COORDINAMENTO NAZIONALE USB INPS MOZIONE DEL 4 OTTOBRE 2021
COORDINAMENTO NAZIONALE USB INPS MOZIONE DEL 4 OTTOBRE 2021
Il coordinamento nazionale USB Inps, riunito in videoconferenza nei giorni 29/09, 30/09 e 04/10/2021, esprime forte preoccupazione per l’attuale contesto sociopolitico italiano e internazionale. Con l’avvento al potere del governo Draghi si è intensificato l’attacco del padronato e della speculazione finanziaria ai diritti e ai salari della classe lavoratrice. Lo sblocco dei licenziamenti ha già determinato l’apertura di gravissime crisi occupazionali, tra le quali le vertenze ITA (ex Alitalia) e GKN rappresentano solo la punta di un iceberg. La reazione determinata dei lavoratori di queste aziende, con alcuni importanti risultati ottenuti, lancia un segnale di speranza e una chiamata alla lotta e all’unità.
Sul fronte della Pubblica Amministrazione il ministro Brunetta continua la personale crociata contro i dipendenti pubblici e decide di cancellare con un colpo di spugna l’attuale Smart Working, riportando nel giro di poche settimane tutti i lavoratori in presenza, nonostante l’emergenza sanitaria prosegua per il momento fino al 31 dicembre. Si mette così a rischio la salute di lavoratori e cittadini con l’obiettivo dichiarato di far ripartire il commercio legato all’abbigliamento e alla ristorazione (bar e tavole calde intorno agli uffici), non certo per garantire migliori servizi pubblici. Intanto al tavolo Aran per il rinnovo del contratto collettivo 2019-2021, di concerto con il “governo dei migliori” si negano adeguati aumenti stipendiali, necessari a rafforzare le retribuzioni anche per far fronte all’aumento delle bollette energetiche e al conseguente aumento generalizzato del costo della vita.
La gestione dell’emergenza sanitaria continua ad avere più attenzione all’economia che alla salute. Emblematico il caso del cosiddetto green pass, che dal 15 ottobre verrà richiesto per aver accesso alla propria sede di lavoro, sia nel settore pubblico che in quello privato. Il green pass non è una misura sanitaria e non è idoneo a garantire condizioni di lavoro sicure, dal momento che la vaccinazione non esclude, pur riducendola, la possibilità di essere contagiati e contagiare. L’introduzione del green pass abbinata al rientro generalizzato e obbligatorio in presenza configura un vero attentato alla salute pubblica, anche considerando il prevedibile allentamento delle misure di protezione sui posti di lavoro (distanziamento e mascherine), conseguente alla falsa sicurezza data dalla vaccinazione e dalla propensione dei datori di lavoro a risparmiare sulla sicurezza.
Né va sottovalutato il profilo di discriminazione verso i lavoratori non vaccinati che, permanendo la volontarietà della vaccinazione, non hanno violato alcuna legge. Il posto di lavoro non è un cinema o uno stadio e lo stipendio è il mezzo di sostentamento per sé stessi e per la propria famiglia. Non è accettabile l’introduzione di un obbligo surrettizio con una misura che di sanitario non ha nulla.
USB si è schierata da subito a favore della campagna vaccinale e ha manifestato per chiedere la moratoria dei brevetti e il riconoscimento del vaccino come bene comune e diritto per tutta l’umanità. Ad oggi il vaccino è lo strumento principale e più efficace - anche se non l’unico - di salute pubblica che la scienza mette a disposizione per il contrasto dell’epidemia. Non è però accettabile che la campagna vaccinale sia piegata e strumentalizzata agli interessi delle multinazionali del farmaco e di Confindustria.
Si riesamini la sciagurata decisione del rientro generalizzato in presenza e ci si preoccupi di garantire la salute e la sicurezza di cittadini e utenti, a partire dalla fondamentale e finora colpevolmente trascurata azione di tracciamento dei contagi. Se si vuole contrastare la diffusione del virus si mettano a disposizione di tutti i lavoratori tamponi gratuiti e si proceda ad un tracciamento dei casi di positività.
