza un bel niente e per giunta agli utenti che accedono alle sedi Inps non è chiesto alcun certificato verde, nemmeno per accedere ai centri medico legali, dove i lavoratori sono maggiormente a rischio. Si tuteli il personale dei CML con scelte adeguate.

Il ministro Brunetta invece di guardare in faccia la realtà ed affrontare l’emergenza tutelando i lavoratori pubblici continua a perdersi in percentuali e numeri che a fronte della gravità della situazione appaiono inadeguati. Ci si assuma la responsabilità, come datori di lavoro, di pensare prioritariamente alla salute e alla sicurezza dei lavoratori dell’azienda pubblica che si governa e si dirige. È vero che rispetto ad un anno fa ci sono meno morti, ma dove sta scritto che bisogna rischiare di prendersi il Covid per poter lavorare?