TRIDICO TOCCA GLI INTERESSI DEI SINDACATI COMPLICI LA RISPOSTA RABBIOSA DELLA CGIL SU FONDO INTEGRATIVO INPS
(07/20)
Fin dal suo insediamento il presidente dell’INPS ha fatto capire che non era venuto a scaldare la sedia ma avrebbe caratterizzato il suo mandato con proposte e scelte innovative. Tra le prime proposte avanzate va registrata quella di istituire presso l’INPS un fondo di previdenza complementare le cui entrate sarebbero poi gestite da Cassa Depositi e Prestiti con investimenti oculati per la crescita del paese.
Un fondo non sostitutivo degli altri fondi di previdenza complementare negoziali e privati ma concorrenziale con quelli, in un rapporto di pari dignità. Apriti cielo. Da parte dei sindacati che noi definiamo complici è partita immediatamente la controffensiva, d’altronde non sfugge che un fondo pubblico risulterebbe molto più appetibile di quelli gestiti dai sindacati o dalle compagnie di assicurazione.
E’ intervenuta la CGIL il 14 gennaio scorso con il segretario confederale Roberto Ghiselli, in risposta all’audizione rilasciata dal presidente dell’INPS alla Commissione Lavoro della Camera. Il dirigente della CGIL ha sottolineato come per un lavoratore precario sia già difficile versare contributi sufficienti a costruirsi una pensione pubblica, figuriamoci se avrà mai le risorse per aderire ad un fondo integrativo. La soluzione per la CGIL è rafforzare la previdenza pubblica. E questa è una novità, visto che dalla Riforma Dini in avanti la CGIL si è guardata bene dal difendere il sistema previdenziale pubblico. Ghiselli ha poi spiegato che non è compito dell’INPS occuparsi di previdenza integrativa, affermando che i fondi negoziali esistenti hanno dato in questi anni ottimi risultati.
Gli ha fatto eco il segretario confederale della UIL, Domenico Proietti, che due giorni dopo, il 16 gennaio, sulle pagine de “Il Foglio” ha affermato le stesse cose sciorinando dati più che positivi sulla rivalutazione dei fondi negoziali per confutare l’intervento del giornalista ed ex senatore del PD Massimo Mucchetti che, l’8 gennaio, sullo stesso giornale aveva evidenziato invece come dal 1998 ad oggi i fondi pensione abbiano avuto una rivalutazione inferiore a quella del tfr. Anche Mucchetti ha proposto un fondo previdenziale pubblico gestito dall’INPS, anzi, ha rivendicato di aver illustrato la proposta già nel 2012 alla presentazione del Rapporto sullo stato sociale all’Università “La Sapienza” di Roma, incontrando l’opposizione dei sindacati che controllano i fondi pensione. E non poteva essere altrimenti. CGIL-CISL-UIL difendono i loro interessi in campo previdenziale e cercano di sbarrare la strada ad un eventuale fondo integrativo pubblico gestito dall’INPS.
Come la pensa USB su questa proposta? Ad oltre vent’anni dal varo della previdenza complementare soltanto poco più di un quarto dei lavoratori italiani è iscritto ad un fondo negoziale o assicurativo. Se si vuole far decollare la previdenza integrativa lo si deve fare attraverso un fondo gestito da un soggetto pubblico come l’INPS. E’ l’unica possibilità.
Tuttavia per la USB non è e non deve essere questa la strada per assicurare una vecchiaia dignitosa ai lavoratori. La via maestra è la rivalutazione della previdenza sociale pubblica, riaprendo il cantiere pensioni per rivedere il sistema di calcolo degli assegni, che attualmente risulta fortemente penalizzante, e per diminuire l’età pensionabile. Bisogna partire dall’abrogazione delle riforme Fornero e Dini. Non è vero che le risorse non ci siano. Ogni anno circa 58 miliardi tornano nelle casse dello Stato sotto forma di prelievo fiscale sugli assegni di pensione. Inoltre, occorre una volta per tutte separare la spesa pensionistica derivante dal versamento dei contributi da quella sociale, quest’ultima frutto delle politiche di contrasto della povertà e di aiuto in caso di disabilità. Continuare a parlare di guerra intergenerazionale non ha senso: non si deve far ricadere sul singolo lavoratore l’onere di costruirsi una pensione dignitosa, come accade attualmente con il sistema di calcolo contributivo.
Il quotidiano “La Stampa”, sbagliando, ha iscritto d’ufficio la USB al partito di Tridico, meravigliandosi delle critiche avanzate dal sindacato di base dell’INPS ad alcuni punti della riorganizzazione dell’Istituto ed alle nomine della dirigenza di I fascia. La USB è un sindacato realmente indipendente, che valuta le proposte e le scelte della controparte sulla base dei contenuti e non certo delle affinità politiche o ideologiche. Riteniamo che il presidente Tridico possa fornire un prezioso contributo al rinnovamento dell’Istituto ed al recupero di un ruolo centrale dell’INPS nel welfare state, ad esempio con proposte come quella che abbiamo esaminato in precedenza, ma questo non significa che sia immune da critiche nel momento in cui attua scelte che la USB non condivide.
Roma, 17 gennaio 2020