Decreto dignità: la lotta diclasse dei padroni
Sulle delocalizzazioni il decreto fa molto fumo ma non vedo arrosto. Infatti al di la di quanto scritto il legislatore ci nasconde con quali strumenti lo Stato “farà pagare” imprese che chiudono e se ne vanno. Infatti puoi anche scrivere sulla carta penali superiori, ma se non prevedi il sequestro degli impianti e la continuazione della produzione (di fatto, la nazionalizzazione della fabbrica) stai sprecando fiato in minacce a vuoto.
I padroni fanno la lotta di classe? La risposta è ovvia, basta guardare ai pesanti attacchi che i rappresentanti del padronato (confindustria, confcommercio, artigiani, ecc) stanno facendo al decreto dignità per averne conferma. Vergognose sono le critiche che vengono da quanti – Pd e soci – sono stati gli artefici della distruzione del diritto al lavoro ed hanno creato questa situazione di precarietà. I dati ci dicono che i contratti a tempo indeterminato sono solo l’1% di tutti gli assunti e quindi questa precarietà non ha creato lavoro di qualità ma solo precarizzato quote di lavoro che prima erano stabili. Confindustria dice che se poni limiti ai contratti a termine l’azienda non assume. Una strana teoria che fa a pugni con la realtà. Chiedo ma le imprese assumono per filantropia o perché hanno bisogno di produrre?? Se assumono perché hanno bisogno di produrre, il lavoro del mancato contratto a temine chi lo farà ? Forse il padrone? Non prendiamoci in giro e smettiamola con queste narrazioni che la realtà si è incaricare si smentire in quanto i dati dimostrano che maggiore precarietà, il jobs act ecc., oltre a far aumentare l’insicurezza sociale, non hanno creato occupazione ma solo contribuito a ridurre i salari reali, l’occupazione di qualità e la produttività media. Mi meraviglio che giornalisti ed economisti non vedano queste contraddizioni e continuino a dare sostegno a questa falsa narrazione. Confcommercio usa la scusa del lavoro stagionale nel turismo per attaccare il decreto dignità sostenendo che la stagionalità impedisce di assumere a tempo indeterminato. Anche in questo caso la narrazione è faziosa. E’ possibile dare certezze e sicurezza anche questi lavoratori. Basta fare contratti territoriali che stabiliscano il diritto di riassunzione ai lavoratori stagionali riconoscendo loro anche l’anzianità di servizio e trasformare il lavoro straordinario in recupero dei periodi morti. Quindi il decreto dignità con i suoi limiti – sono molti rispetto a quanto sostenuto in campagna elettorale – incentiva questa strada che permette di coniugare garanzie occupazionali e salariali dei lavoratori con il mantenimento delle professionalità nel settore. Per questo le critiche di confindustria e confcommercio sono ideologiche e dimostrano che, per loro, vale solo il massimo profitto mentre dignità e diritto del lavoro sono solo orpelli da cui lo Stato dovrebbe liberare le imprese per dare loro libero arbitrio per introdurre nuove forme di schiavismo in Italia. USB Trentino ritine il decreto dignità un piccolissimo passo verso una riduzione dell’arbitrio del padrone in azienda permesso dalle scelte del governo Renzi e da quelli che lo hanno preceduto. Non possiamo però condividere le dichiarazioni trionfalistiche di Di Maio quando sostiene che è la “Waterloo del job act e della precarietà.” Con questo decreto rimane invariato sia l’impianto che la struttura colturale del jobs act. Infatti il decreto non prevede il reintegro – come ai tempi dell’articolo 18 – ma solo di far pagare di più il licenziamento illegittimo. Di conseguenze il decreto ribadisce, come il jobs act, che il lavoro non è un diritto costituzionale (quindi il lavoratore non può essere licenziato senza giusta causa) ma una merce il cui valore è determinato non dal mercato ma dal governo. Sulle delocalizzazioni il decreto fa molto fumo ma non vedo arrosto. Infatti al di la di quanto scritto il legislatore ci nasconde con quali strumenti lo Stato “farà pagare” imprese che chiudono e se ne vanno. Infatti puoi anche scrivere sulla carta penali superiori, ma se non prevedi il sequestro degli impianti e la continuazione della produzione (di fatto, la nazionalizzazione della fabbrica) stai sprecando fiato in minacce a vuoto. Infine va rilevato come Salvini abbia già preso le distanze dalle uniche novità parzialmente positive del decreto: la regolamentazione della causali e della durata dei contratti a termine dimostrando, in materia di politica economica, piena obbedienza ai dettati di Confindustria e della Troika europea.
Ezio Casagranda
USB Trentino