DAL COLLABORAZIONISMO ALLA COMPARTECIPAZIONE
Comunicato n. 24/11
L’obiettivo delle “Linee guida front-office” era inizialmente quello di uniformare, per quanto possibile, le situazioni oggettivamente diverse presenti nell’ambito regionale e, senza tener conto di evidenti carenze (quali organico, formazione e supporto informatico), di andare avanti per tentativi nella sperimentazione di questa presunta riorganizzazione.
La stessa direzione regionale aveva più volte chiarito che si trattava solo di un “canovaccio” da verificare sede per sede, un documento insomma senza troppe pretese per arginare in qualche modo l’afflusso di utenti inferociti allo sportello, provocato proprio da una riorganizzazione fallimentare.
La successiva sottoscrizione di un “verbalino” non richiesto e la voglia di alcuni dirigenti di mettersi subito in mostra hanno scatenato il caos cui assistiamo da un paio di settimane a questa parte, con il tourbillon delle convocazioni (negli stessi giorni, alle stesse ore e perfino in concomitanza di uno sciopero generale regolarmente indetto da tempo) per semplici chiacchierate o ulteriori ratifiche. Le frenetiche richieste di nuovi verbali, da sottoscrivere in loco, inerenti accordi peraltro inesistenti hanno tuttavia segnato la svolta svelando la precisa volontà confederale di passare dal semplice collaborazionismo alla compartecipazione. Tutto, pur di vedersi riconosciuto un ruolo nell’opera di smantellamento in atto del nostro Istituto alla quale nessuno sembra voler rinunciare, tra programmati contact center regionali di vario livello e la paventata Agenda appuntamenti.
Nessuna contropartita per il personale ormai più che comprensibilmente stanco e disamorato. Con buona pace per la fantasiosa comunicazione bi-direzionale... Ed è proprio per questo motivo che, su tutti i tavoli ai quali è stata convocata, la USB ha chiesto con determinazione le seguenti 3 cose:
· la verifica dei carichi di lavoro (raddoppiati, se non triplicati)
· un trattamento univoco tra le sedi
· l’attestazione delle competenze per tutto il personale delle aree A e B.
Non bastano, a questo punto, i dati decisamente incomprensibili che sono stati forniti in occasione del recente Osservatorio sull’andamento della produttività al tavolo nazionale, giusto per chetare gli animi con improbabili rassicurazioni. Dati incompleti, perché manca tutta quella parte legata alla qualità dei servizi e soprattutto perché mancano gli indicatori di produttività, che l’amministrazione continua a variare a proprio piacimento per raggiungere la difficile quadratura del cerchio. Dati comunque definiti “non preoccupanti” e che tuttavia suscitano dubbi e perplessità: com’è possibile, infatti, che ci sia stato complessivamente un recupero in molte regioni (come il Lazio) tra il 31 marzo e il 31 maggio, pur avendo 1.240 interinali in meno e senza contare i circa 1.810 pensionamenti?
In particolare, dalla tabella di sintesi consegnata la scorsa settimana alle OO.SS. risulta che la produttività in 7 regioni (un terzo) è comunque in negativo, sono ben 12 le regioni che hanno un minor pervenuto rispetto allo scorso anno (?) e 14 regioni (due terzi) sulla produzione lorda risultano ancora in rosso. E allora? Non a caso, l’Osservatorio è stato convocato per la terza volta in quindici giorni per opportuni chiarimenti. Ma per favore BASTA con queste prese per i fondelli.