Voucher e decreto dignità
A questo punto penso che il “decreto dignità” dovrebbe almeno cambiare nome perchè i voucher sono una chiara negazione della dignità del lavoratore in quanto negano i dritti salariali e previdenziali previsti dai CCNL e dalle norme di legge.
La proposta di riattivare i voucher per il settori dell’Agricoltura e del Turismo avanzata in questi giorni dal ministro dell’agricoltura Centinaio ha trovato l’appoggio di Di Maio, il quale con la stessa facilità con cui il camaleonte cambia colore, lui cambia le sue roboanti dichiarazioni. Solo qualche giorno fa davanti al pressing leghista il ministro del Lavoro e dello Sviluppo aveva dichiarato a chi voleva reintrodurre i voucher “.. per sfruttare di nuovo la gente, troverà un argine, anzi un muro in cemento armato del Movimento 5 Stelle”. Purtroppo quel muro è durato solo un giorno e poi è caduto rovinosamente. Infatti, non sono nemmeno passate 24 ore che il ministro, intervenendo in Senato ha sostenuto che “..se i voucher devono servire a un settore come l’agricoltura per sopperire a una richiesta di specifiche competenze, o come il turismo, ben vengano.” Ed voilà, dopo aver sostenuto le posizioni più razziste di Salvini ora il M5S sostiene anche la reintroduzione dei voucher eliminati dal governo Gentiloni. A questo punto penso che il “decreto dignità” dovrebbe almeno cambiare nome perchè i voucher sono una chiara negazione della dignità del lavoratore in quanto negano i dritti salariali e previdenziali previsti dai CCNL e dalle norme di legge. Di Maio ed il Governo Conte, fanno finta di non sapere che il massimo dell’abuso dei vecchi voucher si è registrato proprio nei settori dell’agricoltura, del turismo e del commercio, dove i “buoni lavoro” servivano per istituzionalizzare il lavoro nero e sottopagato creando veri e propri eserciti di sfruttati e nuove forme di schiavitù. Di Maio, come tutto il governo del “cambiamento”, dimenticano che in passato alcune grandi catene della della ristorazione e del commercio hanno preso tutti i lavoratori a voucher quando si trattava di aprire nuovi punti di vendita, mentre bar e ristoranti utilizzavano i voucher in sostituzione dei contratti veri. Mentre i dati sulle presenze turistiche sono in costante crescita da anni, la risposta ai problemi del turismo da parte del governo del “cambiamento” si limita alla reintroduzione dei voucher che sono la massima espressione della precarietà e dell’umiliazione a cui sono sottoposti i lavoratori coinvolti. E’ ormai assodato che i voucher servono soltanto alle imprese per ridurre i costi sulla pelle dei lavoratori. Se Di Maio e questo governo vogliono veramente rilanciare l’economia agricola ed il settore turistico devono partire dalla valorizzazione del lavoro e della dignità dei lavoratori stabilendo regole chiare su orario, giorni di riposo, salario, diritti e continuità lavorativa attraverso il diritto di riassunzione per gli stagionali stabilito per legge, potenziare gli ispettori del lavoro e dell’Inps che sono stati collocati in panchina dal governo Gentiloni attraverso l’agenzia unica di vigilanza. In sostanza significa dare concretezza alle promesse fatte in campagna elettorale e scontrasi con i poteri forti anche se questo può causare la crisi di governo e nuove elezioni.
p. USB Trentino
Ezio Casagranda