CONFINDUSTRIA D'ASSALTO: LA GUERRA DEI PADRONI

Comunicato n. 52/11

Nazionale -

 

 

       

Confindustria ha presentato il proprio manifesto per la crescita del Paese e l’uscita dalla crisi. Sono ancora una volta mazzate per i lavoratori dipendenti e per i servizi pubblici. Il manifesto si articola in cinque capitoli:

 

 

 

 

-      PENSIONI - Azzeramento delle pensioni d’anzianità - Applicazione dal 2012 del requisito dei 65 anni di età per la pensione di vecchiaia anche alle  lavoratrici del privato (per il pubblico impiego è già previsto) – Abrogazione dal 2012 di tutti i regimi speciali previsti dall’Inps - Anticipo al 2012 dell’aggancio automatico dell’età di pensionamento all’aumento della speranza di vita;

-      FISCO - Tagli all’Irap (la tassazione che riguarda le imprese) finanziata con una patrimoniale ad aliquota contenuta;

-      DISMISSIONI - Ennesima svendita del patrimonio immobiliare pubblico - Cessione ai privati di tutte le partecipazioni delle aziende pubbliche in società controllate, spalancando la strada alla definitiva privatizzazione dei servizi;

-      LIBERALIZZAZIONI – Pioggia di privatizzazioni e deregolamentazioni;

-      INFRASTRUTTURE – Maggiori stanziamenti pubblici per le infrastrutture (parliamo forse del ponte sullo stretto e della TAV in Val di Susa???) – Proroga degli incentivi per l’energia alternativa – Utilizzo dei fondi Ue e Fas per il Mezzogiorno (per ritrovarci ancora opere incompiute o pseudo-industriali che, incassati i soldi, scappano???).

 

Confindustria avverte l’esecutivo: se non arrivano risposte, via dai tavoli con il governo. Chi invece a quei tavoli vuole continuare a stare, prenotando un posto anche con il futuro governo, è la Cisl, che ne spiega le ragioni con un articolo su “Italia Oggi” del 30 settembre a firma del segretario generale della Funzione Pubblica, Giovanni Faverin, divulgato dalla Cisl Inps con il comunicato N. 27 dello stesso 30 settembre.

 

Ma quali risultati ha prodotto per i lavoratori pubblici la presenza di Cisl e Uil ai tavoli con il governo in questi ultimi quattro anni? Proviamo a fare un elenco:

-      il blocco dei contratti collettivi nazionali per 8 anni - il blocco delle retribuzioni, compresa quella accessoria, per almeno 3 anni;

-      il ritardo dell’uscita dal lavoro, anche per le pensioni d’anzianità - l’aumento dell’età pensionabile, che sarà agganciata all’aspettativa di vita - l’obbligo dei 65 anni di età per la pensione di vecchiaia delle lavoratrici donne;

-      il reitero del blocco delle assunzioni, autorizzate in misura minima e assolutamente insufficiente;

-      la riforma Brunetta, che ha introdotto le fasce di merito, cancellato il diritto alla contrattazione su materie di tutela dei lavoratori, favorito il giro di vite sulla garanzia del lavoro;

-      la decurtazione del salario accessorio nei primi 10 giorni di malattia e l’ampliamento delle fasce di reperibilità;

-      nuove norme che favoriscono la mobilità forzata dei lavoratori tra le amministrazioni pubbliche e all’interno della singola amministrazione.

 

Di fronte alla guerra dichiarata dai padroni contro i lavoratori pubblici e i servizi, Cisl e Uil in questi anni hanno preferito mantenere un profilo basso, scoraggiando qualunque tentativo di opposizione ad una politica d’aggressione verso il mondo del lavoro pubblico, anzi, sono arrivati a marchiare come sovversivi quanti hanno promosso la mobilitazione, le lotte, gli scioperi contro questa devastazione.

 

Oggi continuano a giocare la stessa partita, dovendo tuttavia gestire un malcontento che cresce ogni giorno di più. C’è allora la Uil che convoca lo sciopero dei lavoratori pubblici per il 28 ottobre (ma si farà???), arrivando ben oltre i titoli di coda per apparire credibile e, per di più, con una piattaforma francamente incomprensibile. C’è la Cisl che continua a parlare di mobilitazione (ma voi ne avete vista una vera in questi anni???), annunciando in pompa magna la convocazione di stati generali per il 12 ottobre e una “rivoluzione” dei servizi pubblici che ci fa tremare i polsi, perché si tradurrà in ulteriori privatizzazioni dei servizi, accorpamento di enti e funzioni, scelte utili ad offrire sempre meno garanzie di servizio pubblico e sempre più affari per i privati.

 

Continuiamo a pensare che a quelle due organizzazioni sindacali vada chiesto il conto su quanto è accaduto nel lavoro pubblico e nel Paese negli ultimi quattro anni e sul ruolo che hanno svolto. Nel frattempo noi continuiamo a produrre iniziative di lotta concrete, come i duri presidi di protesta di fronte a Senato e Camera nel corso della votazione dell’ultima manovra economica.

 

SABATO 15 OTTOBRE saremo in piazza a Roma, raccogliendo l’appello degli indignados spagnoli. Quel giorno protesteranno in tutta Europa milioni di cittadini, di precari, di lavoratori dipendenti, di famiglie, per opporsi alla guerra dichiarata dai padroni e sostenuta dai sindacati conniventi.

 

CONTRO L’EUROPA DELLE BANCHE,

DEL PROFITTO, DELLA SPECULAZIONE

 

IL 15 OTTOBRE 2011

TUTTI IN PIAZZA A ROMA