STRAGE DI TORINO: NON LIQUIDIAMOLA CON IL CORDOGLIO!

In allegato il comunicato n.79/07

Nazionale -

Alla Thyssenkrupp di Torino è avvenuta una vera e propria strage, non una tragica fatalità, come invece la vogliono liquidare confindustria e gran parte dei politici di questo paese.

 


La strage di Torino è la conseguenza di quasi trent’anni di “dittatura” del padronato sui luoghi di lavoro, a partire dalla manifestazione dei quadri Fiat, sempre a Torino, nell’ottobre del 1980: distruzione delle misure di sicurezza, indifferenza per la salute e addirittura per la vita dei lavoratori, disprezzo di ogni idea di civiltà delle relazioni, umane prima che sindacali. Alcuni dei lavoratori erano in fabbrica da più di dodici ore, contro ogni disposizione contrattuale e legislativa…

 



Insieme, le morti per lavoro avvenute nel giro di ventiquattro ore alla Thyssenkrupp di Torino, alla Fiat di Cassino ed in un cantiere di Bisacce (AV), spiegano bene cos’è diventato il mondo del lavoro nell’Italia del Duemila: aziende con impianti in dismissione, subappalti, precarietà, insicurezza, mancanza di controlli.

In questi ultimi decenni si è disgregata la classe operaia, si sono cancellati i diritti dei lavoratori in nome del profitto dei padroni. I governi che si sono succeduti ed il sindacato confederale hanno in tutto questo gravi responsabilità, che non debbono essere dimenticate nel momento del dolore e delle false promesse future.

L’INAIL in questi giorni ha lamentato il blocco di risorse economiche disponibili per incentivare la sicurezza nelle imprese, rafforzando il concetto assurdo che la legalità debba essere finanziata con i soldi della collettività, senza per altro particolari controlli.

 



Gli avvenimenti di questi giorni debbono imporre una riflessione generalizzata sul mondo del lavoro. La sicurezza si conquista anche con il rispetto di un orario di lavoro dignitoso,  con la cancellazione della precarietà, modificando le norme che hanno introdotto una flessibilità sfrenata ed incontrollabile. E’ necessaria una legislazione che permetta una reale azione repressiva e preventiva della vigilanza nei confronti delle aziende inadempienti alle norme.

 



Come lavoratori del pubblico impiego ed in particolare dell’istituto nazionale della previdenza sociale non vogliamo limitarci al cordoglio per i nostri compagni, fratelli nel lavoro, che muoiono quotidianamente per gli interessi dei padroni.

Pretendiamo risposte concrete, una diversa politica sul lavoro e sui diritti dei lavoratori che non sia quella uscita dall’accordo sul welfare del 23 luglio, che ha alzato l’età pensionabile, incentivato l’uso degli straordinari, peggiorato le condizioni dei lavoratori precari.

 

Respingiamo al mittente le manifestazioni di profondo dispiacere di sindacalisti che hanno permesso la cancellazione delle tutele per i lavoratori, di politici che hanno deliberato leggi ad esclusivo favore dei padroni ed infine l’ipocrisia del minuto di raccoglimento andato in scena alla Scala di Milano, nel momento di maggior ostentazione del lusso della borghesia nazionale.