UNA QUESTIONE DI DEMOCRAZIA

Comunicato n. 03/08

Roma -

 

E così nella giornata di ieri abbiamo firmato anche noi il contratto EPNE, sciogliendo la riserva. Abbiamo fatto bene? Abbiamo fatto male? Ai posteri l’ardua sentenza.

Certo è che gli spazi di agibilità erano pochi, ristretti al minimo, potremmo anche dire infinitesimali.

Quelli purtroppo oggi consentiti da una normativa che non abbiamo esitato a definire in più occasioni liberticida e antidemocratica e dentro i quali ci siamo battuti.

Riassumendo il tutto brevemente: l’art. 8 comma 1 del CCNL 16/2/99 statuisce che possono partecipare alla contrattazione integrativa di Ente soltanto le organizzazioni sindacali firmatarie del contratto collettivo e questo indipendentemente da qualunque altro requisito e/o fattore.

Non ha alcuna importanza dunque il numero degli iscritti a ciascuna organizzazione  sindacale, né tanto meno quello delle preferenze ottenute alle elezioni RSU: di fatto la rappresentatività reale non conta o, quanto meno, nel merito passa in secondo piano.

Il succo del ragionamento è che devi essere sempre e comunque d’accordo, altrimenti sei escluso dal tavolo e, per giunta, le eventuali osservazioni di natura politica o tecnica non possono più essere formalmente rappresentate. In alcun modo.

La paura di una semplice nota a verbale allegata è emblematica. Essa non deve neppure apparire. L’impressione da dare all’esterno è che tutti siano d’accordo. Senza problemi.   

Insomma, come arginare per sempre il dissenso e mettere la democrazia sotto tutela.

Fatta questa indispensabile premessa, ribadiamo a questo punto le motivazioni di fondo che, al termine di un acceso e partecipato dibattito interno, hanno portato la nostra O.S. a siglare quello che resta nei fatti un accordo davvero vergognoso, i cui effetti nefasti non mancheranno di farsi sentire in tutto il pubblico impiego:

1)      l’esito della consultazione avviata tra tutti i lavoratori del Parastato ci ha chiaramente indicato la strada da seguire in questa fase particolarmente delicata;

2)      la considerazione che mai come ora vanno realmente salvaguardati gli unici spazi di autonomia rimasti a disposizione, modificandoli dall’interno;

3)      il controllo diretto sui fondi di ciascun Ente che va comunque assicurato.

Un’ultima amara considerazione: 60 anni dopo la nascita della Costituzione italiana, anche il dettato dell’ art. 39 (che testualmente recita: “l’organizzazione sindacale è libera”) appare oggi inutile e superato.

Una delle tante chimere a cui nessuno fa più caso. Una di più. 

 

 

Coordinamento Regionale RdB-CUB INPS Lazio