All’INPS, USB esigerà il puntuale rispetto dei protocolli di sicurezza sottoscritti a giugno 2020 e che peraltro dovrebbero essere aggiornati nell’eventualità che si proceda ad un rientro generalizzato in presenza dal prossimo 15 ottobre. Ad ogni violazione, in qualsiasi sede, USB chiederà agli RLS, ai propri delegati e, dove presenti, ai comitati anticovid di intervenire e se necessario ricorrere alle autorità competenti.
Continuando a trattare questioni interne all’Istituto, USB Inps conferma la netta opposizione alla riorganizzazione in corso, il cosiddetto Reassessment, che sta già producendo confusione e danni sui quali siamo stati facili profeti. L’Amministrazione continua a difendere un progetto nato fallimentare, alimentando una narrazione fondata sulla reportistica di alcuni dirigenti e responsabili di posizione organizzativa pronti ad attaccare l’asino dove vuole il padrone. La scelta di tempo per l’estensione della riorganizzazione a tutte le sedi è stata infelice, così come il periodo scelto per la sperimentazione, nel pieno dell’emergenza sanitaria.
Oggi anche i sindacati che hanno avallato il Reassessment con la firma del contratto integrativo 2020-2021 cercano di prendere le distanze dal progetto organizzativo o, almeno, di ritardarne l’estensione a tutte le sedi. È risibile il tentativo d’intestarsi il riconoscimento del TEP al personale assunto nel 2019, quando con il contratto integrativo Inps è stata accettata l’introduzione delle “pagelline” che risulteranno un elemento di divisione tra i lavoratori, non a caso proposto dall’Aran all’interno del CCNL in discussione come unico criterio per le progressioni economiche all’interno delle aree. La delegazione trattante USB all’Aran ha respinto la proposta che, se dovesse passare, aumenterebbe il livello di subalternità dei lavoratori delle aree ai dirigenti e ai funzionari titolari d’incarico.
Il contesto in cui ci troviamo ad agire è complesso e difficile ma le lavoratrici e i lavoratori possono e devono fare la loro parte opponendosi a questa offensiva su più fronti, rilanciando le battaglie per l’estensione dei diritti. Il futuro non è ancora scritto.
USB Inps sostiene e fa proprie le iniziative di USB Pubblico Impiego e di USB Confederale.
Giovedì 7 ottobre i lavoratori delle Funzioni Centrali manifesteranno contro il rientro generalizzato in presenza in ufficio a partire dal 15 ottobre, chiedendo il mantenimento dello Smart Working emergenziale fino al termine dell’emergenza sanitaria, tamponi gratuiti per tutti, adeguate misure di sicurezza negli uffici. Si terranno presidi in molte città, a Roma le lavoratrici e i lavoratori si riuniranno davanti alla sede dell’Aran per chiedere un buon contratto 2019-2021, che rafforzi le retribuzioni, disciplini contrattualmente il lavoro agile e garantisca il diritto alla carriera a tutti, a partire da una soluzione per il mansionismo. La giornata di protesta sarà seguita con una diretta online dalle 10:30 alle 13:00 sulla pagina Facebook della USB Pubblico Impiego e sul canale YouTube della USB. È stata indetta l’assemblea esterna giornaliera aperta a tutti i lavoratori.
Lunedì 11 ottobre USB ha indetto lo sciopero generale di tutte le categorie pubbliche e private, unitariamente con molte sigle del sindacalismo di base, a contrasto delle politiche neoliberiste del governo Draghi e a sostegno di un’ampia piattaforma rivendicativa. Tra i punti qualificanti: la dignità e la sicurezza del lavoro, la lotta alla precarietà e alla disoccupazione, un piano straordinario di assunzioni nella pubblica amministrazione per il rilancio dei servizi pubblici che interessi tutti i settori, a partire dalla Sanità e dalla Scuola. Per l’Inps USB chiede 8.000 nuove assunzioni entro il 2023.
Uniamo le lotte, riempiamo le piazze,
difendiamo i nostri diritti e la nostra dignità.
Roma, 4 ottobre 2021 USB INPS PI