TUTTI A CASA TRANNE IL PROFITTO

Roma -

(31/20) Il DPCM emanato ieri, 11 marzo, per frenare la corsa del COVID-19, è decisamente un passo avanti rispetto ai precedenti decreti ma non siamo ancora al blocco totale della produzione. Si fermano le attività commerciali al dettaglio ma il resto dell'attività produttiva può andare avanti, nella logica di salvaguardare il più possibile il profitto delle imprese. Ovviamente non stiamo parlando della catena alimentare, necessaria a garantire la sopravvivenza dei cittadini, ma di altri settori produttivi invitati ad utilizzare il più possibile il lavoro agile. Il governo è evidentemente terrorizzato dall'idea di dover intervenire economicamente a fronte di un eventuale blocco totale dell'attività produttiva, così decide di esporre i lavoratori ai rischi del contagio. Stanziati 20 miliardi per la gestione dell'emergenza, probabilmente di gran lunga insufficienti nel caso di un blocco totale della produzione.

IL PREMIER CONTE SUPERA IL DIRETTORE GENERALE DELL'INPS

L'art. 1, comma 6, del DPCM dell'11 marzo 2020 è molto chiaro - ".fatte salve le attività strettamente funzionali alla gestione dell'emergenza, le pubbliche amministrazioni assicurano lo svolgimento in via ordinaria delle prestazioni lavorative in forma agile del proprio personale dipendente.". Non è un'opportunità, è un ordine. Il premier Conte in questo caso appare molto più decisionista del direttore generale dell'INPS, che ha evitato finora d'impartire disposizioni perentorie.

BASTAVA UN COPIA E INCOLLA

Prendiamo atto con soddisfazione che il direttore generale dell'Istituto dopo la diffusione del volantino USB sia intervenuto nella ser ata di ieri con due messaggi che di fatto accolgono le richieste del sindacato di base dell'INPS, sia sullo smart working che sull'attività di sportello. Tuttavia, nel messaggio sul lavoro agile si parla di - ".consentire al maggior numero di dipendenti in grado di garantire le medesime attività lavorative sia in ufficio che a casa, lo svolgimento del lavoro in modalità agile fino al 3 aprile.". Si lascia così ancora una volta ai dirigenti la facoltà di accogliere o meno le richieste di smart working, evidenziando come un numero enorme di autorizzazioni al lavoro agile rischi di mettere in difficoltà il sistema informatico. Comprendiamo che il flusso improvviso di richieste possa determinare qualche affanno, tuttavia questi problemi non devono essere scaricati sui lavoratori, magari mettendoli in ferie se il sistema non funziona. Non è così che si fa e la coesione chiesta dal direttore generale dell'INPS può esserci solo se chi gestisce l'Istituto è di esempio agli altri. E su questo preferiamo stendere un velo pietoso.

Sullo smart working  era sufficiente fare un copia e incolla di quanto scritto dal direttore generale dell'INAIL, in modo secco, incisivo, evitando che qualche dirigente possa esercitare in modo improprio il suo piccolo potere.

TRIDICO PRENDE IN MANO LA SITUAZIONE

Questa mattina il presidente Tridico ha informato le organizzazioni sindacali dell'Istituto che a seguito dell'emanazione del DPCM dell'11 marzo l'amministrazione ha deciso di praticare la forma di smart working nella maniera più diffusa possibile, per tutte le aree di lavoratori. Tale decisione vale a partire da oggi. Saranno individuate le attività indifferibili che non possono essere svolte da remoto per le quali sarà necessaria una presenza fisica, possibilmente a rotazione. Finalmente. Anche se con ritardo si è arrivati ad aprire lo smart working a tutti, come chiesto dalla USB. Ora tale modalità non si trasformi in un ritorno al cottimo ed alla quantificazione della produzione su base personale. Non si approfitti dell'emergenza per far passare novità che rappresenterebbero un brusco ritorno al passato, quando nella pubblica amministrazione prevaleva la burocrazia e la gerarchia dei rapporti lavorativi piuttosto che l'interesse per il servizio. Alcuni segnali colti dai territori sono allarmanti.

Ancora una volta una parte della dirigenza mostra di non essere all'altezza della gestione di una moderna azienda di servizi qual è l'INPS e scarica le proprie responsabilità sugli altri. Su questo bisognerà tornare a riflettere in seguito, a mente fredda.